Nata con il Trattato di Roma del 1957 e applicata per la prima volta nel 1962, la Politica Agricola Comune (Pac) è da sempre al fianco degli agricoltori (e non solo). Sì, perché da oltre sessanta anni aiuta i cittadini europei essendo una politica unificante e comune, come peraltro dice il suo nome, che si rivolge a tutti.

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Da sempre ha degli obiettivi ben precisi e piuttosto ambiziosi che riforma dopo riforma, anno dopo anno, continuano ad essere attuali anche se calati in scenari economici, ambientali e sociali diversi. Per il periodo 2023-2027, accanto a quelli "storici" se ne sono aggiunti altri per un totale di dieci, che rappresentano la base su cui i Paesi dell'Unione Europea (Ue) hanno elaborato i propri Piani Strategici Pac.

 

Garantire un reddito equo agli agricoltori, aumentare la competitiva, migliorare la posizione degli agricoltori nella filiera alimentare, agire in modo tale da contrastare i cambiamenti climatici, tutelare l'ambiente e salvaguardare il paesaggio e la biodiversità. E ancora, sostenere il ricambio generazionale, sviluppare aree rurali dinamiche, proteggere la qualità dell'alimentazione e della salute e promuovere le conoscenze e l'innovazione; a quest'ultimo proposito l'Ue punta molto sull'Akis, il Sistema della Conoscenza e dell'Innovazione in Agricoltura.

 

I dieci obiettivi chiave della Pac

I dieci obiettivi chiave della Pac

(Fonte foto: Sito della Commissione Europea)

 

Non è una Pac per donne

Con l'ultima riforma della Pac le risorse messe a disposizione per l'Italia ammontano a oltre 30 miliardi di euro, ma guardando dal punto di vista femminile, purtroppo, il quadro attuale non è dei più positivi.

 

Innovatrici, imprenditrici guida della multifunzionalità in agricoltura e promotrici particolarmente attente della sostenibilità e della tutela del made in Italy, le donne hanno contributo e contribuiscono tuttora alla crescita del settore primario e del mondo produttivo in generale. Ma come sostiene Donne in Campo, l'associazione al femminile di Cia - Agricoltori Italiani nata nel 1999 con l'obiettivo di favorire l'integrazione di genere nel settore agricolo, "la fase degli investimenti sul futuro, da parte loro, rischia di finire inghiottita da un più incisivo vuoto istituzionale".

 

Nella Politica Agricola Comune non ci sono delle misure specifiche per l'imprenditoria femminile; nemmeno nel Secondo Pilastro, quello dedicato allo sviluppo rurale, si trovano misure ad hoc, come evidenzia l'associazione. E a livello nazionale non va meglio perché anche qui mancano azioni concrete da parte del Governo destinate alle donne che lavorano nel settore agricolo.

 

"Restava il Fondo Più Impresa di Ismea (entro cui era confluito il Fondo Donne in Campo) dedicato a giovani e donne che vogliono subentrare nella conduzione di un'azienda o ampliare la propria attività con mutui agevolati e contributi a fondo perduto, ma non è stato rifinanziato dalla Manovra di Bilancio 2023-2024. La nostra organizzazione nazionale Cia - mette in luce Donne in Campo - ne ha sin da subito sollecitato la necessaria proroga".

 

"C'è poi il Fondo Impresa Donna, l'incentivo nazionale che sostiene la nascita e il consolidamento delle aziende al femminile promosso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy - continua l'associazione - che ammette ai finanziamenti le imprenditrici di tutti i settori, tranne quelle impegnate nella produzione agricola".

 

Non mancano dunque solo le risorse economiche, ma anche gli strumenti e le azioni concrete per poter progettare e pianificare le attività partendo da garanzie di reddito solide, di credito e gestione del rischio. D'altro canto anche i numeri parlano chiaro: dall'analisi dell'Osservatorio per l'imprenditorialità femminile Unioncamere-InfoCamere nel 2022 si contavano 6mila imprese femminili in meno rispetto al 2021. A fine 2022 le imprese femminili registrate erano 1.337mila, il 22,21% del totale delle imprese; l'agricoltura (dove le donne a capo di un'impresa sono 203mila e pesano per più del 28% del totale) ne ha perse oltre 4mila.

 

Donne e agricoltura, si può fare!

Sarà il loro modo di essere, la loro natura, sarà il fatto di essere sempre attente ai dettagli e di essere rinomate per la loro capacità multitasking, ma le donne continuano ad essere una parte attiva nel settore nonostante le difficoltà e i numeri in discesa. Sostenibilità, promozione, divulgazione, comunicazione, sviluppo, impegno e tutela sono solo alcune delle parole chiave che da sempre accompagnano il lavoro quotidiano delle imprenditrici agricole, sia in campo che fuori dal campo.

 

Un esempio in campo è quello di Alice Cerutti, agricoltrice di Cascina Oschiena, una realtà dove 25 ettari della superficie agricola sono dedicati a riserva naturale. L'area è da sempre coltivata a riso, ma da quando Alice ha deciso di prendere in mano la Cascina la gestione è stata impostata in modo da rispettare l'ambiente, conservarlo e ripristinarlo, con un'attenzione speciale alla biodiversità. Si trova a Crova, in provincia di Vercelli, ed è appunto un luogo dove si tutela la biodiversità con l'innovazione.

 

Cascina Oschiena: Alice Cerutti racconta la sua storia

 

Comunicare l'agricoltura

Non mancano poi le iniziative fuori dal campo, dove l'empowerment femminile, la parità di genere, l'importanza della comunicazione e della sensibilizzazione la fanno da padrona.

 

Oltre alle Donne in Campo di Cia - Agricoltori Italiani c'è l'Associazione Nazionale Le Donne dell'Ortofrutta, nata nel 2017 con lo scopo di dare voce a un comparto tanto affascinante quanto complesso come quello ortofrutticolo e di farsi promotrice di un cambiamento all'interno del settore stesso. Oggi riunisce 132 socie e per il 2024 sono numerose le attività in programma.

 

Nel corso dell'anno si svolgeranno infatti varie iniziative a livello territoriale, a cura delle coordinatrici regionali, che sono volte a far conoscere l'associazione e la sua attività, a promuovere il consumo di ortofrutta e sensibilizzare sull'importanza di un'alimentazione sana. Fra i principali progetti che prenderanno forma quest'anno c'è anche l'istituzione del premio di laurea in memoria di Annabella Donnarumma, professionista che ha lasciato un segno fondamentale nel mondo dell'ortofrutta e del retail. La borsa di studio è rivolta a giovani ricercatrici universitarie.

 

Non mancheranno poi i corsi di formazione e di empowerment femminile e le attività social come il format Pillole di Ortofrutta: brevi clip video dove i protagonisti sono i prodotti di stagione e che vogliono promuovere le eccellenze ortofrutticole italiane. Ma la grande novità del 2024 riguarda il Premio Danila Bragantini, che per la prima volta si apre oltre l'ortofrutta, invitando le imprenditrici e gli imprenditori (sì, è aperto anche agli uomini!) di ogni comparto a presentare progetti innovativi per promuovere la parità di genere e per prevenire la violenza e i crimini sulle donne. Le candidature sono aperte fino al prossimo 15 maggio.

 

Proprio Le Donne dell'Ortofrutta (ma non solo) sono state le protagoniste del podcast di seguito curato dalla giornalista Barbara Righini.

 

Ascolta l'intervento di Carola Gullino, presidente dell'Associazione Nazionale Le Donne dell'Ortofrutta e di Laura Damiani, cotitolare dell'azienda ortofrutticola Orsini & Damiani.
Puoi trovare tutti i podcast della playlist "Coltiviamo innovazione" in questa pagina

 

Un'altra realtà tutta al femminile è quella delle Donne della Vite, dove coltivatrici, ricercatrici, agronome, giornaliste, enologhe (e tante altre), sono strettamente legate al mondo della vite. L'associazione nasce proprio con lo scopo di promuovere e valorizzare il ruolo delle donne nel mondo vitivinicolo ed essere un punto di riferimento e di aggregazione per le operatrici di questo settore, favorendone al tempo stesso l'incontro con il pubblico finale. Tutto questo realizzando delle attività culturali, formative e divulgative come convegni, seminari, visite tecniche e corsi.

 

Particolare attenzione è posta al tema della sostenibilità sociale nella filiera vitivinicola. Un tema che da sempre si affianca a quello della sostenibilità ambientale e delle sostenibilità economica ed un tema che sta assumendo un valore crescente per le aziende vitivinicole, sia per l'accesso ai fondi pubblici, sia per il completamento di percorsi di certificazione, che per la sua importanza nella comunicazione e nella costruzione della brand reputation.

 

Altra iniziativa ideata nel 2016 delle Donne della Vite e che continua tuttora è il progetto DiVento - Vino sostenibile e solidale per la Casa di Anita. Una casa gestita a Nairobi (Kenya) da Amani Onlus che accoglie le bambine di strada dando loro un rifugio, un ambiente familiare dove crescere e una scuola dove studiare, apprendere un lavoro e porre le basi per il futuro.

 

Queste sono solo alcune delle realtà che hanno come protagoniste le donne, ognuna con le sue caratteristiche e peculiarità, perché anche se sembra che le imprenditrici agricole siano state dimenticate a livello nazionale ed europeo, la forza delle donne vince sempre.


Il logo del progetto CAP4AgroInnovation

 

CAP4AgroInnovation è il nuovo progetto di Image Line®, cofinanziato dall'Unione Europea, dedicato all'innovazione in agricoltura e alle opportunità offerte dalla Pac.

Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito

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