Pensare solo al biologico quando si parla di prodotti per il biologico appare sempre più riduttivo. Nelle logiche future, considerando le decimazioni delle frecce chimiche, i prodotti di derivazione naturale si propongono con sempre maggior forza come importanti integrazioni tecniche, anche nei programmi di difesa integrata. Isagro Italia ha voluto condividere questi aspetti con i tecnici di diverse regioni, specialisti su diverse colture. Il palcoscenico per questo incontro è stato l’Hotel Centergross di Bologna. Moderatore: Tiziano Galassi, del Servizio Fitosanitario della Regione Emilia Romagna.
Apre i lavori Franca Reggiori, di Isagro Ricerche, riassumendo le caratteristiche e le modalità d’impiego di Remedier, mix di Trichoderma harzianum e viride: in polvere bagnabile, contiene il 4% di spore. Si consiglia innanzitutto di immergere il prodotto in una modesta quantità d’acqua circa 24h prima del trattamento. Ciò permette di sviluppare il micelio, che è la parte attiva del prodotto. Remedier forma una barriera preventiva intorno alla radice: trattando quando la patologia è già insediata, quindi, l’applicazione è del tutto inutile. Ideale applicare circa 7 giorni prima e il giorno stesso della semina o del trapianto. I primo trattamento permette di colonizzare il terreno, il secondo colonizza invece l’apparato radicale. Se le piantine vengono preparate in vivaio, è consigliabile immergere le radici in una soluzione trattata riducendo il trattamento in campo al momento del trapianto. Il terreno è bene sia mantenuto umido, per facilitare la diffusione e la sopravvivenza di spore e micelio. Le dosi di applicazione sono 2,5 kg/ha. Meglio non effettuare miscele in botte, ricorda la Reggiori, per via di possibili incompatibilità tra coformulati. Remedier è attivo su Phytophtora (capisci e fragarie), Verticillium dahliae, Sclerotinia sclerotium.
La giornata prosegue con la presentazione di numerosi lavori sperimentali, svolti tra il 2005 e il 2008. Le colture sulle quali sono state effettuate le prove sono fra le più importanti del panorama ortofloricolo italiano, quali gerbera, lavanda, ranuncolo, peperone, melanzana, finocchio, radicchio, fragola (in etichetta entro qualche mese). Il testimone viene quindi raccolto da Roberto Rocchetti (Oasi – Società Agricola Consortile), le cui prove sono state incentrate invece sulle colture tipiche della 4a gamma. Su Lattughino verde (contro Sclerotinia) i migliori risultati si sono ottenuti con un programma misto Remedier – partner chimico, mentre i programmi basati sul solo chimico (iprodione e pencicuron) non hanno dato risultati soddisfacenti. Su valerianella i partners sono stati invece boscalid e pyraclostrobin: in questo caso la tesi Remedier e quella “chimica” hanno dato ottimi risultati, mentre l’integrato ha dato risultati inferiori.
Sergio Gengotti (ASTRA – Innovazione e Sviluppo) ha invece testato Remedier su lattuga in pieno campo. Sempre su Sclerotinia. A confronto ancora Remedier utilizzato da solo oppure integrato da boscalid e pyraclostrobin. Nel 2007 le tesi non hanno mostrato differenze statistiche significative, mentre il testimone era pressoché distrutto. Nel 2008 le differenze sono state più marcate, ma la tesi integrata ha fornito efficacia a ridosso del solo programma basato sul chimico.
Spostandoci verso sud, si passa alle prove svolte da Antonio Guario del Servizio Fitosanitario della Regione Puglia. La presenza della sostanza organica – secondo Guario – favorisce lo sviluppo dei microrganismi e quindi la loro efficacia, una situazione che però si presenta raramente al sud. Come standard chimici sono stati utilizzati cyprodinil + fludioxinil e Iprodione. Ad alcune tesi è stato aggiunto anche un integratore: Physiophyt (a base di ossido di calcio, triossido di zolfo e aminoacidi). Questo pare migliorare l’insediamento del fungo sulle radici. L’applicazione è stata effettuata tramite fertirrigazione, che può anche economizzare il costo del trattamento.
Su lattuga si sono avuti inizialmente risultati negativi con Remedier, ma a causa della scarsa presenza di S.O. Iniziando a lavorare con il coadiuvante si è migliorata ampiamente l’efficacia delle applicazioni di Remedier, il quale ha fornito risultati equivalenti al chimico. A Salerno, in buona presenza di S.O. (2,8%), si è provata l’immersione delle piantine verso le tesi a doppio trattamento di Remedier. Lo standard chimico era in questo caso il Tolchlofos methyl. Il bagno sembra però non aver portato vantaggi significativi. Le altre due tesi invece sono state comparabili per efficacia. Ancora, nel foggiano (1,8% di S.O.), hanno contribuito positivamente le azioni preventive, come la solarizzazione e la triturazione e l’allontanamento dei residui colturali.
Patrizia Martini (Istituto Regionale Floricoltura di S.Remo) volta a questo punto pagina e introduce la sperimentazione di Remedier sulle colture floricole: il ranuncolo è spesso afflitto da Pythium selvaticum, favorito da terreni asfittici o troppo azotati. Gli autunni caldi e umidi favoriscono ulteriormente il patogeno. Propamocarb, Metalaxyl e azoxystrobin sono stati i prodotti di comparazione a Remedier, applicati sia in concia che in pieno campo. Poco sembrano funzionare in concia, meglio invece con applicazioni dirette. Remedier, anche in questo caso, ha dato risultati buoni, in linea con le migliori linee chimiche. Tra le osservazioni effettuate, si è notato un maggior sviluppo dell’apparato radicale nelle tesi Remedier. Su Gerbera (Phytophtora cryptogea) le prove sono state effettuate in bancale in serra. Come optimum, la tesi kiralaxyl seguito a 7gg da Remedier ha dato risultati perfetti.
Anche su lavanda in vaso si sono prodotte prove (Carlo Parodi di Agrigauna – Albenga). Si lamenta per questa coltura la scarsità di prodotti efficaci su Phytophora. Nel confronto, Remedier (2 applicazioni) ha dato risultati simili al kiralaxyl, con efficacia prossima all’80%. Su garofano e calendula (sempre su Pythium) ha fornito risultati analoghi, con percentuali di efficacia prossimi a quelli di kiralaxyl. In più, analogamente a quanto osservato su ranuncolo, si è notato un maggior sviluppo dell’apparato radicale. Altre prove su basilico (Rhyzoctonia) hanno confermato la mancanza di significative differenze verso lo standard chimico (tolchlofos methyle).
Al termine della condivisione dei risultati delle prove sperimentali, Claudio Aloi (Isagro Ricerche) ha approfondito il tema della composizione di Remedier La selezione dei ceppi è stata effetuata in funzione dell’attività antagonista, ma anche dell’adattabilità all’ambiente e alla rizosfera. Il T. harzianum è più termofilo, quindi in miscela con T. viride amplia la forbice teermica di adattabilità. Il primo germina a +15 °C, il secondo a +10 °C. Remedier è compatibile con azoxistrobin, rameici, kiralaxil, tolclofos e iprodione (non perfettamente) e pencycuron, Anche su rucola e pomodoro le radici si sono mostrate sempre più sviluppate rispetto alle tesi di confronto, fatto che si ripercuote anche sulla salute della parte epigea. Su Fusariosi del pomodoro è invece nota dolente, data la virulenza del patogeno.
Giunto il proprio turno, Sara Lodini (Regulatory Isagro spa) riassume gli aspetti normativi: la registrazione è stata molto veloce (dicembre 2004 – marzo 2006). Isagro ha difeso il prodotto nel processo di revisione europea, ed ora è incluso in Annex I. Un report conclusivo è atteso entro il dicembre 2010 (EFSA). Ad un’analisi più attenta, si è scoperto che il Thricoderma viride è in realtà un T. gamsii (ICC 080). Idem come sopra per l’hartianum, che è in realtà T. apserellum (ICC 012). La nuova etichetta avrà perciò questa variazione di nomi. Inoltre, solo i formulati regolarmente registrati possono riportare la dicitura che ne sottolinea la funzione fitoiatrica e la sicurezza per l’uomo. Isagro, a tal proposito, ha già inviato lettere di diffida a società che commercializzano prodotti che contengono Thricoderma, senza essere adeguatamente registrati.
Paola D’Ilario (AOP Uno Lombardia) condivide gli aspetti, a volte dolenti, dei rapporti con la GDO: i capitolati sono molto restrittivi, ponendo spesso limiti di residui anche di molto inferiori a quelli autorizzati dal ministero. La GDO adotta inoltre criteri di valutazione multiresidui, con limiti cumulativi che complicano la vita dei tecnici in campo. Diminuire i principi attivi, infatti, non implica ridurre i residui. Si auspica perciò che la produzione si possa rifare presto a un unico disciplinare nazionale di produzione integrata, come pure si sollecita una migliore collaborazione con le aziende produttrici di agrofarmaci, anche nell’ottica di monitorare le ricerche finalizzate alle estensioni di etichetta.
Roberto Barbolini (Isagro Italia) apre sul mondo dei fitofagi, ricordando le soluzioni tecniche di Isagro Italia a base di Bacillus thuringiensis Var. kurstaki e aizawei (lepidotteri) e tenebrionis (coloeotteri).
Dipel e Florbac (Siapa), Biobit DF e Xentari (Isagro), sono i prodotti attualmente in commercio. Il processo fermentativo di produzione è ancora svolto negli stabilimenti della Abbot americana, seguendo uno standard qualitativo di livello farmaceutico.
Xentari e Florbac, soprattutto, sono specifici per le colture orticole (nottue). Avvertenza: acidificare la poltiglia se l’acqua ha un pH superiore a 8. La bagnatura deve essere inoltre molto accurata, con volumi di acqua elevati. Come pure è bene trattare nelle ore fresche serali. La tempestività delle applicazioni è fondamentale: agendo per ingestione, i prodotti sono più efficaci sulle larve dei primissimi stadi, in elevata attività trofica.
Sergio Gengotti e Luigi Sannino hanno quindi portato testimonianza sull’attività dei Bacillus di Isagro sui nottuidi. La difficoltà nel loro controllo sta soprattutto nell’estrema polifagia e l’accavallamento delle generazioni. Sviluppano facilmente resistenze e in ambiente protetto sono una perenne spina nel fianco dei produttori. Si deve applicare dalle 3 alle 5 volte, a dosi di 1,5 kg/ha, se si vuole avere un risultato eccellente.
Giovanni Burgio (DISTA – Università di Bologna) porta infine un contributo sulle pratiche di confusione sessuale per il controllo di Spodoptera littoralis su spinacio. Il problema per lo spinacio da industria è la permanenza delle larve nei raccolti. Utilizzata la Ecodian di Isagro e il “filo erogatore”, con feromone specifico per littoralis, exigua o entrambe (Ecodian Combi). I trattamenti sono stati poi effettuati o con dei Bacillus o con Indoxacarb. La soluzione “confusione + Bt” ha dato i risultati migliori senza al contempo generare problematiche sui residui.