"La Coldiretti esprime solidarietà ai tre milioni di agricoltori giapponesi colpiti direttamente o indirettamente da una immane catastrofe". 

E' quanto afferma il presidente della Coldiretti Sergio Marini che esattamente due anni fa ha ospitato Moteki Mamoru, presidente della potente organizzazione agricola giapponese Ja Zanchu al "G8 farmers meeting" promosso a Roma il 19 marzo 2008 dall'organizzazione. 

Il Giappone nonostante la presenza di 3 milioni di agricoltori è, tra i Paese sviluppati, il più dipendente dall'estero da quale importa ben il 60% degli alimenti necessari, secondo i dati della Coldiretti. Dal punto di vista della produzione il riso è il prodotto agricolo maggiormente coltivato in Giappone (valore della produzione pari al 22% del valore totale della produzione agricola giapponese). 

Il Paese del sol levante punta anche ad  un aumento della farina e della soia, la cui autosufficienza è inferiore al 10% anche per la produzione di mangimi per animali, fortemente dipendente dalle importazioni. 

Con l'organizzazione agricola giapponese la Coldiretti ha condiviso nell'ambito del G8 l'obiettivo della sicurezza dell'approvvigionamento alimentare in ogni Paese perché il cibo rappresenta un elemento essenziale per l'umanità e per  tale ragione non dovrebbe essere trattato, nell'ambito di qualsiasi accordo internazionale, come un qualsiasi altro bene. Per quanto riguarda invece i rischi derivanti dal pericolo di contaminazione nucleare per la radioattività, con il crollo in borsa delle società nipponiche quotate che operano nell'alimentare, la Coldiretti afferma che per gli italiani non c'è nessun rischio, "poiché gli arrivi di prodotti agroalimentari dal Giappone sono del tutto marginali per un importo che nel 2010 ha raggiunto solo i 13 milioni di euro, appena lo 0,03% dell'import agroalimentare totale del nostro Paese che nello stesso anno è stato pari a  36.346 milioni". 

"Peraltro le importazioni - sottolinea la Coldiretti - riguardano per ben 3 milioni di euro piante e fiori che non sono destinate a fini alimentari mentre si rilevano arrivi praticamente irrisori, nell'ordine, di semi oleosi, bevande alcoliche, oli vegetali, prodotti dolciari, pesce e thè. Molto più rilevanti sono le spedizioni di prodotti agroalimentari made in Italy nel Paese del sol levante che - continua la Coldiretti - potrebbero essere colpiti dagli effetti della tragedia sull'economia nipponica. A rischio ci sono le esportazioni agroalimentari nazionali che nel 2010 hanno fatto segnare un valore 536 milioni di euro, in aumento del 2% rispetto all'anno precedente".