Come procede realmente l’applicazione delle nuove norme sulla rintracciabilità del latte di bufala implementate sul sistema telematico “Tracciabilità della filiera bufalina”? Se lo è sicuramente chiesto Corrado Martinangelo, della segreteria politica del ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina, che giusto il 3 aprile scorso aveva annunciato ad AgroNotizie che entro fine mese avrebbe convocato il Tavolo nazionale della filiera bufalina, per effettuare il secondo monitoraggio sul sistema di rintracciabilità del latte, frutto del Decreto ministeriale che disciplina la materia normata dall’articolo 4 del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91 (Decreto Competitività).

Ma prima ancora di convocare il Tavolo nazionale di filiera, Martinangelo ha convocato per il 21 aprile un tavolo tecnico “preliminare”. Al Mipaaf per questo incontro tecnico preliminare saranno presenti i rappresentanti dell’Associazione nazionale specie bufalina, del Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana Dop, dei Dipartimenti del ministero ex repressione frodi e qualità, degli assessorati regionali competenti per territorio, Campania, Puglia, Lazio e Molise. Ed è stata anche convocata la Troika che sta gestendo il sistema telematico di rintracciabilità: l’Associazione italiana allevatori, alla quale è stato affidato per decreto il compito di assistere gli allevatori nel computo presuntivo del latte prodotto prima dell’adozione del lattometro in allevamento, l’Istituto zooprofilattico sperimentale per il Mezzogiorno, sezione di Portici, che gestisce direttamente il portale, l’organismo di certificazione della Mozzarella di Bufala Campana, il Dqa, che assicura l’afflusso dei dati al sistema su acquisti di latte e produzione casearia provenienti dai caseifici con il marchio campano.

Proprio sul ruolo del Dqa nell’apporto di informazioni al sistema, il 3 aprile scorso ad AgroNotizie Ernesto Buondonno, presidente della Federazione nazionale di prodotto allevamenti bufalini di Confagricoltura aveva lanciato strali: “Il nodo cruciale è capire come stia realmente funzionando il sistema, atteso che tutti i caseifici che producono mozzarella Dop non caricano direttamente i dati sul sistema del Mipaaf, ma pervengono a questo tramite il Dqa, l’organismo di certificazione della Dop, che a nostro avviso non è ancora molto puntuale nella trasmissione dei dati”.

Martinangelo ha spiegato ieri ad AgroNotizie: “Avremo all’ordine del giorno del tavolo tecnico preliminare due argomenti: come funziona il sistema di rintracciabilità e cosa fare sulle modifiche al disciplinare di produzione della Mozzarella di Bufala Campana Dop.” Quest’ultimo tema è molto caro al Consorzio di tutela, ed è visto come il fumo negli occhi dagli esponenti delle organizzazioni agricole, Confagricoltura in primis.