Qual è la formula magica per gestire in maniera sostenibile un oliveto? Prendersi cura del suolo, mantenendo e/o incrementando il contenuto di sostanza organica.

 

Un concetto fondamentale soprattutto per gli olivicoltori delle regioni del Sud Italia, quelle con il più alto rischio di desertificazione dovuto proprio alla mancanza di sostanza organica nel suolo.

 

Per questo il progetto Eit Food dell'Unione Europea, insieme alla Ong di Milano Deafal, hanno deciso di organizzare un corso di 2 giorni, gli scorsi 30 e 31 agosto 2023, a Rotondella (Mt) in Basilicata, dedicati interamente all'olivicoltura e alle pratiche di agricoltura organica e rigenerativa.

 

Eit Food è un'organizzazione europea incentrata sull'innovazione che discute della costruzione di un sistema alimentare adatto al futuro, in grado di produrre cibo sano e sostenibile per tutti. Deafal invece è una Ong che si occupa di cooperazione internazionale e di promuovere metodologie innovative in campo agronomico fornendo consulenza a 200 aziende agricole nel campo dell'agricoltura organica e rigenerativa.

 

Uno dei principi alla base dell'agricoltura organica e rigenerativa è la rigenerazione dei suoli attraverso pratiche che aumentino la loro fertilità, valorizzando gli scarti aziendali, diminuendo l'uso di sostanze chimiche di sintesi e rivalutando le risorse genetiche locali, con lo scopo più grande di rigenerare anche gli ecosistemi e la biodiversità.

 

La struttura del corso

Al corso hanno partecipato più di una 30ina di persone tra agricoltori e olivicoltori provenienti da diverse regioni d'Italia (Basilicata, Puglia, Sicilia, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia e Abruzzo), proprietari di aziende agricole e piccoli o grandi oliveti a conduzione convenzionale, biologica o biodinamica.

 

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Tutti i partecipanti del corso

(Fonte: Eit Food)

 

I partecipanti sono stati ospitati presso Villa Lagaria, l'azienda agrituristica di Nicola Suriano olivicoltore e frantoiano.

 

Il corso è stato tenuto da Matteo Mancini, coordinatore tecnico di Deafal, Massimo Quinto, consulente di agricoltura biologica, Giovanni Lacertosa e Pino Mele dell'Agenzia Lucana di Sviluppo e di Innovazione in Agricoltura (Alsia) e da Stefania d'Alessandro della Regione Basilicata.

 

2 giorni di approfondimento e formazione sulla gestione rigenerativa dell'oliveta, per ottimizzare salute e qualità di suolo, piante e olio attraverso sessioni in aula, campo e oleificio.

 

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Le lezioni teoriche durante il corso

(Fonte: Eit food)

 

Durante il corso sono stati trattati i seguenti temi:

  • principi e tecniche dell'agricoltura organica e rigenerative per l'olivicoltura;
  • panoramica della coltivazione, dall'impianto alle esigenze nutritive durante le diverse fasi fenologiche della coltura;
  • qualità del prodotto finale e aspetti chimici e organolettici;
  • lavorazioni del suolo, da strumento agronomico a possibile perdita di fertilità;
  • inerbimenti e sovesci;
  • gestione biologica delle avversità;
  • gestione delle potature;
  • strategie di concimazione organica e minerale con approfondimento sulla produzione di ammendanti e biostimolanti a partire dalle risorse aziendali.

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Assaggio dell'olio

(Fonte: Eit Food)

 

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Visita presso Oleificio Trisaia

(Fonte: Eit Food)

Le prove in campo per valutare la qualità del suolo

Per valutare in maniera semplice e veloce la qualità del terreno sono state proposte delle prove in campo. Queste non vogliono sostituire le analisi del terreno vere e proprie, quanto integrarsi a queste al fine di monitorare periodicamente il terreno e valutare i miglioramenti o i cambiamenti del suolo a seconda delle tecniche agricole utilizzate.

 

Usando una vanga si può estrarre una fetta di terreno e osservare semplicemente ad occhio nudo alcune importanti caratteristiche fisiche del suolo che permetto di valutarne la qualità.

 

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Valutazione della qualità del terreno

(Fonte: AgroNotizie®)

 

In primis, con questo metodo si può capire quasi subito se è presente o meno una suola di lavorazione o comunque un certo grado di compattamento del terreno: se il terreno è povero di sostanza organica e viene lavorato spesso, il peso dei trattori può compattare i primi centimetri di terreno creando via via uno strato impermeabile all'acqua e asfittico, in cui le radici delle piante fanno fatica a svilupparsi. In questi casi scavando con la vanga osserviamo degli strati di terreno scagliosi o lamellari compattati e difficilmente disgregabili.

 

Un terreno sano non è compattato e ha un buon equilibrio tra macropori e micropori creati dalla macrofauna e dalle radici delle piante, dove passano acqua e aria. Un terreno del genere è costituito da palline o granuli rotondeggianti e toccandolo dà una sensazione di un morbido strato ovattato.

 

Dopo di che si può continuare osservando la quantità e la profondità delle radici e la presenza o meno di organismi importanti per la fertilità dei suoli, come i lombrichi. Anche annusare il terreno e osservarne colore è molto utile: un terreno fertile è ricco di funghi benefici, ha un odore di bosco e un colore scuro; un terreno compattato ha odore di marcio o di fogna, segno del fatto che stanno avvenendo reazioni anaerobiche.

 

Per conoscere la stabilità della struttura del suolo, un parametro definito dalla forma e dalla dimensione degli aggregati, in un recipiente si può ricoprire di acqua (piovana o di irrigazione) una zolla di terreno per alcuni minuti. Se c'è molta dispersione, cioè il terreno si disgrega in sempre più piccole particelle, vuol dire che gli aggregati non sono molto legati tra loro e c'è poca sostanza organica; al contrario non c'è disgregazione in acqua quando c'è una buona dotazione di sostanza organica del terreno che tende a mantenere salda la struttura degli aggregati.

 

Per avere un'idea della tessitura del terreno, cioè la percentuale delle principali particelle minerali (sabbia, limo e argilla), si può mettere un volume di terra all'interno di un vasetto con 2 volumi di acqua. Agitando per far disgregare gli aggregati, dopo diversi minuti si può osservare la sabbia che deposita sul fondo, il limo che resta a metà e l'argilla che si trova nello strato più alto, e così si possono facilmente identificare le loro percentuali. Conoscere questo parametro è importante perché la tessitura condiziona sensibilmente tutte le altre proprietà del terreno e non può essere modificato dall'uomo. Per esempio, dal punto di vista chimico, i terreni migliori sono quelli argillosi perché trattengono minerali ma sono i più difficili da lavorare.

 

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Valutazione della tessitura del terreno

(Fonte: AgroNotizie®)

 

Tra sovescio e fertilizzazione biologica dell'oliveto

Applicare i principi dell'agricoltura organica e rigenerativa in oliveta significa riciclare il materiale di potatura, impiegare piante erbacee di copertura da sottoporre a sovescio e utilizzare fertilizzanti organici, il tutto per mantenere o incrementare il contenuto di sostanza organica nel suolo.

 

Trinciare i residui di potatura in campo garantisce una buona riserva di azoto. Molti agricoltori, soprattutto nel Sud Italia, sono abituati a bruciare questi scarti che in realtà rappresentano una risorsa di lignina, serbatoio di sostanza organica che si degrada molto lentamente.

 

Mantenere il terreno coperto da piante erbacee apporta una serie di importanti benefici per la coltura: le radici lavorano meccanicamente il terreno, così da aumentare la ritenzione di acqua e l'arieggiamento del terreno e migliorare quindi la permeabilità e la struttura del terreno, aumento della presenza di microrganismi benefici e loro biodiversità, aumento della sostanza organica e protezione dall'erosione.

 

L'inerbimento può essere spontaneo o non spontaneo (semina di miscugli adatti), permanente o temporaneo. Per capire se l'inerbimento spontaneo fa al caso nostro si può fare una analisi floristica delle piante che spuntano in campo in primavera. In ogni caso in oliveto l'inerbimento consigliato è quello temporaneo nel periodo invernale, perché da maggio in poi ci si deve concentrare sulla produzione di olio e quindi sulla crescita della drupa e le piante erbacee potrebbero essere troppo competitive.

 

Un buon risultato si ottiene quando in campo c'è tanta erba dalla quale si possono ricavare anche 50-65 tonnellate ad ettaro di biomassa fresca.

 

In primavera si può così fare il sovescio trinciando, sfalciando o alettando le piante erbacee. Lo sfalcio e soprattutto l'alettamento hanno il vantaggio di garantire una buona copertura del terreno per tutta l'estate.

 

Per quanto riguarda la concimazione in agricoltura organica e rigenerativa sono molto utilizzati il distillato di legno, il biochar oppure il compost tea

 

Il distillato e il biochar sono entrambi sottoprodotti della produzione di energia per pirolizzazione. Il primo ha un buon effetto inibente verso le malattie fungine e batteriche in alternativa al rame; il biochar invece non è un vero è proprio concime o fertilizzante, ma si carica di acqua e contribuisce a migliorare la struttura del terreno.

 

Durante il corso è stata fatta una dimostrazione della produzione del compost tea. Consiste nell'estrarre dal letame molecole biostimolanti: in una tanica ad 1 volume di compost vanno aggiunti 5 volumi di acqua che ogni 3 ore vanno ossigenati per 15 minuti. Dopo 3/5 giorni tutte le proprietà di soppressività e biostimolanti sono estratte e diluite in acqua e il prodotto può essere applicato sulla coltura anche per via fogliare.

 

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Dimostrazione della produzione del compost tea

(Fonte: AgroNotizie®)