Presentato martedì 31 gennaio presso il Mipaaf, il Rapporto Qualivita Ismea 2011.

Ad emergere è un sistema di qualità dei prodotti “sempre più proiettata verso l’alto”, come ha affermato il ministro Catania poco prima di annunciare la messa in cantiere, nelle prossime settimane, di un disegno di legge diretto ad aumentare ulteriormente la tutela del Made in Italy.

Abbiamo bisogno di norme che garantiscano i consumatori - ha spiegato il ministro - e permettano di rendere più leggibile sulle etichette l’origine dei prodotti”. Ben evidenzia Catania il ruolo di coloro che operano sul territorio per le produzioni di qualità quando invita a “riflettere sull’importanza di realizzare un meccanismo di mercato affinché questi prodotti abbiano una realtà commerciale viva”.

 

I numeri

L’occasione è stata propizia per presentate in anteprima i 14 prodotti riconosciuti con marchio di qualità dall’Unione europea negli ultimi mesi del 2011 che vanno ad aggiungersi alle 239 denominazioni iscritte nel registro comunitario (149 Dop, 88 Igp, 2 Stg) nella cui produzione sono ciunvolte  85 mila aziende.

Tradotto in termini economici, ciò significa 6 miliardi di euro di fatturato alla produzione e quasi 10 al consumo di cui 7,4 sul mercato nazionale.

 

La qualità in tempo di crisi

Pur avendo fatto registrare una flessione nel biennio 2008-09, le produzioni certificate Dop e Igp, hanno goduto nel 2010 di un incremento produttivo di 20 punti percentuali su base annua.

I dati forniti dall'Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, evidenziano come un contributo sostanzioso nella definizione del trend positivo, sia da attribuire al comparto dell'ortofrutta e dei cereali (+46,4%).

Più contenuta la crescita del segmento dei formaggi, degli olii extravergini di oliva e delle carni fresche. La controtendenza per i prodotti a base di carne (-1,7%) potrebbe essere attribuibile alla flessione accusata dai prosciutti di Parma e San Daniele.

Un merito particolare all’aceto balsamico di Modena Igp, la cui produzione nel 2010 è passata da 12,4 a 68,6 milioni di litri.

Dai dati relativi al fatturato complessivo dei singoli prodotti alla produzione, Ismea rileva un forte concentramento in pochi nomi. Nel 2010, le prime dieci denominazioni hanno generato, infatti, oltre l’82% del fatturato complessivo del comparto.

 

Il presente

Nel 2012 il quadro potrebbe deteriorarsi – ha dichiarato il presidente Ismea, Arturo Semerari -, ma riteniamo che soprattutto la componente dell’export che pesa per un terzo circa sulla produzione, possa bilanciare un eventuale rallentamento dei consumi interni”.

Una parte rilevante della crescita del comparto va attribuita al solo allargamento della base produttiva certificata e non a significativi delta di performance delle varie denominazioni – ha osservato il responsabile scientifico del Rapporto Alberto Mattiacci. ll miglioramento delle capacità di mercato dei protagonisti – ha proseguito - appare ancora troppo timido”.

Questa la ragione per cui, secondo Mattiacci, “alla luce delle forti tendenze di rischio e opportunità che lo scenario economico presenta, il comparto deve porsi al vertice dell'agenda dei decisori politici e aziendali”.