La situazione sanitaria degli allevamenti italiani è in continuo miglioramento. Lo dimostra la costante riduzione del consumo di antibiotici, che nel volgere di dieci anni è sceso del 51%.
Più di quanto siano riusciti a fare gli allevamenti europei, che in media hanno ridotto l'uso di questi farmaci di "solo" il 43,2%.

Questo minore ricorso alle terapie antibiotiche, confermato dal recente rapporto dell'Agenzia europea del farmaco, è prezioso per la lotta all'antibiotico-resistenza.
Al contempo ci dice di quanto sia aumentata la capacità degli allevamenti nel prevenire le malattie con adeguate misure di biosicurezza.
Un migliore stato di salute che non riguarda solo gli animali, ma coinvolge anche l'uomo quando per motivi professionali o meno si trova a contatto con gli animali e da questi può contrarre eventuali malattie.
In questo caso siamo di fronte a un gruppo di patologie che prende il nome di zoonosi.
Un'altra e più frequente occasione di trasmissione delle malattie dall'animale all'uomo si verifica con il consumo di prodotti di origine animale.
Episodi che vanno progressivamente riducendosi, ma non per questo da trascurare.


La situazione

A monitorare quale sia la situazione delle zoonosi in Europa provvede Efsa, l'Ente Europeo per la Sicurezza Alimentare, che ha diffuso in questi giorni i risultati delle osservazioni condotte nel 2020 sia sui 27 paesi dell'Unione europea e sia su altri nove paesi non aderenti al sodalizio comunitario.
In cima alla lista delle zoonosi riscontrate con maggiore frequenza troviamo la campilobacteriosi e la salmonellosi.
La prima è una malattia che nell'uomo determina febbre, diarrea e crampi addominali e che viene contratta prevalentemente dal consumo di carni avicole, ma anche di bovino o di suino, poco cotte.


Il campilobacter

Per evitare la campilobacteriosi sono sufficienti pochi e semplici accorgimenti, come una manipolazione attenta della carne cruda e una cottura accurata, oltre alle più elementari regole di igiene.
Nonostante ciò la campilobacteriosi nell'uomo è stata riscontrata in quasi 121mila casi, ma per alcuni di questi l'origine della malattia si trova fuori dai confini dell'Unione Europea.
I casi più frequenti in Germania e Francia, pochi quelli registrati in Italia. I dati raccolti da Efsa evidenziano comunque una riduzione degli episodi di questa zoonosi.


La salmonella

La salmonellosi si presenta con sintomi sovrapponibili a quelli della campilobacteriosi, ma con possibili episodi di maggiore gravità quando si è di fronte a forme tifoidee.
Ancora una volta il veicolo della malattia è la carne cruda, di avicoli e non solo, alla quale si aggiungono le uova e in alcuni casi anche i prodotti da forno.
Per questa zoonosi i casi rilevati da Efsa si fermano a meno di 53mila, con un trend in flessione. A guidare i paesi con la maggiore presenza di focolai di salmonellosi si trova la Slovacchia, seguita da Francia e Polonia.
Nel gruppo dei paesi più "virtuosi" troviamo ancora una volta l'Italia.


La yersinia

Al terzo posto fra le zoonosi di origine alimentare figura la meno conosciuta Yersiniosi, che nel 2020 si è presentata con quasi seimila focolai (5688).
La sua presenza nell'uomo si evidenzia con la comparsa di enteriti, raramente gravi, la cui origine è legata al consumo di carni suine, anche in questo caso crude o poco cotte e lavorate in assenza delle necessarie accortezze igieniche.


Le "altre"

Le rilevazioni di Efsa non si sono fermate a queste tre sole zoonosi, per quanto siano le più diffuse, ma hanno riguardato molte altre patologie trasmissibili dagli animali all'uomo, come la Listeriosi.
Il batterio che ne è responsabile (Listeria monocytogenes) si può tuttavia trovare anche in cibi di origine vegetale oltre che nelle carni e nel latte.
Ma la cottura delle prime e la pastorizzazione del secondo mettono al riparo da possibili infezioni. 
Anche per questo i casi non sono numerosi (poco oltre 1800) e in costante calo.

Altra zoonosi da tenere sotto controllo è quella sostenuta da Escherichia coli, con oltre quattromila casi, per un quarto con origine al di fuori dei confini europei.
Quasi scomparse invece le "grandi" zoonosi del passato, come la tubercolosi da Mycobacterium bovis e caprae, riscontrata in soli 88 casi, metà dei quali di origine extraeuropea.
Pochi anche i casi di brucellosi (128 in tutto, oltre la metà dei quali da fuori Europa) e di trichinella (117 episodi), come pure di echinococcosi (488 casi, solo 64 di origine europea).


Tra virus e batteri

Sin qui le zoonosi che riconoscono un'origine alimentare e che evidenziano l'importanza di una maggiore attenzione all'educazione del consumatore per il rispetto delle principali norme di igiene nella preparazione dei piatti.
A queste patologie si aggiunge il grande capitolo delle zoonosi che possono avere una trasmissione diretta dall'animale all'uomo o per il tramite di vettori.
Fra queste la rabbia, comunque rara nell'uomo, ma riscontrata fra l'altro in volpi, pipistrelli e cani. 
Poi la febbre Q (ne ha parlato anche AgroNotizie), confermata in 523 casi, la febbre del Nilo (che vede coinvolte le zanzare come vettori) purtroppo presente anche in Italia.
Pochi i casi di Tularemia, appena 641, una zoonosi batterica che può interessare i conigli e che può essere trasmessa attraverso la puntura di una zecca o anche con il contatto diretto con animali infetti.


One Health

Il report di Efsa si conclude ricordando i numerosi agenti patogeni che possono coinvolgere animali e uomo, riepilogandone diffusione ed eventuali situazioni di criticità, presenti in alcuni dei paesi presi in esame.
Dalla clamidia ai norovirus, passando da stafilococchi e leishmania.

In pochi casi l'Italia viene segnalata fra i paesi coinvolti (unica eccezione per gli episodi di stafilococcosi, comunque diffusi nella Ue), anche questo un segnale delle buone condizioni sanitarie che possono vantare i nostri allevamenti.
Al contempo una conferma che le iniziative portate avanti per migliorare la salute degli animali, come Classyfarm e l'introduzione della ricetta veterinaria elettronica, stanno dando ottimi frutti. Della migliore salute degli animali trae vantaggio anche la salute dell'uomo.
Un'ulteriore testimonianza di come il tema della salute vada affrontato nello spirito della filosofia One Health, un'unica salute che coinvolga al contempo uomo e animali.