Ha già fatto scalpore come la legge del contrappasso abbia colpito Donald Trump - altro che dazi, gli Usa stanno chiedendo urgentemente uova all'Europa per compensarne la forte carenza sul mercato interno.

Carenza dovuta ad un'emergenza a cui pochissimi media hanno invece prestato la dovuta attenzione: la forte diffusione dell'influenza aviaria (ceppo H5N1) negli Usa.

 

In effetti oggi negli Stati Uniti, più che a preoccuparsi della prossima colazione con le uova al bacon, si stanno angustiando per il salto di specie. Che è già avvenuto. Dagli uccelli il virus è passato ai mammiferi e poi anche all'uomo. Il Dipartimento sanitario di New York City gli scorsi giorni ha comunicato che due gatti sono risultati positivi all'infezione virale; in un caso pare che l'animale avesse mangiato carne cruda di pollo. Il virus si sarebbe quindi già adattato ai mammiferi causando casi soprattutto su bovini.

 

Fortunatamente i casi rilevati su uomo sono oggi molto sporadici e nella grande maggioranza non gravi - e comunque non è mai stato rilevato il passaggio infettivo fra uomo e uomo. Nelle scorse settimane un gruppo di eminenti scienziati nord americani, attraverso un lettera pubblicata sulla prestigiosa rivista Science, aveva esortato governi, comunità scientifica e mondo dell'industria a prepararsi ad una possibile pandemia di influenza aviaria dovuta al ceppo N5N1.

La lezione del covid, per quanto tutti cerchiamo di dimenticare quel triste periodo, dovrebbe essere appresa. Il disastro fu, ancor prima che nella risposta sanitaria, nella comunicazione. A posteriori si dovrebbe considerare che la comunicazione fu spesso isterica e fuori luogo, causando danni a non finire.

 

La fiducia nella scienza, la trasparenza e il coinvolgimento delle comunità furono gli strumenti vincenti. Tocchiamo ferro, ma non dimentichiamo.