Una buona notizia per i maiscoltori che non dovranno più attendere in futuro l'autorizzazione all'utilizzo. Paola Battilani ha spiegato il meccanismo d'azione di AFX1 contro le aflatossine, nemiche numero uno della sanità della granella e incubo di produttori, stoccatori e trasformatori. Secondo i dati resi noti durante il workshop, secondo prove effettuate in campo nel 2016, il mais trattato ha avuto un abbattimento della contaminazione da aflatossine del 94%. Dato interessante anche il fatto che la parte di contaminazione superiore ai 20 ppb (limite di legge per uso mangimistico) è stata completamente azzerata, segno che il biocontrollo funziona. Utilizzando AFX1 poi, la variabilità rispetto alla contaminazione da aflatossine all'interno di una partita di mais diminuisce notevolmente, questo risultato porta a un campionamento con un margine d'errore che diminuisce.
Ma come agisce AFX1, qual è il suo meccanismo? Lo ha spiegato proprio Paola Battilani: "Nella popolazione del fungo Aspergillus ci sono individui che non producono aflatossine. Aspergillus è un fungo naturalmente presente ma non in maniera pressante e quindi è più facile, con un agente di biocontrollo, tenerlo a bada. L'idea alla base della ricerca era quella di individuare il ceppo che non produce aflatossine e che è più competitivo e di distribuirlo in campo. In questo modo si aumentano gli individui non produttori di aflatossine fino all'ideale percentuale del 100% della popolazione. La distribuzione in campo avviene con sorgo cui è stato inoculato Aspergillus, ovviamente il ceppo non produttore. La fase fenologica adatta per la distribuzione è alla quinta foglia vera. In pratica è una esclusione per competizione".
Il meccanismo è conosciuto negli Usa fin dagli anni '80, ciò che serviva era individuare, nell'areale italiano, il ceppo più competitivo.
Negli anni in cui è stato autorizzato l'utilizzo di AFX1 (2016, 2017, 2018) sono stati trattati circa 15mila ettari in Italia. L'area trattata non si è espansa nel tempo, nonostante i risultati: "Il problema - ha spiegato ancora Paola Battilani - è che le autorizzazioni arrivano sempre molto tardi, ciò contrasta con l'organizzazione delle aziende agricole e con le esigenze dell'azienda che produce l'agente di biocontrollo. Finché non avremo la registrazione poi non è ammesso l'utilizzo del prodotto trattato per utilizzo umano, ma solo zootecnico. Questo obbliga le aziende alla tracciabilità e sono molte quelle non attrezzate".