Se pensiamo all'utilizzo dei droni in agricoltura, subito ci vengono in mente velivoli senza pilota che sorvolano i campi con sensori di vario tipo, pronti ad intercettare segni di malattie o ad individuare piante sofferenti a causa dello stress idrico. Oltre al monitoraggio, l'altro uso a cui tutti pensano è la distribuzione di agrofarmaci e altri prodotti liquidi. Anche se la normativa vieta l'applicazione di prodotti fitosanitari con i velivoli, affascina l'idea che un drone possa spruzzare dall'alto i prodotti (magari fertilizzanti liquidi o biostimolanti).
Accanto a questi due usi, che di sicuro sono i più frequenti, ce ne sono però anche altri, meno noti. Uno è ad esempio l'uso dei droni per la verniciatura delle serre, un altro è il lancio di insetti utili per la lotta integrata. C'è poi chi usa i velivoli senza pilota per migliorare l'impollinazione delle colture o per la semina di cover crop. Senza pensare poi alla possibilità di piantare alberi.
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Il drone, solo un mezzo di trasporto
"Il drone è solo un mezzo di trasporto, un velivolo senza pilota in grado di trasportare qualcosa: può essere uno strumento di misurazione, un attuatore o qualunque altro dispositivo", ci spiega Paolo Marras, fondatore di Aermatica 3D, azienda italiana tra le più attive nel settore dei droni agricoli.
I vantaggi principali derivano dalla capacità del drone di accedere anche a terreni impraticabili per i mezzi agricoli convenzionali, ad esempio dopo piogge abbondanti o su pendii scoscesi. "Non calpesta il terreno, quindi non lo compatta. Questo è un grande vantaggio rispetto ai trattori, che invece causano un degrado della struttura del suolo", continua Marras. Inoltre, i droni sorvolano ostacoli e coprono vaste aree in tempi rapidi, riducendo i costi operativi.
Ci sono però anche limiti: servono investimenti iniziali, una patente di volo, assicurazione e in alcuni casi permessi dell'Ente Nazionale per l'Aviazione Civile (Enac). "Per chi non vuole acquistare un drone, la soluzione è affidarsi a contoterzisti specializzati, che però vanno coordinati per intervenire nei tempi giusti", sottolinea Paolo Marras.
Ad ogni modo, nelle nostre campagne i droni sono sempre più frequenti e accanto al monitoraggio e alla distribuzione di prodotti, vengono impiegati per altri scopi. Vediamo quali.
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Verniciatura delle serre
Tra le applicazioni meno note, ma di grande impatto, c'è la verniciatura ombreggiante delle serre. Durante i mesi estivi queste strutture possono surriscaldarsi fino a mettere in crisi le colture. Applicare vernici schermanti con un drone consente di evitare il lavoro in quota, migliorare la sicurezza e ridurre drasticamente i tempi.
In 1 ettaro di serre, un drone può completare la verniciatura in tre-quattro ore, contro i tre giorni richiesti da un'applicazione manuale. Insomma, un bel vantaggio in termini di tempo, ma non solo. Si evita infatti che gli operai salgano sulle scale e camminino sulla struttura, rischiando di cadere e farsi male.

Il drone può essere usato per applicare le vernici ombreggianti sulle serre
(Fonte foto: Roberto Buoli, contoterzista)
Lancio di insetti utili
Altro ambito in cui i droni trovano un impiego innovativo è la lotta biologica, con il lancio di insetti utili per il contenimento dei fitofagi (guarda il video). "Abbiamo visto che il drone è molto efficiente nel distribuire su ampie superfici insetti antagonisti, come ad esempio i fitoseidi contro il ragnetto rosso nel pomodoro", spiega Marras.
Il vantaggio, in questo caso, è doppio: da un lato l'applicazione uniforme su ettari di coltura, dall'altro la possibilità di utilizzare insetti anche in pieno campo, superando i limiti operativi della distribuzione manuale tipica delle colture protette.
Impollinazione delle colture
Le impollinazioni artificiali tramite drone stanno guadagnando terreno soprattutto su colture che possono risentire di una scarsa impollinazione dovuta a condizioni ambientali sfavorevoli oppure alla presenza di piante non autofertili, che richiedono dunque la sincronia di fioritura tra piante maschili e femminili. In articoli precedenti abbiamo parlato di due specie, come olivo e noce, che possono soffrire di allegagione insufficiente a causa di fioriture asincrone o condizioni meteo avverse.
Il problema è più che altro logistico. Occorre infatti entrare in campo durante la fioritura per raccogliere i fiori, da cui deve poi essere estratto il polline, che va conservato a basse temperature fino al momento in cui è prevista l'impollinazione. Alcuni progetti hanno però evidenziato incrementi nelle rese, attorno al 20%, ad esempio per l'olivo.

Il drone impollina il noce dall'alto
(Fonte foto: Aermatica3D)
Semina di cover crop
Le cover crop, o colture di copertura, sono miscugli seminati al termine del ciclo colturale principale, spesso in autunno, con l'obiettivo di proteggere il suolo dall'erosione, arricchirlo di sostanza organica, e in alcuni casi contrastare la proliferazione di patogeni, come i nematodi. L'introduzione di queste colture è incentivata dalle politiche agricole europee, in quanto migliora la fertilità dei terreni e promuove pratiche rigenerative. Tuttavia, si tratta di colture che non vengono raccolte né monetizzate direttamente, rendendo fondamentale abbattere i costi di semina per mantenerle sostenibili.
"Queste sementi vengono spesso distribuite in condizioni ambientali difficili, quando i terreni sono bagnati o non più accessibili con trattori a causa delle piogge autunnali", spiega Paolo Marras. "Il drone si rivela quindi uno strumento ideale, perché vola sopra il campo senza danneggiare il suolo e consente una distribuzione veloce, uniforme ed economica".
L'impiego di droni equipaggiati con uno spandiseme consente inoltre di agire tempestivamente, riducendo i tempi e raggiungendo aree marginali o irregolari difficilmente lavorabili con mezzi tradizionali. Un approccio che ben si integra con i principi dell'agricoltura conservativa, dove l'efficienza operativa si deve coniugare con la sostenibilità ambientale.

Il drone può essere usato per la semina di cover crop
(Fonte foto: Fox-Wolf Watershed Alliance)
Riforestazione
Un'applicazione ad alto impatto ambientale e simbolico è quella della riforestazione tramite droni, un settore in forte espansione a livello globale, soprattutto nelle aree soggette a degrado ambientale, incendi o desertificazione. I droni vengono utilizzati per distribuire seed balls, ovvero semi incapsulati in sfere biodegradabili contenenti anche fertilizzanti e funghi micorrizici, in grado di proteggere e nutrire i germogli nelle prime fasi di vita.
"In Somalia, ad esempio, abbiamo sviluppato un progetto con il Governo locale per seminare aree aride e difficilmente accessibili", racconta Marras. "Utilizziamo un sistema, l'S-Box, che permette di distribuire oltre 1.200 semi per volo, coprendo fino a 12 ettari in 15 minuti". Il drone, operando in automatico su percorsi predefiniti, permette interventi rapidi, precisi e senza esposizione diretta degli operatori alle condizioni ambientali spesso proibitive.
Questa tecnologia ha anche il pregio di essere a zero emissioni dirette, se i droni sono ricaricati con energia da fonti rinnovabili, e può rivelarsi una risorsa chiave nelle politiche internazionali di contrasto al cambiamento climatico. Dai boschi devastati dagli incendi in Giappone alle savane africane in desertificazione, il drone promette di diventare uno strumento cruciale nella rigenerazione del paesaggio.

Sui droni vengono caricate delle palline di argilla contenenti semi e fertilizzanti
(Fonte foto: Aermatica 3D)
Uno strumento in continua evoluzione
"I droni in agricoltura non sono più solo strumenti per il monitoraggio o la difesa. Sono mezzi versatili che trovano applicazione ovunque ci sia bisogno di efficienza, precisione e accesso a zone complesse”, conclude Paolo Marras.
Con l'evoluzione della normativa e delle tecnologie, è probabile che in futuro emergeranno nuove applicazioni oggi ancora inesplorate. Come si suol dire: l'unico limite è la nostra immaginazione.































