Il pieno sviluppo delle potenzialità dei biocombustibili richiede il superamento di limiti ambientali e sociali e la rimozione di barriere commerciali, che ostacolano lo sviluppo di un mercato globale, secondo un rapporto della Global Bioenergy Partnership (Gbep).
Va affrontato con urgenza il conflitto potenziale tra produzione di biocombustibili, protezione dell’ambiente, sviluppo sostenibile e sicurezza alimentare delle popolazioni rurali povere, sostiene il rapporto A Review of the Current State of Bioenergy Development in G8 +5 Countries, presentato a Roma nell’ambito del 20° Congresso mondiale dell’energia (WEC- Roma 2007).
 
“Lo sviluppo delle bioenergie – ha affermato, il presidente della Gbep, l’italiano Corrado Clini, direttore generale del ministero dell’Ambiente nel corso della conferenza di presentazione del rapporto – rappresenta la risposta più immediata e disponibile per rispondere ad almeno cinque questioni importanti: l’aumento record del prezzo del petrolio; l’esigenza da parte dei paesi importatori di ridurre la propria dipendenza da un ristretto numero di paesi esportatori, attraverso la diversificazione delle fonti energetiche e delle aree di approvvigionamento; l’opportunità per le economie emergenti dei paesi tropicali di offrire sul mercato globale dell’energia biocombustibili liquidi economicamente competitivi; il soddisfacimento della crescente domanda di energia nei paesi in via di sviluppo; infine l’impegno a ridurre le emissioni di biossido di carbonio per contribuire alla lotta contro i cambiamenti climatici”.
 
Le previsioni per il futuro
“Le bioenergie – ha aggiunto Clini – sono già un’alternativa concreta ai combustibili fossili e, allo stesso tempo, come dimostra l’esperienza del Brasile, possono essere il motore per lo sviluppo delle aree più povere del pianeta”. Si prevede che le bioenergie saranno in grado di soddisfare il 20% della richiesta mondiale di energia entro il 2030, raggiungendo il 30/40% nel 2060. Stando allo scenario alternativo dell’Agenzia internazionale per l’energia (Iea), il biodiesel e l’etanolo potrebbero coprire il 7% della domanda mondiale di carburanti liquidi nel 2030, fino a raggiungere 36 milioni di tonnellate, con una crescita dei consumi di quattro volte rispetto agli attuali otto milioni. 
“Il bioetanolo da mais, per esempio, ha un’efficienza di riduzione delle emissioni di carbonio attorno al 13% - ha osservato Clini -. Tuttavia, questo non appare sostenibile se confrontato con l’impiego di terreni agricoli per la produzione primaria, il consumo d’acqua e le emissioni di nitrati derivanti dal processo di lavorazione e conversione. Il bioetanolo da mais è attualmente competitivo con un prezzo al barile di oltre 80 dollari. Il bioetanolo da canna da zucchero invece ha un’efficienza di riduzione delle emissioni di carbonio di circa il 90% con un costo competitivo con un prezzo del barile di petrolio a 30 dollari”.
 
Garantire la sicurezza alimentare
Alexander Müller, assistente del direttore generale della Fao, del Dipartimento per la Gestione delle risorse naturali e l'ambiente, ha osservato: “Le bioenergie offrono nuove opportunità di crescita in molte aree rurali dei paesi in via di sviluppo, ma è importante salvaguardare i più vulnerabili. Dobbiamo garantire che il prezzo del cibo non comprometta la sicurezza alimentare delle popolazioni povere. La Global Bioenergy Partnership, in particolare a seguito del rinnovato mandato ricevuto dal Vertice G8 di Heiligendamm del Giugno 2007, si pone l’obiettivo di favorire uno sviluppo sostenibile delle bioenergie”. 
“Il Rapporto – aggiunge Müller – fa il punto sulla produzione di energia da biomasse nei Paesi G8 + 5, mettendo in evidenza i benefici e le sfide di una delle più promettenti fonti di energia alternativa del futuro”.
 Secondo il Rapporto, le bioenergie rappresentano un’opzione già disponibile, in grado di assicurare risposte immediate e sviluppi tecnologici ulteriori in tempi relativamente brevi. Per quanto riguarda la ricerca e lo sviluppo, l’espansione entro i prossimi 10 anni di etanolo e biodiesel di “seconda generazione”, derivati da biomassa cellulosica (lolla di riso, bagassa da canna da zucchero, residui agricoli, rifiuti solidi urbani o dalle alghe), renderà progressivamente disponibili in larghe quantità biocombustibili a elevata compatibilità ambientale. “Questo sviluppo di bioenergie deve essere gestito con cautela e ben coordinato se vogliamo coglierne i vantaggi e superarne gli aspetti controversi”, ha aggiunto Müller.
 
La Partnership mondiale sulle bioenergie
La Global Bionergy Partnership (Gbep) è un’iniziativa internazionale tra governi e istituzioni promossa dai paesi G8 +5 (Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, India, Italia, Messico, Russia, Stati Uniti d'America, Sud Africa) in occasione del Vertice di Gleneagles nel 2005 per “sostenere un più ampio ed efficiente uso delle biomasse e dei biocombustibili, in particolare nei paesi in via di sviluppo, dove l’uso delle biomasse è prevalente”. Il Vertice G8 di Heiligendamm del 2007 ha rinnovato il mandato alla GBEP per "continuare il suo lavoro sui biocarburanti e garantire uno sviluppo sostenibile delle bioenergie". La Partnership è presieduta da Corrado Clini, direttore generale del ministero italiano dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. La Fao ospita il segretariato Gbep con il supporto dell’Italia.