I risultati dei controlli dei residui di agrofarmaci effettuati in 29 Paesi europei (27 Paesi membri oltre a Islanda e Norvegia) su 77.000 campioni di circa 500 tipi diversi di derrate alimentari, fresche e trasformate, hanno evidenziato un tranquillizzante 1,6% di campioni contenenti livelli superiori ai limiti di legge.
Secondo i dati dell'Efsa un prodotto su due in Europa è privo di residui, a fronte di un 98,4% con residui entro i limiti, e la percentuale arriva a 99,7% per l’Italia.
L'Efsa, che ha analizzato i dati nella sua rassegna appena pubblicata, ha affermato che l'esposizione a lungo termine dei consumatori europei ai residui di agrofarmaci non ha evidenziato particolari criticità, mentre per 79 campioni su 77.000 (pari allo 0,4% quindi) è stato segnalato un possibile superamento della dose acuta di riferimento per 30 sostanze attive, che potrebbero creare problemi sanitari qualora grosse quantità delle derrate con i residui venissero consumate in breve tempo.
Occhio alle scorpacciate, quindi.

Italia nell'eccellenza
Come ricordato in un comunicato stampa di Agrofarma, la principale associazione di produttori di agrofarmaci, l'Italia detiene il primato di sicurezza alimentare, con un limitatissimo 0,3% di campioni con livelli di residui superiori ai limiti legali e un sonante 64,2% di campioni di ortofrutticoli del tutto privi di residui, come dettagliato nel Rapporto ufficiale Fitofarmaci del Ministero della Salute, pubblicato sul relativo portale.

Risultati

I programmi nazionali di monitoraggio hanno riscontrato che il 97,2% dei campioni conteneva residui entro i limiti legalmente ammessi in Europa, noti come Livelli massimi di residui (Lmr). I più bassi tassi di sforamento sono stati riscontrati negli alimenti di origine animale, con lo 0,1% di campioni sopra i limiti consentiti.
I tassi di eccedenza negli alimenti importati nell’Ue, in Norvegia e in Islanda erano oltre cinque volte più alti rispetto a quelli degli alimenti originari di queste nazioni: il 7,9% rispetto all’1,5%.
L’analisi di 3.571 campioni di alimenti biologici ha mostrato una percentuale di eccedenza dello 0,8 %.

I risultati del programma coordinato dall’UE[3] per il 2010 hanno evidenziato che il 98,4% dei campioni analizzati era in linea con i limiti ammissibili. I tassi di eccedenza dei LMR sono rimasti ampiamente stabili negli ultimi quattro anni – con una percentuale dei campioni oltre i limiti legali che oscilla tra il 2,3 % nel 2007 e l’1,2 % nel 2009. La relazione 2010 ha riscontrato che gli alimenti con la più alta percentuale di campioni oltre i LMR erano l’avena (5,3 %), la lattuga (3,4 %), le fragole (2,8 %) e le pesche (1,8 %).


La sommatoria dei residui resta un'incognita, anche se negli Usa è applicata da tempo

Indubbiamente la principale novità della pubblicazione dell'Efsa è il Cumulative risk assessment (Cra), i cui risultati sono ancora considerati preliminari, vista la complessità dell'argomento.
Ma di cosa si tratta?
In apparenza la questione appare banale: raggruppare le sostanze attive in base ai loro effetti sulla salute umana quando sono assunte attraverso la dieta e valutare il rischio che la popolazione corre quando è esposta a sostanze con il medesimo meccanismo d'azione, i cui residui non vengono più considerati singolarmente ma sommati.

L'argomento non è comunque nuovo: l'Epa americana ha pubblicato ancora all'inizio del 2002 (prima che l'Efsa fosse istituita) una linea guida sulla valutazione cumulativa del rischio dell'esposizione contemporanea a diversi tipi di agrofarmaci, che evidenzia la necessità tenere conto il più possibile delle situazioni reali per non ricadere in un mero esercizio accademico destinato a rimanere inapplicato.
I problemi da affrontare sono innumerevoli: il raggruppamento delle sostanze per meccanismo di tossicità è forse la parte più semplice, ma la determinazione dell'esposizione reale attraverso la dieta richiede l'elaborazione di grandi quantità di dati e l'adozione di tecniche statistiche sofisticate, specialmente adesso che la globalizzazione mette a disposizione del consumatore qualunque tipologia di derrata in qualunque periodo dell'anno.

Il pragmatismo americano ha comunque consentito l'identificazione di 5 gruppi di sostanze con differenti meccanismi di tossicità: Fosforganici (es. clorpirifos, fosmet, dimetoato, malathion), N-metil carbammati (es. metomil, oxamyl, pirimicarb), Triazine (es. atrazina, simazina, propazina, non più autorizzate in Europa, dove è rimasta la sola terbutilazina), Cloroacetanilidi (es. alaclor e acetoclor, non più autorizzati in Europa, dove è rimasto solo il metolachlor, che peraltro non sembra condividere lo stesso meccanismo d'azione dei primi due), Piretrine/Piretroidi (innumerevoli sostanze, la valutazione cumulativa è ancora in corso).

In Europa l'Efsa ha adottato un approccio diverso, considerando l'esposizione a lungo termine, dove sono stati esaminati solamente i fosforganici, che sono rimasti una sparuta pattuglia, e l'esposizione a breve termine (rischio acuto), che però ha interessato solamente l'esempio della lattuga, peraltro molto significativo in quanto derrata che presenta regolarmente residui di agrofarmaci durante tutto l'arco dell'anno.
Più che trarre conclusioni l'EFfsa ha elencato una lista di propositi, tra cui la necessità di stabilire indicatori di tossicità tra sostanze appartenenti allo stesso gruppo (ad esempio attraverso il rapporto tra le ADI1), di accordarsi sui metodi di rilevazione con diversi livelli (screening e approfondimento), come gestire i dati mancanti e come raffinare le metodiche analitiche.
Insomma, abbiamo ancora un po' di strada per raggiungere gli americani.


Per saperne di più

EFSA. “EFSA - Scientific Report of EFSA: 2010 EU Report on Pesticide Residues,” 11 2013.
US EPA, Office of Pesticide Programs. “Assessing Pesticide Cumulative Risk | Health & Safety | Pesticides | US EPA.”
Portale del ministero della Salute: Controllo ufficiale sui residui in alimenti di origine vegetale


1Acceptable Daily Intake