Invece lo scorso 4 maggio è apparsa nella sua vera natura: un centro di studio dove Innovagri, avendo come modus operandi "Coltivare pensando", ha presentato la terza versione del progetto "Combi mais idrotechnologies" volto alla messa a punto di un nuovo protocollo maidicolo efficiente e rispettoso dell'ambiente.
L'azienda agricola Folli a Mediglia
Un progetto nato "dal basso"
Avviato nel 2014 su richiesta di alcuni maiscoltori e sviluppato con il patrocinio di Expo 2015, "Combi mais idrotechnologies 3.0" si avvantaggia della collaborazione con l'Università di Torino e di diverse aziende partner quali Syngenta, Netafim, Unimer, Cifo, Kuhn e da quest'anno, a chiudere la filiera, del molino La Veronese.
Secondo l'agricoltore Mario Vigo, presidente di Innovagri e ideatore dell'innovativo protocollo di maiscoltura, "quest'ultima versione del progetto testimonia il fatto che la nostra volontà di innovazione non si è esaurita ad Expo, dove per altro è stata persa un'importante occasione per risolvere alcune delle problematiche che affliggono il comparto agricolo".
Tra queste, i cambiamenti climatici e la crescente richiesta di derrate da parte della popolazione mondiale in aumento, mettono i maiscoltori di fronte a una crescente necessità di nuove soluzioni per la coltivazione del cereale.
"Da uno studio europeo è emerso che, a differenza di altri Paesi europei, meno del 50 per cento dei cittadini italiani è interessato all'agricoltura nazionale, mentre secondo Assosementi la maiscoltura, fondamentale in diverse filiere made in Italy, è a rischio", ha continuato Vigo.
Si tratta, secondo l'agricoltore, di campanelli d'allarme che devono spingere i maiscoltori italiani ad aumentare la quantità e migliorare la qualità del prodotto finale, adottando nuovi protocolli, come quello proposto da Combi mais.
L'agricoltore Mario Vigo, presidente di Innovagri e ideatore di "Combi mais idrotechnologies 3.0"
Come se la passa il mais italiano?
La situazione non è delle più rosee. come ha spiegato Amedeo Reyneri, professore di agronomia all'Università di Torino e coordinatore delle attività in campo del progetto.
"Il trend negativo registrato gli scorsi anni nell'evoluzione della superficie nazionale destinata a mais da granella è stato riconfermato quest'anno con un calo del 3 per cento rispetto al 2015", ha dichiarato l'esperto, che ha illustrato come, sebbene le superfici destinate a mais foraggiero sembrino in leggera crescita, il mais da granella - si stima - è coltivato su soli 720 mila ettari.
Andamento delle superfici destinate a mais da granella in Italia
Le cause del decremento di superficie maisicola sono individuabili nella situazione di instabilità internazionale, che influisce negativamente sui prezzi e sugli investimenti nel settore, nell'aumento dei costi di produzione, nel rallentamento del miglioramento genetico e nelle problematiche relative al meteo.
"La produzione nazionale di mais da granella ha toccato picchi minimi negli anni 2003 e 2015 a causa delle scarse precipitazioni, - ha affermato Reyneri - arrivando nel 2015 a registrare un valore pari a meno 22 per cento se raffrontato al 2014".
Secondo il professore, "altra nota dolente per le coltivazioni del cereale è la maggior diffusione di diversi patogeni, tra cui nel 2015 si sono distinti la piralide, l'Helminthosporium sorokiniana e il genere Aspergillus, responsabile dei marciumi".
Le avversità biotiche, in particolare quelle micotossigene, costituiscono un grave problema per la qualità del mais da granella italiano, che sempre più spesso presenta un maggior contenuto di micotossine rispetto al prodotto comunitario.
Quotazioni del mais nel listino borsa di Milano nel quale si vede il gap tra la quotazione nazionale e quella comunitaria di maggiore qualità
A tutto c'è rimedio
Coltivare mais non è uno scherzo, soprattutto se si considera che la produzione lorda vendibile del cereale ammonta a 1.690 milioni di euro, l'indotto a 19 miliardi di euro e l'incidenza sulla Plv nazionale, pari al 35 per cento, è paragonabile a quella di vino e olio.
"Come già detto in passato, è necessario sostenere la produttività, aumentare l'efficienza e potenziare la difesa, in una parola rinnovare i protocolli di coltivazione del mais, - ha dichiarato Reyneri - coltura chiave per le filiere alimentari, zootecniche ed energetiche lombarde".
In quest'ottica, nel 2015, "Combi mais Idrotechnologies", combinando in modo razionale gli interventi di genetica, lavorazione del terreno, nutrizione, irrigazione, difesa e monitorando ogni fase, ha registrato un calo produttivo del 13 per cento, nettamente inferiore al dato nazionale, a fronte di una granella totalmente priva di micotossine, in particolare di aflatossine, e quindi di elevata qualità.
Quest'anno, sebbene la semina del mais sia stata ritardata ad aprile, la coltivazione ben avviata fa sperare di ottenere una fioritura precoce entro giugno, anche se - fanno sapere dal team "Combi mais" - si dovrà aspettare settembre per parlare dei risultati 2016.
"Combi mais Idrotechnologies 3.0" in pratica
Articolato in 10 punti, il protocollo Innovagri di quest'anno si pone come obiettivi la produzione di 20 mila chilogrammi di granella esente da marciumi per ettaro mettendo a confronto tre approcci produttivi e due tipi di irrigazione.
I 10 punti del protocollo "Combi mais idrotechnologies 3.0"
"Nell'azienda Folli sono già visibili i primi passi fatti su 28 ettari, divisi in quattro appezzamenti e separati dagli edifici aziendali da un bordo Operation Pollinator - ha spiegato da Francesco Scrano, responsabile customer marketing di Syngenta Italia -, con cui miriamo a gestire in modo multifunzionale il territorio e ad aumentare la biodiversità dell'agroecosistema".
La partecipazione di Kuhn è stata fondamentale per preparare il terreno salvaguardandone le funzioni ecologiche: prima il coltivatore polivalente a denti Cultimer 300 è stato utilizzato per la minima lavorazione di tutte le superfici, poi la seminatrice di precisione Maxima 2 ha distribuito i semi di Sy Brabus, un ibrido ad alto potenziale produttivo già usato in passato, a due diverse densità di semina (8 e 9,5 piante per metro quadrato) con Granverde Top Start 8.35 NP di Cifo.
La seminatrice Kuhn Maxima 2
"Questa volta abbiamo deciso di confrontare - ha specificato Scrano - la subirrigazione con apporto diretto di fertilizzanti Cifo alle radici, adottata su due appezzamenti, con l'irrigazione a scorrimento scelta per le altre due parcelle".
Netafim, oltre ad offrire ali autocompensanti, funzionanti a basse pressioni e resistenti all'occlusione, mette a disposizione le centraline e tre coppie di sensori per il rilevamento della dotazione idrica e per l'individuazione delle differenze tra i volumi di acqua apportati sui 10 ettari sottoposti a subirrigazione e quellisui 20 ettari gestiti con sistema irriguo in superficie.
L'adozione della subirrigazione con fertirrigazione su mais - fanno sapere dall'azienda israeliana - comporta numerosi vantaggi, tra cui aumento della resa e della qualità della granella, incremento del risparmio idrico e miglioramento dell'assimilazione di elementi nutritivi da parte della pianta.
Il sistema di subirrigazione Netafim su mais
Messo a disposizione da Unimer, il concime organo-minerale Flexifert 10.0.20, salvaguarda la sostanza organica umica del suolo per la concimazione di fondo e, a seguire, Super Azotek N32 assicura un adeguato apporto di azoto al mais in sarchiatura.
"Syngenta mette a disposizione non solo i diserbanti Lumax ed Elumis per la difesa dalle malerbe in pre e post emergenza precoce, ma anche l'insetticida Kendo Bi-active e il fungicida Quilt Xcel per la difesa dalla piralide e dai funghi micotossigeni, - ha affermato Scrano - poichè puntiamo ad ottenere granella priva di micotossine, che sarà poi lavorata dal molino dei fratelli Martini, La Veronese".
Una delle parcelle seminate con l'ibrido Sy Brabus
Il nuovo protocollo implementato a Mediglia, oltre a poter contare sul contributo dei partner citati sopra, utilizza il quaderno di campagna di Image Line per registrare tutte le attività svolte in azienda, a vantaggio della rintracciabilità e della sicurezza.
C'è futuro per la maiscoltura
In conclusione, "Combi mais idrotechnologies 3.0" risponde in modo efficace ad alcuni punti della Carta di Milano di Expo 2015, tra cui il rispetto del suolo e dell'acqua, senza trascurare il contenimento dei costi di produzione.
"Nonostante Expo si sia concluso e l'attuale Pac presenti alcuni problemi, ogni agricoltore deve sapersi rinnovare e saper pianificare la produzione di mais in base alle richieste del mercato" ha concluso Vigo.
"Ciò è reso possibile da "Combi mais idrotechnologies 3.0", un progetto che tramite nuove soluzioni integrate può davvero aiutare i maiscoltori italiani in difficoltà a produrre granella di elevata qualità e ad essere competitivi sul mercato".