Delegare alle macchine le attività in campo è possibile e lo hanno dimostrato in Gran Bretagna, dove l'Harper Adams University ha portato a termine con successo il progetto Hands free hectare. Si tratta di un ettaro di orzo coltivato da trattori e attrezzature completamente autonomi. Un campo dove nessun uomo ha mai messo piede, dalla lavorazione del terreno fino alla trebbiatura, passando per la semina e la concimazione.

"Affidare le attività colturali a robot intelligenti è ormai possibile e noi lo abbiamo dimostrato", spiega ad AgroNotizie Jonathan Gill, il ricercatore dell'Harper Adams University a capo del progetto. "Quello su cui oggi ci stiamo focalizzando è la gestione dell'imprevisto, di quegli avvenimenti non specificatamente contemplati che le macchine in campo, anche se dotate di intelligenza artificiale, non riescono a gestire e che possono portare il sistema a bloccarsi".



Facciamo una premessa: affidarsi ai robot, intesi come macchine autonome capaci prendere decisioni da sole e imparare dai propri errori, ha senso se poi l'agricoltore può impiegare in altro modo il suo tempo. È uno spreco di risorse invece se l'operatore deve stare a bordo campo per intervenire in caso di problemi. Per rendere possibile una gestione autonoma del lavoro, agli algoritmi che governano le attrezzature e i trattori deve essere insegnato a gestire l'imprevedibile.

Oggi i robot vanno in blocco quando ad esempio si trovano davanti un animale, oppure un masso o un palo dell'elettricità. E non sanno neppure gestire variazioni non previste del terreno. Se ad esempio dopo una pioggia abbondante l'argine di un canale cede, la macchina con buona probabilità finirà nell'acqua. La stessa cosa vale per la calibrazione delle attrezzature. Gli algoritmi di intelligenza artificiale non sono così raffinati da aggiustare l'assetto delle attrezzature, come ad esempio la profondità di semina.

I robot sono dunque destinati a rimanere nei laboratori di ricerca? Non proprio, perché la tecnologia sta facendo passi avanti enormi, rendendo le macchine sempre più intelligenti. Ma in futuro a cambiare sarà proprio il lavoro dell'agricoltore.

Con la Brexit che si avvicina gli agricoltori britannici si stanno preparando ad una carenza di manodopera che oggi proviene prevalentemente dai paesi dell'Est Europa. Per raccogliere frutta e verdura o per lavorare nei campi e negli allevamenti, la Gran Bretagna avrebbe bisogno di una nuova fonte di forza lavoro e i robot possono rappresentare una valida soluzione. Tanto che sono diverse le aziende che stanno investendo milioni di sterline per sviluppare queste tecnologie. Durante il Word Agri-Tech Innovation Summit di Londra (di cui AgroNotizie è partner), erano diverse le aziende che hanno presentato soluzioni per la raccolta di frutta e verdura (come mele o asparagi) fino ad arrivare, come abbiamo visto, alla lavorazione di campi interi.



"In futuro l'agricoltore o il contoterzista lavorerà dal proprio ufficio che sarà molto simile ad una centrale di controllo dalla quale supervisionerà diverse macchine in campo. Le future intelligenze artificiali riusciranno a gestire molto meglio gli imprevisti e l'agricoltore dovrà entrare in campo per risolvere solo quei problemi che non sono affrontabili in remoto", spiega Gill. "Una sola persona sarà così in grado di gestire differenti trattori, attrezzature, ma anche una nuova generazione macchine come droni, raccoglitrici di precisione e sensori per la sorveglianza delle colture".

Perché questo scenario si concretizzi ci sono però tre ordini di problemi (oltre all'avanzamento della tecnologia). Il primo riguarda i furti di attrezzature, che potrebbero essere più frequenti visto che si muoveranno da sole. Il secondo invece concerne gli aspetti normativi legati alla possibilità per una macchina di non avere un pilota (oggi eventualità non prevista dalla legge).

Infine, un aspetto da non sottovalutare è l'affidabilità e velocità della copertura del segnale mobile in campagna. Per poter sorvegliare e gestire più macchine contemporaneamente l'operatore ha bisogno di una connessione superveloce che gli permetta di vedere in tempo reale quello che sta succedendo in campo, in modo da intervenire in maniera tempestiva.

Basti pensare ad un trattore che non rileva la presenza di un albero caduto o una frana sul terreno. E' essenziale che l'agricoltore o il contoterzista possano intervenire in maniera immediata. La copertura delle nostre zone rurali con il segnale 5G è quindi il prerequisito tecnologico necessario alla diffusione dell'automazione in campagna.

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