“L’Italia rurale produce un Pil pro capite più alto della media delle regioni rurali dell’Ocse, e da un esame di vari indicatori socio-economici emerge chiaramente che il rurale non è più sinonimo di debolezza, fragilità e povertà. L’Italia rurale è uno dei motori trainanti della grande industria Italia ed è importante che sia i cittadini della Penisola sia i nostri contadini siano fieri delle nostre campagne e dei suoi prodotti”.
Con queste parole il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Luca Zaia commenta i risultati dell’Ocse presentati a Roma al Centro Congressi Frentani.

“Le aree rurali sono sempre state culla di tradizioni e portatrici di un patrimonio di culture e saperi che – spiega il ministro - da secoli si trasmettono di generazione in generazione. Ora a questo coacervo di qualità si unisce anche un dato economico di primaria importanza: l’Ocse infatti rende noto che la diversificazione economica moltiplica le opportunità di impiego nelle aree rurali e che le aree prevalentemente rurali hanno, in media, bassi tassi di disoccupazione, in alcuni casi inferiori a quelli delle aree urbane”.
“E’ dall’inizio del mio mandato - ha continuato Zaia - che sottolineo quanto il mondo rurale italiano sia fatto di talenti, di saperi e di uomini e donne che con le loro conoscenze ed il loro lavoro assicurano che i prodotti del nostro Paese non siano solo sani e sicuri ma anche riconosciuti a livello mondiale come simboli di qualità. Ora abbiamo anche la conferma che tutto ciò si trasforma in un ritorno economico e nella creazione di occupazione”.

“Alla luce di tutto ciò è ovvio che occorre - ha concluso Zaia - continuare ad aiutare, sostenere e incentivare il settore ed è chiaro che per perseguire gli ambiziosi obiettivi che la programmazione nazionale e regionale si è posta per l’agricoltura e le zone rurali è necessario utilizzare tutti gli strumenti di politica disponibili e renderli efficaci. Le politiche di questo governo e del Ministero dell’agricoltura sono proprio lo specchio di questa volontà di ascoltare tutte le parti in causa e di disegnare programmi ed attuare politiche che possano aiutarci a continuare su questa strada". 
 
'Una visione più ampia del rurale - Lezioni dal Rapporto Ocse'. E' stato il tema al centro del seminario organizzato dall'Inea su problematiche e potenzialità della ruralità in Italia nell'ambito dell'Oservatorio delle politiche strutturali.
"Lo studio oggi in discussione - ha detto il presidente dell'Inea, Lino Rava introducendo il convegno - apre una finestra sia di interpretazione, che di approfondimento sulle politiche rurali, soprattutto in vista della loro ridefinizione prevista dal 2013, per la quale sarà determinante aumentare le risorse e gli strumenti disponibili al fine di aiutare concretamente gli agricoltori rendendoli meno vulnerabili in uno scenario globale segnato dalla crisi, che impone nuove sfide. In tale contesto, le politiche di sviluppo rurale possono contribuire a mantenere il presidio delle comunità locali, e la loro capacità a produrre prodotti di qualità". "Questo però, come suggerito nel Rapporto dell'Ocse, richiede una forte attivazione del capitale sociale ed umano. la politica rurale italiana - ha precisato Rava - dovrebbe coinvolgere un numero più elevato di attori locali provenienti da differenti settori dell'economia, della società civil, e dell'ambientalismo. La politica dovrebbe essere pianificata attraverso la collaborazione di tutti i ministeri che si occupano di materie collegate allo sviluppo delle aree rurali".
 
Una raccomandazione su cui si è soffermato anche Giuseppe Nezzo, capo del Dipartimento delle Politiche di sviluppo economico e rurale del Mipaaf: "Nonostante l'Italia rurale produca un Pil pro capite più alto della media delle regioni rurali dell'Ocse, la realtà locale è tuttavia contrassegnata da alcune situazioni più remote". Nezzo ha citato quelle localizzate nelle aree montane e nella Pianura Padana che evidenziano il problema della qualità della vita.
 
L'Ocse sottolinea che le aree rurali affrontano nuovi problemi legati in particolar modo alla sostenibilità dei servizi educativi a causa dello spopolamento ed invecchiamento, solo parzialmente alleviato dall'immigrazione di lavoratori stranieri, e all'inquinamento del suolo e delle acque. Per affrontare tali criticità, Nezzo ha ribadito la necessità di utilizzare tutte le politiche a disposizione. "Faremo tesoro dei suggerimenti - ha concluso - consapevoli del fatto che un obiettivo come questo è realizzabile con un processo di lungo periodo e con una forte volontà di cooperare".