La Commissione Europea il 15 dicembre 2022 voterà per il provvedimento che riabiliterà la Sardegna, sancendo la fine dell'embargo delle carni suine decretato nel 2011 a causa dell'epidemia di peste suina africana. Lo ha detto a Sassari il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, durante la visita del 21 luglio scorso ai laboratori dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sardegna.
Il sottosegretario Costa ha spiegato che con la Commissione Europea è stato condiviso un percorso che porterà alla fine dell'embargo delle carni suine per l'Isola: ma c'è una contropartita "Ci siamo presi l'impegno di inviare una serie di report, uno al mese. Il destino è nelle nostre mani ma qui c'è tanta competenza e professionalità, sicuramente sapremo fornire alla Commissione i dati che ci sono stati richiesti. Per questo è ragionevole pensare che a fine anno finirà questo calvario per l'Isola".
"La Sardegna è a un passo da un risultato storico, frutto di un lavoro e di un impegno che hanno coinvolto l'intera Isola. Istituzioni, cittadini e imprese hanno lavorato insieme mettendo in campo sforzi e sacrifici importanti, attraverso una strada non sempre ben definita e sicuramente mai in discesa". Ha dichiarato il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, all'indomani dell'incontro con il sottosegretario al Ministero della Salute, Andrea Costa.
La storia recente di un successo
La Sardegna oggi guarda con fiducia alla data del 15 dicembre, giorno in cui, secondo gli impegni presi da Roma e Bruxelles, si deciderà la revisione delle restrizioni alle esportazioni dei suini e dei prodotti suinicoli, bloccate dal 2011 per effetto delle misure contro la diffusione della peste suina africana. Anche se vale la pena ricordare che il primo vero riconoscimento per l'Isola da parte dell'Europa avviene nell'aprile 2021 con la cancellazione della Sardegna dall'elenco delle aree infette in cui il virus è considerato endemico (e quindi non eradicabile).
Dalle istituzioni comunitarie giunge ora il riconoscimento della validità del modello organizzativo sardo, indicato come un esempio a livello europeo sul fronte dell'eradicazione. "Un modello - precisa il presidente Solinas - che abbiamo potenziato apportando anche correttivi importanti, in stretto raccordo con il mondo delle campagne e sulla base delle richieste dell'Europa".
La svolta arriva in seguito all'audit del 2019, occasione nella quale la Commissione Europea evidenziò, in modo particolare, criticità sulla sorveglianza dei suini bradi e del selvatico, lamentando l'assenza di un sistema di controllo codificato, e carenze sotto il profilo del censimento del suino domestico, sottolineando un sensibile scostamento fra il dato delle scrofe censite e le stime sul numero dei nuovi nati.
"Al tempo, nonostante il riconoscimento dei passi in avanti - ricorda il presidente Solinas - gli sforzi messi in campo non vennero ritenuti sufficienti a decretare la fine dell'embargo. Abbiamo dato quindi un nuovo impulso all'attività di eradicazione e i risultati dell'ultimo audit hanno confermato che la Sardegna è sulla strada giusta per vedere riconosciuto il diritto dei nostri allevatori a poter commercializzare le carni al di fuori del territorio regionale".
I correttivi 2019 al Piano Peste Suina
Tra i correttivi adottati per rispondere alle richieste di Bruxelles, il primo riguarda la sorveglianza attiva sul brado e sul selvatico, con l'impegno sul campo del Corpo Forestale e delle Asl. Quasi 5mila i verbali esaminati ogni mese dall'Unità di Progetto, con interventi programmati dei veterinari su ogni situazione rilevata come non conforme. Potenziata anche la sorveglianza del passivo selvatico, con il coinvolgimento dei cacciatori e l'impiego dei cani molecolari per la ricerca dei cinghiali morti in natura su cui svolgere approfondimenti e verificare eventuali tracce del virus, e del passivo domestico, con esami sulle carcasse dei maiali morti in allevamento su tutto il territorio e non solo all'interno delle aree della zona rossa.
Migliorati gli aspetti sulla trasparenza dei dati raccolti con la creazione di un data wherehouse presso l'Istituto Zooprofilattico, un sistema di raccolta dati sempre accessibili e a disposizione dagli operatori delle Asl, del Ministero della Salute e delle autorità di controllo europee. Infine rafforzato il sistema di censimento, con obiettivi specifici assegnati ai direttori delle Asl, verso il progressivo riallineamento del numero dei suinetti rispetto al totale delle scrofe.
Le novità del Piano in corso
"Novità importanti - afferma Solinas - sono state inserite anche nel nuovo Piano Peste per il biennio in corso. La certificazione delle aziende, a fronte di controlli randomizzati, non sarà più soggetta a rinnovo periodico, con un notevole sgravio di oneri e una forte semplificazione per gli operatori economici. Inoltre abbiamo previsto meccanismi agevolati e incentivanti per l'emersione degli allevamenti irregolari e migliorato il sistema di tracciamento delle carni, a garanzia della qualità e della sicurezza delle produzioni".
Importanti le prospettive di mercato per il settore: "Lo sblocco delle esportazioni - dichiara il presidente - sarà sicuramente il motore del rilancio del comparto suinicolo sardo che per 12 anni, a causa delle restrizioni imposte, ha dovuto pagare un prezzo altissimo con un netto calo della commercializzazione dei prodotti". Nel 2010 la filiera suinicola sarda contava 300mila quintali di carni suine macellate per quasi 650mila capi oltre a una produzione di salumi di 55mila quintali.
"È immaginabile ipotizzare - conclude il presidente - quali saranno le ricadute positive della rimozione del blocco alle esportazioni. Giusto per fare un esempio, il blocco dell'export ha comportato per il mercato dei salumi una mancata crescita in questi dodici lunghi anni di almeno il 30%. E questa è solo la premessa di quali potranno essere le prospettive di sviluppo per l'intero comparto che rappresenta una fetta importante della nostra economia".