Finora l'immaginario pubblico ha sempre circoscritto il consumo e il gradimento della carne a base vegetale (i famigerati e criticatissimi hamburger vegetali, vegan burger & C.) nel perimetro dorato di fantomatici radical chic, vip o oltranzisti vegani. Ma se, al contrario, fosse in atto un processo di democratizzazione del prodotto, magari partendo da un paese iper popolato come l'India, dove vivono 1,38 miliardi di persone, pari al 18% della popolazione mondiale totale? Un ulteriore approfondimento evidenzia che il 30% degli indiani è vegetariano, mentre il restante 70% non è vegetariano, ma consuma quantità relativamente basse di carne, circa 4,5 chilogrammi a testa, secondo le stime della Fao.

Per l'industria del settore dei "No meat burger" sarebbe quasi la tempesta perfetta per inserirsi in un mercato potenzialmente smisurato, con una grande popolazione vegetariana (spinta peraltro o da convinzioni religiose o etiche) e con una schiera di influencer dei social media e di celebrità di Bollywood che, di fatto, stanno pompando la carne non carne. Un potenziale Eldorado, del quale beneficerebbero sicuramente le imprese di trasformazione, ma di rimbalzo anche i produttori di soia, legumi e vegetali.

Il sistema India, con il fabbisogno di introdurre maggiori proteine vegetali nella dieta, non è sfuggito all'industria della "Alternative meat" degli Stati Uniti. Le imprese stanno valutando l'opportunità di sfruttare il permesso del governo indiano a investire direttamente nel segmento dell'industria della trasformazione alimentare. Tale possibilità, in un settore che rappresenta una delle più grandi industrie del paese, con un valore di 400 miliardi di dollari e, in termini assoluti, è il terzo al mondo, è decisamente allettante.

Un'analisi del settore è stata diffusa in un recentissimo report del dipartimento di Agricoltura degli Stati Uniti (Usda), notoriamente attento ad ogni dinamica agricola e alimentare in corso nel mondo, così da offrire quadri di analisi lucidi per orientare decisioni, business, pianificare investimenti o strategie industriali, commerciali, di approvvigionamento.
Gli indiani - si legge nel dossier - hanno una lunga storia di consumo di soia, jack fruit, latticini e legumi per le proteine. Tuttavia, questo non è ancora sufficiente poiché l'80% della popolazione è carente di proteine e il 93% non è a conoscenza del proprio fabbisogno giornaliero di proteine.

Per sostenere una dieta alimentare più ricca dal punto di vista proteico, sono emerse diverse iniziative di promozione del consumo di alternative a base vegetale. Guidate dal ministero della Salute e del benessere delle famiglie, proprio con l'obiettivo di aiutare i cittadini a fare scelte alimentari sane e ad adottare una dieta sostenibile con alimenti di origine vegetale per sostenere la lotta al cambiamento climatico globale (Eat Right India), ma anche altre campagne come Right to Protein educano gli indiani sull'importanza di includere proteine adeguate nella loro dieta per motivi di salute e nutrizione o, ancora, Plant Factor, iniziativa avviata dalla Federazione delle organizzazioni indiane per la protezione degli animali per stimolare lo sviluppo di prodotti sostitutivi della carne a base vegetale.

Secondo Research and Markets, il mercato indiano dei sostituti della carne dovrebbe raggiungere i 47,57 milioni di dollari entro il 2026 con un tasso di crescita medio annuo del 7,5% nel periodo 2021-2026. Un percorso che sarà sostenuto anche grazie alla prossima creazione di due nuovi istituti di ricerca per la carne a base cellulare presso l'Institute of chemical technologies di Mumbai: il Center for cellular and molecular biology e il National research center on meat con investimenti del dipartimento indiano di Biotecnologia per promuovere la ricerca e lo sviluppo di alimenti coltivati in laboratorio/carne coltivata.

I consumatori indiani considerano i sostituti della carne a base vegetale come altamente innovativi, trendy, sani e rispettosi dell'ambiente, tanto che un sondaggio del 2019 condotto dall'Università di Bath e dal Good food institute indiano ha rivelato che il 63% dei consumatori indiani era "molto o estremamente propenso ad acquistare regolarmente carne di origine vegetale".

Al momento, i prodotti a base di carne di origine vegetale possono essere trovati nei negozi di alimentari gourmet, nei ristoranti, negli hotel e nei siti di ecommerce.
I concentrati e le sostanze proteiche (codice HS 210610) sono un ingrediente chiave nei prodotti a base di carne di origine vegetale. L'India ha gradualmente aumentato le sue importazioni, principalmente dagli Stati Uniti. I semi di soia, inoltre, hanno un potenziale di mercato a lungo termine, proprio perché l'industria della carne a base vegetale aumenta il suo volume di produzione.
 
Nota dell'autore: Per quanto per molti la battaglia da condurre contro l'Alternative meat e i Vegan burger sia di natura ideologica ed è innegabile che utilizzare il termine "hamburger" per un prodotto di origine vegetale o vegana sia una forzatura, per non dire improprio. Tuttavia, l'approccio degli Stati Uniti - diverso da quello dell'Unione europea - è meno ideologico e basato sul concetto "business as usual". Non vogliamo rimasticare concetti già espressi in passato, ma se anche per gli agricoltori si aprono nuove opportunità di migliorare il reddito in campo, è lecito prenderle in esame. Certo chi pensava alla carne vegetale come una nicchia per ricchi, potrebbe forse avere un'altra visione. Anche se con la soia che ha sfondato il tetto dei 700 euro, sarebbero comunque piatti molto costosi.