Non sarà certo la carne prodotta in laboratorio a risolvere il problema della fame di proteine che si farà sempre più pressante con l'aumento della popolazione mondiale.

A sfamare il mondo ci penseranno, e già lo fanno con grande efficienza, la carni avicole e le uova.

Ne è convinto Antonio Forlini, presidente di Unaitalia, l'associazione che riunisce la gran parte delle aziende avicole italiane, che nell'aprire il lavori dell'annuale assemblea di questa associazione, ha definito quella di pollo come una delle carni più "democratiche".

 

Merito acquisito per l'essere fra le più consumate al mondo, più accessibile grazie al suo basso costo, trasversale e priva di barriere religiose.

Nello scorso anno se ne sono consumate 138 milioni di tonnellate, con una crescita dello 0,6% rispetto al 2021.

Una tendenza all'aumento destinata crescere di pari passo la maggiore richiesta di proteine di origine animale. 

 

I numeri

In Italia quella di pollo è l'unica carne per la quale il nostro Paese può dichiararsi autosufficiente, a dispetto del calo della produzione, che si è fermata a 1,22 milioni di tonnellate a fronte di un consumo procapite di 20,25 kg nel 2022.

Le maggiori sofferenze si registrano sul fronte dell'export, che ha segnato un meno 24%.

Cali in gran parte legati agli episodi di influenza aviaria.

 

Resta comunque alto il valore del settore, che vanta un fatturato di 7,4 miliardi di euro per la parte industriale e 3,8 miliardi per la fase agricola, ai quali si aggiungono altri 1,85 miliardi per le uova.

 

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Un momento della tavola rotonda che ha fatto da cornice all'assemblea di Unaitalia.

Da sinistra: Carlo Alberto Buttarelli, Cristiano Fini, Antonio Forlini, Ettore Prandini

 

Le uova

A proposito di uova, Giuseppe Pulina, dell'Università di Sassari, ha sciolto un antico enigma, affermando che prima della gallina è nato l'uovo, quello di un ancestrale sauropode dal quale discende la gallina come la conosciamo oggi.

Uovo che nella sua evoluzione ha sempre accompagnato l'uomo in un inarrestabile successo, tanto che oggi per valutare il valore biologico delle proteine si fa riferimento a quelle dell'uovo.

 

Un successo legato a più fattori, che si riconoscono in alcune delle principali caratteristiche dello stesso uovo.

Al grande valore nutritivo, l'uovo accomuna una facile trasportabilità, una sufficiente conservabilità e infine un basso costo.

Insieme alle carni avicole rappresenta una risorsa per i paesi in via di sviluppo, dove aiuta l'occupazione femminile, consentendo la creazione di piccole imprese.

È grazie anche a queste prerogative che nel 2030 la Fao prevede per le carni avicole un consumo addizionale del 52%, ben superiore a quello che si registrerà per le carni suine (+33%) e di bovino (+5%).


Le incognite

Sul futuro dell'avicoltura pesano tuttavia molte incognite, in parte legate all'ipertrofia regolatoria delle autorità comunitarie, non sempre chiare negli obiettivi che intendono perseguire.

A questo proposito Forlini ha citato il recente parere scientifico espresso da Efsa (Ente europeo per la sicurezza alimentare) che indica in 11 chilogrammi per metro quadrato di superficie la densità di allevamento utile a garantire un adeguato standard di benessere ai polli.

Per gli allevamenti ciò si traduce nella necessità di triplicare le superfici a disposizione degli animali o ridurre in un uguale proporzione il numero degli stessi.

 

Ci si interroga allora sugli obiettivi di una tale scelta. Se sia quello di mangiare meno carne oppure se sia preferibile importarne di più (ma a standard qualitativi più bassi).

Analoghe considerazioni si potrebbero fare a proposito delle proposte in merito agli imballaggi o sulle emissioni, che vorrebbero mettere su uno stesso piano allevamenti e industrie.


Il futuro

Cosa accade in Europa lo ha ben spiegato l'euoroparlamentare Paolo De Castro nel suo rapido ma incisivo intervento all'assemblea di Unaitalia.

Mai si era vista in passato una così forte pressione da parte delle associazioni animaliste e ambientaliste, che stanno condizionando le scelte di politica agricola.

Da parte loro una pressante e continua demonizzazione dell'agricoltura e della stessa politica agricola comunitaria, pressione che trova accoglienza non solo nell'opinione pubblica ma anche nel legislatore europeo, che nella maggior parte dei casi non ha una preparazione sufficiente per fare scelte adeguate alla realtà agricola.

Si pensi al dibattito sulle TEA (tecniche di evoluzione assistita) o sul presunto eccesso di chimica nelle produzioni agricole e zootecniche.

 

C'è una visione distorta che guarda al settore alimentare come a un nemico.

Colpa fra l'altro di un diffuso errore di comunicazione da parte dei media e della incapacità del mondo agroalimentare nel raccontare i suoi progressi.

 

Comunicare i risultati

Non si spiega altrimenti come siano passati sotto silenzio gli enormi successi nella riduzione dell'uso di antibiotici (meno 90% in dieci anni nel settore avicolo, contro un meno 18% in campo umano).

O l'insigificante contributo del settore avicolo alle emissioni climalteranti.

Come pure il calo del 30% nell'uso di agroframaci, con il risultato che regolamenti comunitari che prevedono un taglio all'uso di questi prodotti finiscano con il penalizzare il Paese più virtuoso (l'Italia in questo caso) che questi tagli li ha già fatti.

 

In futuro, questo l'auspicio di De Castro, si spera in un maggiore equilibrio per bilanciare spinte ambientaliste e realtà economica e sociale.

Un equilibrio che potrà essere raggiunto in un prossimo futuro, e a breve ci sarà una nuova legislatura europea, se i decisori politici restituiranno all'agricoltura l'importanza che le compete sotto il profilo economico, sociale  e strategico.

 

Fare squadra

Un percorso irto di ostacoli che richiederà un diverso approccio da parte di tutta la filiera, che dovrà trovare alleanze al suo interno e fuori.

Insomma dovrà impegnarsi nel fare squadra, come ha ribadito il presidente di Unaitalia in chiusura di assemblea.

 

Servirà la collaborazione delle associazioni e in questo si è ravvisata la disponibilità nell'intervento di Ettore Prandini per Coldiretti e di Cristiano Fini per Cia.

Più enigmatica la posizione di Carlo Alberto Buttarelli in rappresentanza della grande distribuzione.

Ma già la sua presenza all'assemblea di Unaitalia la si può interpretare in chiave positiva.

Infine bisognerà imparare a dialogare con i media.

Un suggerimento: andare a scuola dalle organizzazioni ambientaliste e animaliste. In questo sono maestre insuperabili. Almeno per ora.