La presidenza danese, a gennaio, si era impegnata a lasciare al proprio successore (Cipro, da luglio) una bozza di rapporto con i primi progressi sulla riforma della Politica agricola comune (Pac). Ma oggi, a metà semestre, le negoziazioni sembrano a un punto morto, e il ritardo nella definizione del prossimo budget comunitario fa temere conseguenze anche in ambito agricolo.

 

"No money, no vote"

Le modifiche alla Pac sono state pensate per entrare in vigore nel 2014, ma il processo di discussione è stato notevolmente rallentato dai tentennamenti dei governi in un altro negoziato parallelo, quello sulle risorse finanziarie per il periodo 2014-2020.
In un periodo in cui a livello nazionale si è dovuta 'stringere la cinghia', le trattative sul bilancio pluriennale europeo sono risultate più delicate del previsto e si stanno svolgendo al rallenty. Con conseguenze prevedibili su altri dossier caldi.

Prendere decisioni sull’agricoltura del futuro senza sapere quanti soldi finanzieranno questa politica, infatti, sembra insensato: ecco perché la Commissione Agricoltura del Parlamento europeo (Comagri) ha adottato lo slogan ”no money, no vote”: fino a quando non saranno definite le voci di bilancio, non si procederà a chiudere il dossier di riforma Pac.
Avanti, dunque, con le discussioni, (il Parlamento vuole presentare le proprie proposte a giugno), ma il voto resta in stand-by.

 

“2014? Data irrealistica”

Questo rallentamento sta facendo emergere dubbi su uno svolgimento del processo corretto e puntuale, che permetta l’applicazione della nuova Pac a partire da gennaio 2014.
Si tratta per lo più di impressioni che emergono dagli ambienti vicini al dossier, ma non è mancato chi ha pubblicamente definito il 2014 come “una data irrealistica”. Si tratta del numero due del ministero britannico per l’Agricoltura, Jim Paice, che a margine dell’ultimo Consiglio europeo ha confermato che il posticipo al 2015 poteva essere un’opzione sul tavolo.
La soluzione, d’altronde, farebbe comodo a più di uno Stato membro, con il sostanziale proseguimento delle regole attuali per quanto riguarda i pagamenti diretti agli agricoltori.
Le complicazioni sorgerebbero invece per il secondo pilastro della Pac, ovvero i programmi comunitari per lo Sviluppo rurale, che vengono definiti sull’intero arco dei setti anni, sia concettualmente sia finanziariamente. Lo slittamento della data di inizio per questi programmi di finanziamento di progetti sarebbe particolarmente complicato da gestire dal punto di vista amministrativo.

 

I prossimi passaggi

Al di là delle speculazioni, il problema è concreto: dopo le negoziazioni e i voti per trovare il necessario compromesso tra il Parlamento europeo e il Consiglio, che rappresenta i governi dei 27 Stati membri, ci vuole infatti il tempo perché le agenzie di pagamento e tutti gli attori coinvolti possano mettersi al passo con le nuove regole. Si tratta di almeno 9 mesi necessari a questo passaggio, il che implica una chiusura del dossier al più tardi per il primo trimestre del 2013.
Oggi, a metà del mandato danese che scade a fine giugno, lo stato delle discussioni appare sbilanciato verso i tentativi di semplificare le misure sul tavolo, mentre non sembrano essersi registrati, per il momento, progressi reali sui singoli aspetti in discussione.
A fine aprile (26-27) si svolgerà una due giorni di Consiglio Agricoltura, dove i ministri saranno chiamati a ridare slancio alle trattative, pochi giorni dopo un’altra importante data: il 24 aprile, infatti, i responsabili per il budget discuteranno le voci del bilancio collegate all’ambito agricolo. La direzione politica decisiva sul budget, necessaria a sbloccare tutto il processo, è attesa per il Summit dei capi di Stato e di Governo di fine giugno.