Antefatto: viene pubblicato un articolo in cui si approfondiscono i supposti rapporti fra usi di glifosate e autismo. Il pezzo si basa su fonti americane, accessibili e pubbliche: una riporta gli usi di glifosate in America, Stato per Stato, mentre l'altra riporta l'incidenza dei disturbi dello spettro autistico, sempre in America, sempre Stato per Stato. Ci sono voluti alcuni giorni per trovare e comparare i dati. Poi altro tempo per realizzare testi e grafici di facile comprensione e per redigere un documento scaricabile, utile alla comprensione del tema.

 

Poi l'articolo viene condiviso sui social, Instagram e Facebook, e... apriti cielo! Come si fosse rotta una diga, giungono da ogni dove commentatori dall'indignato all'offensivo, alcuni prontamente cancellati come alternativa a muovere querela. Tutti i commenti avanzavano però argomentazioni dal risibile al falso, accomunati dalla convinzione di avere la verità in tasca. Un atteggiamento purtroppo in voga fra gli utenti nei social network, ove anche i non esperti in materia si sentono legittimati a dire la loro, anche a costo di sostenere stupidaggini sesquipedali

 

Per certi versi, infatti, quando si parla di agrofarmaci in genere e di glifosate in particolare vi sono ormai significative sovrapposizioni fra il modus operandi dei no vax e quello dei no pesticidi, con una serie di radicate percezioni personali che collidono con la realtà fattuale. Non c'è analisi statistica che tenga: loro, sanno. E tu, servo dei potenti, operi conto gli interessi dell'Umanità e della Natura. 

 

Praticamente impossibile interloquire seriamente con tali soggetti, sordi e ciechi a qualsivoglia dato e prova fattuale. I commentatori, però, hanno per lo meno fornito materiale sufficiente a realizzare un approfondimento sociologico sul tema "glifosate ai tempi dei social" utilizzando proprio i loro stessi commenti quali casi di studio.

 

Per chi poi abbia voglia di capire davvero qualcosa di glifosate è disponibile una raccolta di link utili. Almeno leggere, questo sì, sarebbe cosa utile. Poiché più si legge, meno si parla a vanvera.

 

I mille volti dei no glifosate

Sorvolando sull'italiano, talvolta claudicante, e sulla costruzione logica di certe argomentazioni, a seguire verrà fornita un'analisi di ciascun commento, poiché ciascuno di essi apre la porta su infiniti mondi paralleli in cui i vari soggetti pare abbiano trovato la propria dimensione ideale. Ma come diceva Corrado Guzzanti tramite un suo personaggio, il profeta di Quelo: "La risposta è dentro di te, ma è sbagliata".

 

Il gastro-giurista

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Ma, veramente, sì. E pare si sia anche in numerosa compagnia, visto che Efsa, Echa, Epa, Oms, Fao e un'altra dozzina di autorità mondiali hanno stabilito che glifosate può essere ancora utilizzato, non ravvisando alcuno degli effetti narrati sull'erbicida. Circa le cause legali, di tipo predatorio, in altri Stati americani i giudici hanno assegnato la vittoria a Bayer. Ma nemmeno tali vittorie possono eleggere i tribunali quali sede di valutazione scientifica. In sostanza, una condanna o un'assoluzione nulla dimostrano dal punto di vista della realtà scientifica del dibattito. E comunque, come sempre, è meglio attendere gli esiti del ricorso.

 

Infine il microbioma: no, glifosate non lo "devasta" (anzi: proprio nulla gli fa), né tanto-meno genera malattie autoimmuni, frutto di mera fantasia da parte di chi ha commentato senza portare alcuna prova a sostegno delle proprie posizioni. Ciò poiché, ovviamente, nessuna prova può essere portata quando non ne esista alcuna. 

 

Il copione

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Vedi sopra. Repetita iuvant.

 

L'aspirante epidemiologo

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No: non esiste alcun agrofarmaco attualmente in uso in Italia che sia classificato cancerogeno. Circa invece le malattie professionali, "basterebbe" leggere quanto già scritto in base al rapporto Agrican del 2020.

 

Purtroppo, il concetto di "immissione massiccia" continua a perseverare, a contrasto con i dati che dicono tutto il contrario, con meno di 60mila tonnellate di sostanze attive impiegate in Italia: circa un solo chilo per italiano. Praticamente un niente, rispetto alle quantità di sostanze chimiche immesse nell'ambiente da persone come quella che ha commentato. Solo che non lo sa, o proprio non ci pensa che l'antinfiammatorio da lui impiegato poi si trova nei laghi e nei fiumi lombardi tanto quanto glifosate. Nonostante ciò, se ne guarda bene dall'astenersi dall'impiegarlo quel medicinale e, purtroppo, commenta lo stesso su glifosate.

 

L'ironico dietrologo

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I tedeschi sono riusciti a inserirsi fra i Paesi più emissivi d'Europa dopo aver spento senza ragione le ultime centrali nucleari del Paese. Meglio sarebbe quindi smettere di guardare alla Germania come patria di logiche superiori. Soprattutto pensando a un'azienda come Bayer che si prende sul gobbo una zavorra come Monsanto, trovandosi poi in tribunale con oltre 100mila cause predatorie da fronteggiare. Opera impossibile per qualunque multinazionale. E gli studi legali lo sanno bene che per estorcere quattrini non serve avere ragione: basta essere tanti a chiederne. 

 

Sono infatti già oltre 10 miliardi quelli sborsati dalla Casa di Leverkusen pur di arrestare lo tsunami legale montato da avvocati ben più spregiudicati del management tedesco, dimostrando in tal modo che l'utente del commento ha un concetto alquanto bizzarro di "miracolo". Su una cosa ha ragione però: glifosate è un ottimo prodotto, senza il quale per l'agricoltura sarebbero problemi seri. Circa infine le controindicazioni per la salute: basterebbe si comprasse un flacone di glifosate e si leggesse l'etichetta. Facile no?

 

Il beatificatore invidioso

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Da laico e ateo, come giornalista lavoro per cercare dati, numeri, trend, statistiche. Mia moglie dice che sono ossessionato dai dati. Vero, confesso. Ma ho anche dei difetti. Dopo anni di studio di glifosate (anni, di studio, e non su Wikipedia) posso concludere che sì, glifosate è una sostanza benefica. Per lo meno per l'agricoltura e per il raggiungimento delle rese che permettono di dare da mangiare a tutti in modo economico e accessibile. 

 

Quanto alla santità, non rientra nelle mire del mio lavoro. Mi accontento di essere considerato un divulgatore scientifico riconosciuto per la meticolosità con cui raccoglie i dati e li mette in forma accessibile anche a persone che, come il commentatore, farebbero meglio a leggere attentamente, anziché contrastarli a prescindere senza aver fatto nemmeno lo sforzo di comprendere. 

 

Sui "doni", che dire? Non credo nemmeno a Babbo Natale e il mio primo libro si intitolava non a caso "Ki ti paga?", viste le diuturne accuse di essere "pakato dalle multina$ionali". Tutto nella norma: di dietrologie di comodo, basate su fantomatiche corruttele, il web è pieno. Come pure è pieno di persone che, forse, vorrebbero loro ricevere dei "doni", ma nulla hanno di speciale affinché a qualcuno venga in mente di fargliene. Un pizzico di invidia?

 

Il benaltrista allergico

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Le altre? Sono state tutte smontate da Efsa più e più volte. Non ci sono "altre". Ma, a beneficio del commentatore, ho pubblicato una disamina simile a quella sull'autismo anche sui tumori: intanto si parta pure da questa. Inoltre, presto pubblicherò report anche su Parkinson e Sla. Basta un po' di pazienza. So di ribadire l'ovvio con il mio lavoro, dopo i pareri favorevoli a glifosate di ogni autorità globale di stima del rischio, ma a quanto pare i loro, di pareri, restano ignoti ai più. Nel mondo dell'antiscienza, purtroppo, la sfiducia nelle persone competenti continua a essere uno dei peggiori mali del Terzo Millennio.

 

Quanto alle allergie, quelle del commentatore sono solo illazioni indimostrate come quelle delle malattie autoimmuni viste sopra. Fantasie. Nulla di più. Se non si è d'accordo basta dimostrarlo coi numeri, non a chiacchiere. Cioè quello che centinaia di pseudo ricercatori antiglifosate stanno cercando di fare da anni senza riuscirci. Qualche domanda se fossi un detrattore di glifosate me la farei.

 

Il prudente, che non si sa mai

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Chi va piano va sano e va lontano. Lo diceva sempre mia nonna buonanima. A volte, però, va così lontano dalla realtà oggettiva dei fatti da vedere pericoli anche dove non ci sono. Peccato poi che, così concentrato su una molecola ridicola come glifosate, non veda pericoli concreti molto maggiori. 

 

Il migliorista indeciso

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Pare giunta l'ora di confidare un segreto che va oltre congiuntivi e condizionali: a meno di berlo a garganella, glifosate non fa male. C'è perfino chi ha provato a suicidarsi, bevendolo, e non ci è riuscito. Qualche nanogrammo nella nostra pastasciutta - si può stare tranquilli - nulla farà alla nostra salute. Senza se e senza ma: non stiamo parlando di scuole di pensiero, bensì di tossicologia. Altrimenti ci si mette sullo stesso piano dei Terrapiattisti. E non pare cosa saggia.

 

E ancora no: glifosate non è fatto per essere bevuto, così come non sono fatti per essere bevuti lo shampoo, la candeggina o lo sturalavandini. Perché questi sì che fanno male. E a volte nemmeno per "certi aspetti". 

 

Cavoli e cicogne

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Da tempo si sa che i bambini non nascono sotto i cavoli, né vengono portati dalle cicogne. E i commenti andrebbero riletti prima di pubblicarli. Quindi sì: basta con le cavolate. Tipo quelle della causa vinta (vedi sopra) o di malattie attribuite a casaccio contro ogni evidenza fattuale del contrario (per proteste: citofonare Efsa).

 

Le verifiche, a conferma, sono già state fatte e glifosate, per quanto in molti non riescano ad accettarlo, ha superato la prova. Se ne facciano quindi una ragione e, consiglio, la vergogna la si lasci a tutti i disinformatori seriali che hanno messo in testa alla gente idee così sbagliate. Perché ce ne sono tanti, ovunque.

 

L'accordatore diplomatico

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Commento mal posto: glifosate non è usato affinché faccia bene a noi. Non è come i già citati medicinali. Sapete, quelli che tossicologicamente parlando sono spesso molto peggio dell'erbicida, ma li assumiamo lo stesso quando ne abbiamo bisogno? Ecco, quelli.

 

E no: Il problema è che sono "d'accordo" solo quelli che non conoscono alcunché di residui e tossicologia. Chi invece di residui e tossicologia ne ha fatto un lavoro - e lo pratica con professionalità da decenni - di quei residui non ha alcun timore. E a ragion veduta. Un po' di fiducia nei professionisti mai eh?

 

Il climatologo

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Tanti agricoltori non usano diserbanti da anni. Poi magari usano erpici, strigliatori, sarchiatrici e altre macchine tali da eliminare le malerbe comunque. Ciò perché i cambiamenti climatici sono sì un problema reale, ma non li si risolverà lasciando che le infestanti soffochino le nostre colture. 

 

Il truffato

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Apodittico: lui, sa. Nessun dubbio. Nessuna esitazione. E non provate a truffarlo, perché ci hanno già pensato i vari ciarlatani che gli hanno riempito la testa con finte prove costruite a tavolino. Finte prove che lui ha preso per vere e non c'è verso di farglielo capire. 

 

Cucine da incubo

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Uno: perché ci serve (pure a chi commenta, anche se non lo sa). Buona parte del cibo che arriva a miliardi di persone è infatti stato possibile produrlo anche grazie a glifosate. La domanda all'oggetto, peraltro, potrebbe essere rivolta anche al commentatore per tutte le attività che svolge e che provocano immissione nell'ambiente di sostanze di varia natura. Per esempio, i gas di scarico della sua macchina li respiriamo tutti e lui, per contro, respira i nostri. Tutti noi emettiamo qualcosa che concorre a rendere questo mondo un luogo a diversi gradi di contaminazione. Chiedersi "perché" - e solo per un erbicida - è quindi abbastanza irrilevante.

 

Due: perché quei residui sono entro i limiti di Legge. Significa che stanno qualche migliaio o milione di volte al di sotto della dose che potrebbe farci qualcosa. Molto più abbondanti e pericolose sono le sostanze nocive e cancerogene contenute in una sola tazzina di caffè. Non lo sapevate eh? Ora lo sapete. Quindi che fate, non bevete più caffè? Per non parlare dell'alcol che ogni anno uccide 17mila persone solo in Italia (Fonte Iss). Ma qui il discorso ci porterebbe molto lontano, in quel mare magnum distopico dove si tuona contro glifosate, carni coltivatefarine di grilli, salvo bersi litri di alcol ogni anno in barba a ciò che l'Oms ricorda da tempo. 

 

Il lettore perplesso

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Alcune fra le statistiche consultate quello dicono. I link alle fonti sono dentro l'articolo a disposizione di tutti. Quando si parte per un'indagine non ci si deve porre idee preconcette su come dovrebbero essere i dati: li si cerca, li si compara e si riporta nero su bianco ciò che essi hanno detto a noi. Solo in forma più semplice. In fondo, il giornalista scientifico è solo un maggiordomo che porta in tavola (ai lettori) ciò che ha cucinato il cuoco (le statistiche). Poi, se il "piatto" non piace, il maggiordomo poco ci può fare. Forse è il cliente che ha gusti discutibili.

 

Per maggiore chiarezza, si riporta il passaggio specifico:

National and State Estimates of Adults with Autism Spectrum Disorder: 

Nella pubblicazione si possono rinvenire i dati, Stato per Stato, relativi alla prevalenza dei disturbi dello spettro autistico. Si ricorda che con “prevalenza” si intende la proporzione di una popolazione affetta da una certa malattia in un determinato istante, mentre tramite l’“incidenza” si misura la frequenza con cui in una popolazione compaiono nuovi eventi.

 

Guardando alla prevalenza i dati sono abbastanza omogenei fra i diversi Stati poiché abbracciano ogni singolo caso di autismo indipendentemente dall'età dei soggetti. Quando si osserva invece l'incidenza si sta guardando a dati annuali su una specifica classe statistica, nel caso in oggetto i bambini di otto anni. Sono parametri diversi e infatti al 2020 si vede come in California vi sia un'incidenza doppia rispetto ad altri Stati. Peccato che su tale parametro siano pochi gli Stati per i quali si trovano dati. 

 

Differenze ancora più marcate in tal senso, però, si osservarono nell'anno 2012 comparando Alabama e New Jersey: il primo con un bambino su 178 e il secondo con un bambino su 45. Un rapporto 1:4 fra i due Stati, con l'Alabama fortemente agricolo e il New Jersey fortemente urbanizzato. Tale evidenza emerse nel corso di un'altra indagine, analoga a quella svolta su glifosate, ma incentrata sugli esteri fosforici. Ciò che resta quindi di "sorprendente" è che ancora vi siano persone che cavalcano i disturbi dello spettro autistico per dare contro agli agrofarmaci

 

Il male informato

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Pur manifestando tutta la mia solidarietà agli agricoltori italiani, mi corre l'obbligo di ricordare che glifosate è autorizzato in Italia per una molteplicità di usi. Solo quello di pre raccolta su cereali è stato depennato dalle etichette nel 2016.

 

Al contrario, se glifosate fosse stato revocato allora sì che l'Europa intera sarebbe stata svantaggiata rispetto al resto del mondo. Una forma di sabotaggio dall'interno che per fortuna è fallito, con buona pace di tutti i sabotatori antieuropei che hanno fatto di tutto per danneggiarci.

 

Quindi attenti, cari commentatori: perché il nemico più insidioso che possiate avere è seduto lì, proprio al vostro fianco. Vi sorride amichevole, facendovi credere di stare dalla vostra parte. Di battersi per la vostra salute, mentre in realtà vi sta scavando la fossa sotto ai piedi per interessi tutti suoi che, di certo, non collimano coi vostri. Ecco: quelli come me cercano di togliere loro il badile dalle mani. Peccato che in molti non riescano a capirlo.

 

Conclusioni

Quanto sopra riportato non ha alcuna ambizione di far cambiare idea a chi ne abbia di talmente radicate nel proprio ego da non poter ammettere che sono sbagliate. E che siano fallaci lo dicono i numeri. Lo dicono le autorità internazionali. Lo dice la scienza che conta, quella che manda avanti il mondo e alla quale si dovrebbe guardare con maggiore fiducia, anziché credere a ogni ciarlatano in vena di allarmismo catastrofista.

 

Purtroppo, chi tenta di mantenere la palla al centro del dibattito scientifico serio lo fa sudando sette camicie anche a causa di persone che invece di ringraziare per il lavoro svolto lo contestano a prescindere, spesso senza manco averlo letto, e ne rifiutano i risultati.

 

Così va il mondo, anche nell'era dei social.