L'evento di Bruxelles organizzato dalla Commissione Agricoltura dell'Ue e intitolato "Seminare il futuro dell'agricoltura" è l'occasione per presentare le prospettive del settore a medio termine, tenendo conto dei principali fattori che dovrebbero influenzare il futuro dell'agricoltura dell'Ue fino al 2035: cambiamento climatico, domanda dei consumatori (influenzata da una maggiore coscienza green, una diminuzione dei consumi di carne rossa e rosa, un incremento dei consumi di proteine vegetali, ma anche di frutta) e l'evoluzione della struttura del settore agricolo, con una concentrazione delle aziende e un ricambio generazionale tutt'altro che agevole.

 

Secondo l'Outlook al 2035 della Commissione Ue, la crescita della produttività agricola è messa a dura prova dalle pressioni derivanti dai cambiamenti climatici e dagli impatti sulle principali risorse naturali come l'acqua e il suolo. "Ciò ridurrebbe la crescita dei raccolti e potrebbe portare a uno spostamento delle zone agroclimatiche verso Nord, influenzando anche i modelli di coltivazione" si legge nel report. "D'altro canto, l'aumento delle dimensioni delle aziende agricole ha favorito la crescita della produttività".

 

L'Unione Europea "continuerà a essere un esportatore netto e quindi a contribuire alla sicurezza alimentare globale", con un aumento dei livelli di produttività negli Stati membri che hanno aderito all'Ue dopo il 2004 rispetto agli altri, anche se è destinato a persistere un divario.

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Pac, fondamentale per sostenibilità e competitività

La Politica Agricola Comune (Pac) resterà un sostegno insostituibile e fondamentale per accompagnare gli agricoltori verso modelli produttivi "più sostenibili, per diventare più resilienti e più competitivi e per adempiere contemporaneamente alle loro funzioni di produttori alimentari e amministratori delle risorse naturali e del territorio. Oltre alla Pac, il sistema commerciale regolamentato e l'innovazione (compresa la digitalizzazione, l'automazione, la selezione animale e vegetale) sono altri fattori che potrebbero aiutare con successo gli agricoltori dell'Ue ad adattarsi alle nuove condizioni di mercato e a far fronte all'evoluzione delle richieste della società e dei consumatori".

 

Inflazione giù

Lo scenario di base ipotizzato nell'Outlook presuppone un tasso di crescita economica globale medio annuo del 2,5% entro il 2035, con l'inflazione media annua dell'Ue che tornerà al 2% dopo il 2024. Il prezzo del petrolio Brent è stato indicato "pari a 102 dollari al barile nel 2035", mentre è stata stimata una crescita della popolazione mondiale più lenta, pari allo 0,8% annuo.

 

Si prevede che la quantità di terreni agricoli e forestali dell'Ue rimarrà invariata da qui al 2035.

 

Seminativi: meno cereali e più proteine vegetali

Nell'ambito dei seminativi, si prevede uno spostamento dell'uso del suolo dai cereali alla soia e ai legumi. Ciò è dovuto alle aspettative di una minore domanda di cereali per l'alimentazione animale e agli incentivi politici a sostegno dell'aumento delle proteine vegetali.

 

"Si prevede che le rese di cereali e semi oleosi rimarranno stabili nonostante i cambiamenti climatici e i vincoli sulla disponibilità e l'accessibilità economica di alcuni input agricoli (ad esempio prodotti fitosanitari), grazie a sviluppi positivi applicabili in breve tempo, come l'agricoltura di precisione, una maggiore rotazione delle colture e un miglioramento della salute del suolo". I miglioramenti tecnologici, inoltre, potrebbero a lungo termine influire positivamente sull'agricoltura europea.

 

La produzione di cereali continuerà ad essere trainata dal frumento e dal mais, mentre la produzione di legumi e semi di soia aumenterà, sostenuta dalle politiche comunitarie che favoriscono le colture proteiche, la rotazione delle colture e il crescente fabbisogno di proteine vegetali. Le importazioni di semi oleosi e colture proteiche dovrebbero, pertanto, diminuire.

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Minore domanda di mangimi

In calo anche la domanda di mangimi, a causa della riduzione della produzione di carne suina e bovina nell'Ue e al calo della mandria da latte. Anche lo spostamento verso sistemi di produzione più basati sull'erba (estensivi) e verso rapporti di conversione dei mangimi più efficienti (che probabilmente saranno migliorati attraverso la genetica e sistemi di alimentazione più mirati) favoriranno una minore richiesta da parte del sistema allevatoriale.

 

Stop olio di palma, più olio di colza

L'uso di oli vegetali potrebbe diminuire a causa di una riduzione della domanda di biocarburanti, con un previsto ulteriore allontanamento dall'olio di palma, a vantaggio dell'olio di colza.

 

Meno zucchero

Un progressivo slittamento della dieta alimentare verso modelli con un minore apporto di zucchero dovrebbe portare lentamente a una diminuzione della produzione di barbabietola da zucchero, con l'Ue che "continuerà a essere un importatore netto di zucchero", anche se "è probabile che la sua dipendenza dalle importazioni diminuisca".

 

Meno latte, più formaggi, burro stabile

La produttività del latte nell'Ue dovrebbe continuare ad aumentare nei prossimi anni, anche se a un ritmo più lento rispetto al passato, con elevati standard di qualità e sostenibilità che genereranno più valore aggiunto nel settore.

 

E se "la produzione di latte nell'Ue potrebbe diminuire leggermente entro il 2035, si prevede che la produzione di alcuni prodotti lattiero caseari continuerà a crescere, come ad esempio formaggio, siero di latte, latte scremato in polvere, anche se ad un ritmo più lento rispetto al passato". È probabile, invece, che la produzione di burro rimanga stabile, mentre "si registrerà un ulteriore calo nella produzione di latte alimentare e di latte intero in polvere".

 

Stabile anche il consumo pro capite di prodotti lattiero caseari, ma i cambiamenti dello stile di vita e le esigenze sanitarie potrebbero aumentare la domanda di prodotti lattiero caseari e alimenti fortificati e funzionali (ad esempio quelli rivolti ad anziani, sportivi, donne incinte). I prezzi del latte crudo nell'Ue dovrebbero collocarsi ben al di sopra dei livelli pre 2022 entro il 2035.

 

Meno carne bovina e suina, più pollame, ovicaprini stabili

Il consumo di carne bovina nell'Ue "continua a essere messo alla prova dai prezzi elevati, dalla salute dei consumatori e dalle preoccupazioni sulla sostenibilità. Si prevede che ciò, combinato con una bassa redditività e un quadro normativo ambientale e climatico più severo, porterà a un ulteriore calo della produzione entro il 2035".

Il calo della produzione nell'Ue potrebbe contribuire a mantenere i prezzi della carne bovina a un livello più elevato rispetto al passato.

 

Il consumo di carne suina si prevede che diminuirà da qui al 2035. È probabile, secondo gli analisti della Commissione Agricoltura della Ue, "che i sistemi di produzione intensiva di carne suina si trovino ad affrontare ulteriori critiche a livello sociale. Si presume che la peste suina africana persisterà nell'Ue, senza che si prevedano focolai importanti o incontrollati".

In flessione l'export di carni suine, per effetto di una ripresa della produzione di carne suina nei Paesi asiatici. È probabile che le importazioni rimangano basse e stabili. I prezzi della carne suina potrebbero rimanere più alti rispetto ai livelli passati a causa dell'aumento dei costi e della riduzione dell'offerta nel vecchio continente.

 

Tra le carni, "il pollame potrebbe continuare a beneficiare di un'immagine relativamente più sana, dell'assenza di vincoli religiosi e di un prezzo più basso. Insieme a ulteriori opportunità di esportazione, ciò spingerebbe la produzione di pollame verso l'alto da qui al 2035, anche se a un tasso di crescita annuale inferiore a quello osservato negli ultimi dieci anni. In futuro, si prevede che l'incidenza dell'influenza aviaria si estenderà a tutto l'anno invece di essere un evento stagionale".

 

Quanto alla produzione europea di carne ovina e caprina si prevede un calo degli allevamenti e, di conseguenza, dei volumi, benché il consumo pro capite dell'Ue dovrebbe rimanere relativamente stabile grazie a modelli di consumo sostenuti legati alla migrazione e alle tradizioni culturali.

 

Olivo e olio, produzione volatile

Bruxelles prevede che l'area di terreno destinata all'olivo per l'olio rimarrà stabile, ma il cambiamento climatico porterà volatilità nelle rese e nella qualità dell'olio. "Questi impatti negativi potrebbero essere ridotti sia dall'introduzione di varietà più resistenti sia dai cambiamenti nei sistemi di produzione (verso quelli più intensivi), insieme alla ricerca e all'innovazione, potrebbero ridurre gli impatti negativi".

 

Si prevede che il consumo continuerà ad aumentare in alcuni Paesi non produttori di olio dell'Ue, a causa della crescente popolarità della dieta mediterranea e delle campagne di sensibilizzazione sulla salute che la promuovono.

 

Giù il consumo di vino

La ridotta disponibilità di prodotti fitosanitari, ulteriori restrizioni all'irrigazione in alcuni Paesi dell'Ue e la volatilità dovuta ai cambiamenti climatici potrebbero ridurre sia la superficie che le rese dei vigneti, portando a minori volumi di produzione. Le esportazioni di vino dell'Ue potrebbero crescere nei prossimi anni, anche se a un ritmo molto inferiore rispetto agli ultimi anni, mentre l'import è destinato a contrarsi ulteriormente.

 

Il clima influisce sulla frutta

La produzione di mele, pesche, nettarine e pomodori dovrà affrontare anche sfide legate a eventi meteorologici estremi, aumento dei costi energetici, limitazioni all'uso di agrofarmaci e epidemie di parassiti. A causa di questi fattori, il settore delle mele potrebbe perdere competitività e ridurre la superficie coltivata, a fronte di un aumento dei consumi come conseguenza positiva delle campagne informative sui benefici della frutta.

 

Si prevede che la produzione europea di pesche e nettarine diminuirà da qui al 2035, poiché anche il consumo sta diminuendo a causa della maggiore concorrenza di altri frutti.

 

I costi energetici rappresentano un ulteriore fattore limitante per lo sviluppo della produzione di pomodoro fresco in alcuni Paesi dell'Ue, come i Paesi Bassi. Tuttavia, nuovi investimenti in Spagna e Portogallo potrebbero portare a rese più elevate di pomodori e a maggiori superfici coltivate a pomodori trasformati.

 

Valore della produzione agricola in aumento

Da qui al 2035 si prevede una tendenza al rialzo del valore complessivo della produzione agricola. Dopo essere scesi dai livelli attualmente elevati, i prezzi dei fattori di produzione potrebbero continuare a crescere a un ritmo più lento, grazie anche all'adozione di pratiche efficienti in termini di costi e da ulteriori incrementi di produttività, sebbene su ritmi inferiori a quelli osservati in passato. Sulla base della differenza tra valore della produzione e variazione dei costi, i margini reddituali dovrebbero crescere in termini nominali, mentre in termini reali la loro evoluzione dipenderà dall'andamento dell'inflazione e dal livello di competitività dell'Ue rispetto ai mercati globali, che potrebbero incidere ulteriormente sull'evoluzione dei prezzi.

 

Meccanizzazione e automazione per produrre di più

Nonostante le limitazioni, ulteriori incrementi di produttività potrebbero essere ottenuti attraverso la meccanizzazione e l'automazione. Si prevede che questi fattori, insieme alla scarsa attrattiva del settore e alla variabilità dei profitti, causeranno un continuo calo della manodopera agricola.