Un recente incontro organizzato da BASF - "Fai centro con BASF" - è stato l’occasione per fare il punto sullo stato dell’arte della normativa relativa all’uso sostenibile degli agrofarmaci (in fase di definizione e, probabilmente, approvata già a fine 2008).
Marco Rosso, direttore di Agrofarma, ha tracciato un quadro completo su ciò che la legge prevede in questo ambito e, come vedremo, lo scenario è destinato a cambiare parecchio e con evoluzioni di non sono di poco conto.

Cos’è “L’uso sostenibile”
L’attuale quadro legislativo (91/414/CEE, direttive sui residui) hanno come obiettivo quello di regolare lo stadio iniziale (registrazione e commercializzazione) e finale (controllo residui negli alimenti prima della immissione in consumo) del ciclo di vita dei prodotti per la difesa. La normativa relativa all’”Uso sostenibile” si pone invece l’ambizioso obiettivo di integrare il quadro legislativo, concentrandosi in particolare sulla fase legata all’uso degli agrofarmaci. Tutto questo piano d’azione viene denominato “Strategia Tematica”.
Questo attua quanto stabilito dal “Sesto programma di azione per l’ambiente UE” che prevede, appunto, l’elaborazione di una “Strategia tematica” per l’uso sostenibile degli agrofarmaci con “l’obiettivo di ridurre l’impatto di queste sostanze sulla salute umana e sull’ambiente e, più in generale, di conseguire un uso più sostenibile degli agrofarmaci e ridurre in modo significativo i rischi, compatibilmente con la necessaria protezione delle colture”.
La “Strategia tematica” si struttura in quattro diverse linee di azione:
- realizzare unacomunicazione sulla Strategia Tematica dove verranno esposte le motivazioni che hanno portato alla sua elaborazione e i principali obiettivi;
- approvare una Direttiva “Framework” dove saranno indicate le misure specifiche da applicare da parte degli Stati Membri e i requisiti minimi per ogni misura;
- approvare una Direttiva sull’armonizzazione europea dei criteri di rilevazioni statistiche sull’uso degli agrofarmaci
- approvare una Direttiva sulla certificazione delle attrezzature per l’applicazione degli agrofarmaci
Entro breve quindi ci sarà l’approvazione di ben tre nuove direttive che toccheranno non solo le aziende produttrici e i rivenditori, ma in prima persona gli stessi operatori agricoli che, sino ad ora, non hanno avuto coinvolgimento diretto nella vera e propria “rivoluzione” che ha attraversato il settore (revisione, riclassificazione e DPD).

Gli obiettivi principali
Penso che nessuno possa mettersi in contrasto con quelli che sono i principali obiettivi di questa azione europea, ovvero: minimizzare i pericoli e i rischi per la salute e l’ambiente derivanti dall’uso degli agrofarmaci; migliorare i controlli sull’uso e la distribuzione degli agrofarmaci; ridurre i livelli di sostanze attive nocive, in particolare sostituendo le più pericolose con alternative più sicure, anche di tipo non chimico; promuovere l’uso di tecniche agricole con apporto basso o nullo di agrofarmaci; mettere a punto un sistema trasparente di relazioni e monitoraggio dei progressi, compresa l’elaborazione di indicatori adeguati.
Molto più problematica sarà invece l’attuazione pratica di quanto previsto dalle direttive.
Sono necessarie sia risorse (finanziarie e di competenze), sia un complessivo “acculturamento” della base agricola che, per ora, sembra quasi un miraggio (specialmente se pensiamo a quel milione e mezzo di aziende agricole iperframmentate che, pur rappresentando oltre l’80% delle aziende agricole italiane, partecipano alla produzione di meno del 20% del prodotto.

La Direttiva “Framework” e i piani nazionali
Tralasciando sia la “Direttiva sulla rilevazione statistica”, sia quella relativa alla “Certificazione delle attrezzature” gettiamo lo sguardo sulla prima Direttiva che prevede, entro due anni dall’entrata in vigore della stessa, che gli Stati membri adottino Piani nazionali volti a ridurre il pericolo, il rischio e “dipendenza” dall’uso di agrofarmaci. Tali Piani nazionali dovranno contenere come minimo delle misure indicate dalla Ue e dei requisiti minimi di applicazione.
Dal momento che la Direttiva dovrebbe essere approvata entro il 2008, già per il 2010 ogni Stato membro dovrà approvare un Piano che preveda le seguenti azioni specifiche:
- piani di formazione ad utilizzatori e distributori
- piano di ispezione attrezzature di applicazione
- promozione della difesa integrata
- regolamentazione dei trattamenti aerei
- adozione di specifiche misure per la protezione dell’ambiente acquatico
- restrizione/riduzione d’uso in specifiche aree (giardini pubblici, parchi, zone destinate ad ospitare bambini, etc);
- definizione delle tecniche di manipolazione e stoccaggio degli agrofarmaci e dei relativi imballaggi e resti
- individuazione di indicatori armonizzati di rischio
Se facciamo un’analisi critica (ma oggettiva) del settore oggi, ci rendiamo conto che i prossimi due anni segneranno una svolta epocale dell’agricoltura italiana: o le aziende si adegueranno a quanto richiede l’Europa, oppure la nostra agricoltura verrà considerata “al disotto delle aspettative del consumatore europeo”.
Di tutte le azioni specifiche, quelle che probabilmente avranno maggiore impatto per tutta la filera (agricoltore compreso) sono:
- la formazione
- l’ispezione delle attrezzature.

La formazione
Lo stato attuale della formazione agricola legata al corretto uso degli agrofarmaci è relegato a quanto previsto dagli articoli dal 25 al 27 del DPR 290/01 che prescrivono il “rilascio dell’autorizzazione all’acquisto di agrofarmaci e relativi corsi di aggiornamento”.
Peccato che tale norma sia relativa solo ad agrofarmaci T+, T e Xn, che siano diversi (sostanzialmente diversi) da Regione e Regione e che, rispetto a quanto definisce la nuova direttiva, siano decisamente “all’acqua di rose” su alcuni “fondamentali” sull’uso degli agrofarmaci.
I requisiti minimi fissati dalla Ue prevedono infatti che il training, da svolgere da parte di tutti gli operatori agricoli (tutti, non solo da chi utilizza prodotti tossici) prevedono competenze degli operatori relativamente a:
- indicazioni sulle principali normative che regolano gli agrofarmaci
- come identificare e prevenire il rischio e pericolo derivanti dall’uso di agrofarmaci
- tecniche di coltivazione e difesa integrata per le principali colture contro i principali parassiti
- corretto stoccaggio, manipolazione, preparazione della miscela, trasporto e gestione dei rifiuti
- tecniche di valutazione comparativa tra agrofarmaci
- utilizzo dei mezzi di protezione individuale
- corretto utilizzo delle attrezzature di applicazione
- misure di emergenza
- registrazione dei trattamenti effettuati.

Il controllo delle macchine irroratrici
Analoga situazione nel settore del controllo delle attrezzature, la cosiddetta 'taratura'.
Se da una parte il costruttore ha l’obbligo di verificare e autocertificare che la macchina risponda ai requisiti di sicurezza previsti dalla “Direttiva Macchine”, ad oggi non esiste l’obbligo della certificazione della funzionalità delle macchine irroratrici prima della loro immissione sul mercato e solo in alcune Regioni è prevista un’attività di controllo a livello funzionale di taratura.
Su questo fronte la Direttiva prevede che entro 5 anni dall’entrata in vigore (e quindi entro il 2012 se tutto procede come previsto), tutte le attrezzature destinate all’applicazione degli agrofarmaci dovrà essere ispezionata almeno una volta, con l’obiettivo di verificare che rispondano ai requisiti di legge. Le attrezzature non conformi non potranno più essere utilizzate a scopo professionali.
Visto lo stato d’uso di molte attrezzature che compongono il parco macchine delle aziende agricole italiane ed il loro stato di taratura… ci aspetta un grande lavoro di “messa a norma”.

Alcune considerazioni
L’applicazione di questa “ennesima” direttiva europea permetterà comunque di fare un ulteriore, importante, passo verso la vera specializzazione. Tra alcuni anni resisteranno solo le aziende agricole degne di essere chiamate aziende, a cui capo ci saranno imprenditori agricoli degni di essere chiamati imprenditori.
Nel frattempo si aprono alcuni anni di attività frenetica per adeguare tutta la filiera a ciò che ci impone “mamma Europa”: una grande opportunità per l’associazionismo agricolo che, se riuscirà a giocare questa partita, potrebbe svolgere un ruolo decisivo in questa “riqualificazione”.
E al termine di questo travaglio, chi non sarà in grado di adeguarsi? Ottimo business per tutto il settore del contoterzismo che, ovviamente, visto la “dimensione” dei singoli operatori, sarà il primo ad adeguarsi!

A cura di Ivano Valmori