Le aree rurali generano il 48% del valore aggiunto lordo e il 56% dell'occupazione dell'Ue a 27.

Sono alcuni dei dati contenuti nel Rapporto annuale sullo sviluppo rurale della Commissione europea pubblicato in questi giorni. Operazione sempre più difficile quella di fare il punto sulle misure del secondo pilastro della Pac, vista l'aumentata eterogeneità del panorama in seguito all'allargamento, e l'articolato quadro di strumenti finanziari utilizzato nei diversi paesi.

Il dossier mette in fila le voci di spesa del Feasr, il fondo europeo agricolo di sviluppo rurale.
I 'pagamenti agro ambientali' (23,1%) e la 'modernizzazione delle aziende agricole' (11,1%) hanno la quota più rilevante tra i contributi erogati dal fondo, seguiti dal sostegno alle aree svantaggiate, per le zone montane (6,5%) e per 'altre aree' (7,5%).

Nel documento si evidenzia come la misura sulla 'modernizzazione delle aziende agricole' sia la più rilevante in diciannove Stati su ventisette, seguita dalla misura 123, 'crescita del valore aggiunto dei prodotti agricoli e forestali'.

La Francia si segnala per l'alta percentuale di risorse assegnate all''insediamento di giovani agricoltori'.

Quello del ricambio generazionale si conferma come uno dei tasti dolenti dell'agricoltura europea. Secondo il dossier, nell'Eu a 27 la proporzione tra agricoltori con più di 55 anni e agricoltori con meno di 35 è di nove a uno. In alcuni Paesi, tra cui l'Italia, il rapporto diventa di venti a uno, mentre le agricolture più verdi dal punto di vista anagrafico sono in Polonia, Austria e Germania (tre a uno).

La Penisola, insieme a Portogallo e Bulgaria, detiene anche il primato della 'defogliazione nelle aree forestali nel 2009' ma, insieme alla Spagna, anche quello della 'crescita di superficie forestale', per un aumento stimato, in tutta l'Ue, di circa 300mila ettari l'anno tra il 2005 e il 2010.