L'Italia importa il 35% del mais di cui ha bisogno. Grave, molto, pensando che questa coltura è alla base di importanti filiere agroalimentari italiane di pregio. Basti pensare ai salumi e ai formaggi che derivano da maiali e lattifere che hanno nel mais il loro principale alimento.
Il lento declino dell'autosufficienza italiana per il mais sta purtroppo proseguendo, parallelamente alla crescita delle importazioni dall'estero. Un danno per la bilancia commerciale italiana e un vero controsenso pensando all'orgoglio, spesso sconfinante nella boria, con cui si parla di cibo tipico e di qualità e di made in Italy.

Serve quindi investire per riportare le produzioni interne a livelli più consoni di quelli attuali e per tale ragione si sono unite le forze di alcune aziende leader del settore per dare vita a un progetto che ha nella produttività il proprio focus. Ed è così che è nato Combi Mais Idrotechnologies, presentato a Milano il 22 aprile con l'apertura e la moderazione di Matteo Mauri, direttore Affari istituzionali di Expo 2015.

Dopo l'introduzione al progetto, esposta da Mario Vigo, presidente di Innovagri, l'incontro è stato aperto con la disamina storica delle origini e dello sviluppo del mais, condivisa con la platea da Carlo Soave, professore presso il Dipartimento di Biologia dell'Università di Milano, seguito poi dagli interventi di Francesco Scrano, head of customer marketing di Syngenta, e di Paolo Piola, responsabile marketing di Netafim, i quali hanno sintetizzato il valore aggiunto che le rispettive società possono apportare al progetto.

Produrre tanto, ma bene

Ovviamente, per eccellere in quantità e qualità servono genetica, chimica, tecniche irrigue e meccanizzazione innovativa. Ecco infatti perché Innovagri ha coinvolto nel progetto Syngenta per la genetica e i mezzi di difesa, Netafim per le tecniche irrigue, Cifo e Unimer per la nutrizione, Kuhn e Same Deutz-Fahr per la meccanizzazione.  Anche la "vile pecunia" (vile soprattutto quando scarseggia) non va trascurata. Quindi fa parte del team anche Banca popolare di Lodi, riferimento bancario da sempre vocato all'imprenditoria agricola.

L'obiettivo fissato dal progetto è di raggiungere le venti tonnellate di granella per ettaro, minimizzando le risorse impiegate al fine di rendere sempre più produttiva e sostenibile la coltivazione del mais in Italia.
Non resta quindi che aspettare che, tolte le giacche e le cravatte d'ordinanza degli eventi pubblici, i giocatori della partita indossino i panni dei tecnici e degli agricoltori e si dedichino alla parte operativa del progetto, con la speranza che il meteo, quest'anno, sia clemente.