Il colza è una delle colture più interessanti per l'inserimento nelle rotazioni colturali. Ciò anche considerando i recenti orientamenti della Pac come quelli espressi dall'Ecoschema 4, intitolato "Sistemi foraggeri estensivi con avvicendamento". Fra le colture considerate, da seminarsi per ottenere i 110 euro di contributi specifici, ricade appunto il colza. Molteplici i benefici apportati da questa coltura, ma anch'essa necessita di essere correttamente nutrita per estrarre il massimo dei ritorni anche in termini di rese finali

 

banner-fertilgest.jpg

 

I fabbisogni medi del colza

Considerando rese medie intorno ai 30 quintali per ettaro, il colza necessita di 80-100 unità/ettaro di azoto insieme alle quali vanno abbinate 60-80 unità di fosforo e 60-100 unità di potassio. Oltre ai tre macroelementi è bene aggiungere anche 40-60 unità di zolfo, indispensabile per la specifica fisiologia della coltura.

 

Per ottenere rese superiori alla media, tali da toccare per esempio i 40 quintali per ettaro, il fabbisogno di azoto sale però a 120-130 unità. In sostanza, per ogni quintale di raccolto servono circa 3 unità di azoto. Fra i tre macroelementi l'azoto rappresenta infatti il più importante fattore di resa per la preziosa oleaginosa.

 

Azoto: quello che serve, quando serve, evitando eccessi

Le somministrazioni di cui sopra vanno però erogate con prudenza e in accordo con lo stato di sviluppo della coltura prima e dopo l'inverno. Il contributo azotato deve cioè essere conforme alle potenzialità di risposta della coltura, aspetto da valutare caso per caso. Per esempio, quando in autunno viene sovra dosato l'azoto si induce una risposta eccessiva della coltura tale da ridurne la sua successiva resistenza ai rigori invernali. 


Inoltre, un eccesso azoto a inizio autunno facilita la formazione di ammoniaca. Un fenomeno che può aumentare a fronte di stagioni miti come quella appena sperimentata nel 2023. Anche per tale ragione è consigliabile l'utilizzo di concimi azotati a lenta cessione, meglio se incorporati nel terreno al momento delle lavorazioni pre semina.

 

La concimazione azotata di fine inverno

A fine inverno/inizio primavera il colza dovrà poi essere supportato con ulteriori integrazioni azotate, al fine di esprimere al meglio le proprie attitudini vegeto-produttive. In tal senso, è consigliabile intervenire in due diversi momenti: il primo cade di solito intorno a metà febbraio, mentre il secondo cade nella prima metà di marzo. Rischio: somministrando azoto in eccesso, soprattutto in funzione dello stato di vigore della coltura, si possono indurre le piante a emettere nuova vegetazione a scapito dei getti laterali e quindi delle rese finali. Un effetto che non si verifica se al contrario la coltura si affaccia alla primavera con uno stato di vigore scarso

 

In funzione della densità di semina e del vigore delle piante, il primo intervento si può dosare a 80-100 chilogrammi di azoto per ettaro utilizzando solfato ammonico. Il secondo apporto azotato è minore, fra le 70 e le 80 unità di azoto per ettaro, e può essere realizzato con nitrato ammonico.

 


Disclaimer

AgroNotizie® condivide informazioni agronomiche generali, coltura per coltura. Non è intenzione né ruolo di AgroNotizie® svolgere un ruolo di consulente agronomico dando indicazioni tecniche a favore di un prodotto anziché l'altro, né si prende la libertà di suggerire dosi che potrebbero essere al contempo corrette o errate, poiché ogni azienda agricola e ogni situazione di campo è storia a sé e non può essere affrontata tramite consigli online. In tal senso, si consiglia quindi di rivolgersi a professionisti che hanno fatto dell'assistenza tecnica la propria professione.