Manuel Lombardi, pastore di 40 anni, ricava dal latte delle sue 200 pecore, allevate allo stato brado, un formaggio anforato: il Cacio conciato romano, prodotto tradizionale riconosciuto dal Mipaaf e certificato Presidio Slow Food. Una ricetta antica, che affonda le radici nelle tradizioni pastorali del popolo campano, divenuta per l’azienda una vera e propria attrazione, riservata ad pubblico di raffinati intenditori. Un pubblico attirato anche dall'agriturismo e dalla fattoria didattica, resa possibile dal suggestivo paesaggio nel quale l'azienda è collocata.
“L’azienda non ha un solo indirizzo, perché l’intento è stato quello di coltivare e allevare tutto quanto si poteva valorizzare direttamente nel piatto e con la vendita diretta per la clientela dell’agriturismo" spiega Lombardi.
L’azienda si estende lungo una stretta valle che guarda verso il tratto terminale del Medio Volturno – sfruttando anche terreni in affitto e di proprietà pubblica per il pascolo - e vi hanno trovato posto 800 olivi di cultivar Caiazzana, le cui drupe sono buone sia per il consumo in salamoia che per il frantoio, un vigneto a Casavecchia, dal quale si ricava il vino necessario al consumo in azienda, ed un frutteto con le cultivar della tradizione campana.
“La particolarità del nostro formaggio è nella concia di stagionatura, ottenuta con olio extraverigine di oliva locale, timo serpillo, vino da uve di Casavecchia e peperoncino piccante, che consente di conservare il prodotto in anfore di terracotta fino a 24 mesi, quando può spuntare un prezzo da 90 euro al kg – spiega Lombardi, che aggiunge - e già dopo soli 6 mesi il Cacio conciato viene venduto in azienda a 55 euro”.
I gourmet prenotano 23 mesi prima il formaggio da 24 mesi, con la formula dell’adozione a distanza: “Ogni mese via e-mail inviamo la foto del formaggio, così che il cliente possa avere contezza dello stato del formaggio e dell’andamento della stagionatura" riporta Lombardi.
“Coltiviamo mela cotogna, mela annurca e pera volpina – aggiunge Lombardi, che sottolinea – sin da quando i miei genitori si resero conto che il formaggio prodotto con la ricetta tramandata dalla nonna poteva avere successo, in azienda non abbiamo mai più smesso di proporre i sapori antichi, tanto è vero che uno degli ultimi passi lo abbiamo fatto avviando anche l’allevamento del maiale ‘pelatello’ il tipo genetico autoctono del casertano”.