A guardarla così, con i numeri del valore prodotto, l'agricoltura italiana sembra in buona salute. Il 2012, infatti, si è chiuso con un incremento dell'1,8% rispetto all'anno precedente, a dispetto di crisi, terremoti e maltempo. Ma è vero il contrario. Perché l'aumento registrato in termini di valore è figlio dell'aumento dei prezzi, non delle produzioni che al contrario sono calate. E' questo uno degli elementi emersi dalla presentazione del rapporto agroalimentare 2012 della regione Emilia Romagna, presentato a Bologna il 27 maggio. Che l'agricoltura italiana sia in difficoltà lo dice un altro elemento emerso da questo rapporto nel confronto dei numeri della nostra agricoltura con quella degli altri paesi europei. Mentre nella Ue la crescita media dei redditi agricoli è stata nel 2012 del più uno percento (con punte a due cifre in Francia o Germania), in Italia il reddito agricolo si è fermato ad un modesto +0,3%. Particolarmente dolenti le note che riguardano gli allevamenti, i più penalizzati in questa difficile congiuntura, con una flessione significativa in valore (meno 7%), sebbene le quantità mostrino un contenuto aumento.
Le iniziative
In controtendenza l'Emilia Romagna la cui agricoltura è stata capace di segnare lo scorso anno un ulteriore incremento della produzione lorda vendibile (+3,4%), anche se l'andamento dei redditi agricoli non è stato altrettanto positivo a causa degli aumenti dei costi di produzione. Un risultato conseguito nonostante le terribili conseguenze del terremoto del maggio 2012 e grazie all'attuazione di efficaci politiche di sostegno del settore. Le ha ricordate l'assessore regionale all'Agricoltura, Tiberio Rabboni. Fra queste gli interventi mirati al settore lattiero caseario con un bando che ha previsto una spesa di venti milioni di euro e ha ricevuto richieste per 67 milioni. Analoga situazione per il settore della trasformazione, con un bando per venti milioni e richieste per un totale di 50 milioni. Si è pensato anche al vino (con 4,3 milioni di euro) e agli invasi irrigui (7,6 milioni di euro). Tutti bandi ormai in fase di chiusura, ha ricordato l'Assessore, ma si conta di trovare una soluzione per rispondere a tutte le richieste.
Il terremoto
Un capitolo a parte merita il tema delle conseguenze per l'agricoltura del terremoto e gli interventi sin qui realizzati per recuperare alla produttività le aziende colpite. Rabboni ha voluto ricordare due importanti novità a questo proposito. La prima riguarda la decadenza dei vincoli architettonici per i fabbricati che hanno subito danni per un complessivo 50%. In precedenza questa deroga era limitata ai soli fabbricati completamente distrutti. La seconda linea di azione è relativa alle linee guida regionali in materia urbanistica per la ricostruzione degli edifici. Il meccanismo è operativo e prevede la totale copertura delle spese. Complessivamente, ha ricordato Rabboni, la Regione è riuscita a mettere a disposizione per il settore agroalimentare 133 milioni di euro, 65 dei quali destinati alle aree colpite dal terremoto dello scorso anno.
Parola d'ordine, aggregare
Un altro fronte di impegno per le politiche agricole regionali riguarda l'organizzazione delle filiere produttive, tutte rappresentate in occasione della presentazione del rapporto, da quella ormai consolidata del Parmigiano Reggiano a quella del Gran suino padano, che in questi giorni muove i primi passi. C'è bisogno di fare squadra per aprirsi ai nuovi mercati e favorire le esportazioni. Dolenti a questo proposito i numeri della bilancia commerciale regionale. Nel 2012 il saldo fra importazioni ed esportazioni è peggiorato raggiungendo quota meno 1,27 miliardi, contro gli 1,16 miliardi dell'anno precedente e i meno 760 milioni del 2010. Una situazione che non trova riscontro sul piano nazionale, dove il saldo per il settore agroalimentare ha fatto segnare progressi (+4,5% per l'export e -2,6% per l'import). Produttori meglio organizzati sono la chiave per aggredire i mercati esteri e in questo senso l'Emilia Romagna si è fortemente impegnata. Ne è testimonianza il supporto alla costituzione delle OP che in Regione sono 21 e che riuniscono circa 24500 soci. Altro capitolo è quello delle Organizzazioni Interprofessionali che vede la presenza dell'OI Distretto del pomodoro da industria del Nord Italia e il recente riconoscimento come OI dell'associazione Gran suino padano. Sulla via dell'interprofessione c'è poi il settore della pera, che in Emilia Romagna vede concentrarsi una fetta rilevante della produzione italiana. Quello della aggregazione dei produttori agricoli e della loro organizzazione è la strada obbligata non solo per rispondere alle nuove esigenze del mercato, ma il percorso sul quale costruire la nuova agricoltura che si sta affacciando.
Sostegno ai giovani
Circa 50mila ettari sono condotti da operatori di oltre 60 anni di età. Ci attende un cambiamento generazionale e una nuova fisionomia delle aziende agricole. Vale per l'Emilia Romagna e più in generale per l'Italia. I programmi e i progetti destinati al mondo agricolo devono tenerne conto. E con le sue iniziative dedicate ai giovani agricoltori, l'Emilia Romagna sembra aver già intrapreso questa via. Ai giovani, infatti, è dedicato un bando di dieci milioni di euro finalizzato all'aggiornamento per le aziende esistenti e al primo insediamento.