Per questo, in occasione della Giornata mondiale del suolo, celebrata lo scorso 5 dicembre, Federchimica-Assofertilizzanti e Crea in collaborazione con UniBo, UniTe e le società scientifiche Siss, Sica e Sia hanno proposto un seminario di approfondimento sulle tematiche connesse all'uso sostenibile dei fertilizzanti per la sicurezza alimentare.
Il continuo incremento demografico della popolazione mondiale impone una intensificazione delle produzioni per garantire la sicurezza alimentare. Al contempo è necessario però confrontarsi con gli obiettivi dello sviluppo sostenibile che vedono il suolo e la conservazione della fertilità quale elemento chiave del processo produttivo.
Scopo dell'incontro, presieduto da Lorenzo Faregna di Assofertilizzanti e a cui hanno partecipato Anna Benedetti del Crea-Siss, Michele Pisante di UniTe-Sia, Claudio Ciavatta di UniBo-Sica e Bruno Faraglia del Mipaaft, era quello di stimolare la riflessione su un tema caldo per un'opinione pubblica che, da una parte è abituata a contare su una disponibilità illimitata di cibo senza porsi troppe domande, mentre dall'altra è vittima di luoghi comuni e disinformazione che portano troppo spesso alla demonizzazione delle nuove tecnologie e a vere e proprie crociate mediatiche contro multinazionali non ben identificate e contro la ricerca, nel nome di una supposta 'naturalità' appartenente più al mondo dei sogni che a quello reale: basti in tal senso ricordare l'assalto di un gruppo sedicente anarchico alle serre Crea di Arcagna, nel Lodigiano, che ha provocato danni per circa 80mila euro e portato alla distruzione di quattro serre di ortaggi erroneamente creduti Ogm.
Nel corso del seminario sono emersi i numeri che conferiscono al suolo la sua importanza, a partire dal fatto che è la fonte di oltre il 95% della produzione di cibo, ma anche le sue fragilità: nel mondo ogni mezz'ora se ne perdono 500 ettari per le cause più diverse; oltre il 33% dei suoli mondiali è affetto da forti limitazioni per la produzione di alimenti e per formare 1 centimetro di suolo fertile necessitano dai cento ai mille anni. È stato inoltre ricordato come nel suolo si trova oltre il 90% della biodiversità del pianeta in termini di organismi viventi e la biodisponibilità per le colture di elementi nutritivi viene regolata dai microrganismi che vivono nei primi 5 centimetri di suolo.
In base a questi dati appare evidente che mal gestire il suolo e perderne la fertilità significhi perdere o limitare fortemente la capacità produttiva, laddove la Fao ha invece stimato che se da oggi, a livello mondiale, si iniziasse a praticare una gestione sostenibile, si otterrebbe un incremento del 56% delle produzioni, a fronte di una popolazione che nel 2050 sarà aumentata del 60% rispetto all'attuale.
"Il suolo è una risorsa indispensabile e va lavorato e coltivato senza depauperarlo. Per questo è necessario reintegrare gli elementi nutritivi che vengono consumati. I fertilizzanti sono fattori fondamentali per nutrire la terra e per ottenere raccolti di qualità. Prendersi cura della terra e dell'ambiente che da essa trae vita è il principale monito che guida il pensiero e l'agire della nostra associazione", ha dichiarato Giovanni Toffoli, presidente di Federchimica-Assofertilizzanti.
Una gestione sostenibile della fertilizzazione tutelerebbe dunque l'ambiente e l'agricoltore, ma al tempo stesso assicurerebbe rese elevate e risparmi energetici ed economici. Conservare il suolo, però, significa anche utilizzare fertilizzanti di qualità, controllati e sicuri per l'operatore e che restino fuori dalla catena alimentare. Fondamentale per fare tutto questo è risultato essere proprio uno dei più avversati attori della scienza applicata all'agricoltura: la chimica.
"Chimica non è sinonimo di veleno" ha spiegato Anna Benedetti, dirigente di ricerca Crea, presidente Siss e National focal point della Global soil partnership Fao. "Tutti gli organismi viventi sono basati sulla chimica, tutte le reazioni metaboliche che avvengono in un organismo vivente sono chimica, nel suolo abbiamo i processi che regolano i servizi ecosistemici che si basano su processi chimici. È impensabile non fertilizzare un suolo da destinare ad agricoltura, nel lungo periodo porterà alla perdita della fertilità e della produttività stessa, compromettendo quindi sia la possibilità di avere cibo sufficiente sia la biodiversità definita come il capitale naturale pro capite".
Rischi non da poco quelli paventati da Anna Benedetti, che potrebbero essere evitati facendo ricorso alla fertilizzazione sostenibile che, nell'ottica dell'economia circolare, risulta essere vantaggiosa sia per l'ambiente che per l'occupazione: al primo grazie ai prodotti di nuova generazione ottenuti dal riciclo delle biomasse agricole e dagli scarti delle produzioni primarie e alla seconda in quanto con il riutilizzo degli elementi nutritivi si crea una filiera positiva con costi decisamente inferiori nella produzione del fertilizzante rispetto alla sintesi di molecole a livello industriale.