Giappone - Attualità

La disoccupazione fa paura: i giovani giapponesi tornano alla terra

Iniziato il mese scorso come parte del pacchetto di stimolo varato dal Primo Ministro Taro Aso, il programma nasce da due crescenti preoccupazioni che travagliano il Paese del Sol Levante: la difficile condizione in cui si trovano i giovani lavoratori, spesso sottoimpiegati e sottopagati a causa della crisi economica, e quella in cui versano le fattorie, abbandonate nei decenni scorsi quando la scelta vincente era trasferirsi in città per svolgere lavori legati al terziario e all'industria.

"I giovani vogliono un lavoro, i coltivatori hanno bisogno di manodopera extra" riassume Isao Muneta, coordinatore del programma da 13 milioni di dollari.

Anche se lo stesso governo giapponese è ben consapevole che non sarà di certo questa iniziativa a salvare l'economia del Paese, il progetto ha raccolto grande successo (per un posto ad Osaka hanno risposto 1,400 candidati!) e giudizi favorevoli da entrambi le parti coinvolte. Se da una parte i giovani giapponesi, stanchi dei ritmi alienanti delle metropoli e dei lavori che vi si svolgono, hanno trovato nuovi impieghi, dall'altra parte i coltivatori vedono rinnovare le proprie forze e aumentare la produzione delle proprie fattorie.

Fonte: New York Times

 

 

USA - Vivaismo e sementi

Dopo l'uva, anche la prugna sarà "seedless"?

Gli scienziati dell'ARS (Agricoltural Reserach Service) stanno lavorando per determinare i geni che controllano la formazione del nocciolo nelle susine: il primo passo per sviluppare una versione "seedless" di questo frutto.

Gli scienziati hanno scoperto alcuni geni, responsabili della produzione di lignina, sostanza che costituisce il nocciolo, si attivano specificatamente nel tessuto che formerà il nocciolo della susina e non, per esempio, nella buccia o nella polpa. Questi geni cessano la propria attività non appena il nocciolo si indurisce.

Lo scopo dei ricercatori è dunque quello di bloccare l'attività di questi gene, impedendo l'indurimento del nocciolo: si otterrebbe così una susina priva di nocciolo, un prodotto molto interessante per i consumatori.

Fonte: ARS 

 

 

Europa - Biocarburanti

Biocarburanti: una minaccia per la biodiversità europea?

Se da una parte i biocarburanti sono generalmente visti come un possibile mezzo per ridurre le emissioni dannose prodotte dai mezzi di trasporto, dall'altra parte sono ancora in discussione visto il rapporto tra costi e benefici economici e il loro impatto ambientale e sociale. L'Unione Europea promuove la produzione di biocarburanti e ha stabilito che i biocarburanti dovranno ricoprire una quota del  5,75% nei trasporti entro il 2010, e del 10% entro il il 2020.

Al momento, i biocarburanti derivano principalmente da colture utilizzate anche per l'alimentazione umana, come cereali, mais e colza. L'aumento delle quote di biocarburanti potrebbe portare a un'eccessiva espansione di aree coltivate e, dunque, a una crescente pressione sull'ambiente, causando la perdita di habitat e della biodiversità, specialmente in ambienti come foreste, praterie, torbiere e paludi, man mano che sempre più aree vengono convertite a monocolture per la produzione di biocarburanti.

Secondo un team di studiosi provenienti da vari Paesi europei, in termini di perdita di habitat l'ambiente e alcune specifiche specie animali soffrirebbero meno per l'abolizione delle quote dedicate ai biocarburanti rispetto al danno causato dall'aumento di queste quote e quindi all'estensione di superfici coltivate richieste per soddisfarle.

L'alternativa percorribile proposta dagli studiosi euopei sarebbe quella dei biocarburanti di seconda generazione, provenienti da materiali non alimentari ma a base di legno e cellulosa. L'effetto di questa produzione è stimato come meno drastico sulla biodiversità rispetto a quello delle tradizionali colture alimentari.

Fonte: Science Daily

 

Stati Uniti - Zootecnia

Carne migliore per i consumatori grazie al sequenziamento del genoma bovino 

 

Grazie al sequenziamento del genoma bovino, recentemente completato, "si potranno fare grandi progressi nella resistenza alle malattie del bestiame, ma anche per quanto riguarda le caratteristiche della carne" dice la dottoressa Clare Gill, genetista dell'istituto texano AgriLife Research ha ha condotto uno studio approfondito sul genoma bovino. Utilizzando la sequenza completa di un singolo capo Hereford e sequenze di genoma comparativi di altre 6 razze, i ricercatori hanno studiato i cambiamenti nei marcatori conosciuti come SNPs (single nucleotide polymorphisms) che possono aiutare i ricercatori a identificare tratti favorevoli.

Il dottor James Womack ha dichiarato che il progetto "apre la porta a tutti i futuri studi sul bestiame: dall'immunità alle malattie alla possibilità di ottenere carne e latte di migliore qualità, e molto altro ancora". Womack si preoccupa anche di precisare che quello del team statunitense, per quanto fondamentale, è solo un primo passo ma che "tra dieci anni, il nostro lavoro avrà aperto nuove vie nella ricerca zootenica che non sono mai state frequentate. E' dunque un passo enorme nella ricerca."

Fonte: Science Daily

 

Germania - Vivaismo e sementi

In Germania semaforo verde alla patata OGM

Nonostante le proteste degli ecologisti, il governo tedesco ha dato il via alla sperimentazione in campo della patata geneticamente modificata Amflora, prodotta da BASF. Questa patata "non presenta alcun pericolo per la salute umana e per l'ambiente", ha detto un portavoce del Ministero dell'Agricoltura.

La varietà Amflora è ricca di amilopectina, un componente dell'amido molto utilizzato nell'industria tessile e della carta.

L'autorizzazione europea per l'Amflora deve ancora giungere, e a più riprese BASF ha accusato Bruxelles di bloccare la procedura per ragioni "politiche", tanto che il gruppo tedesco ha sottoposto questo argomento alla Corte europea di giustizia.

Fonte: La France Agricole