Greche? Portoghesi? Italiane? Non importa, costano comunque care. L'Ufficio Statistico dell'Unione Europea, l'Eurostat, segnala un ulteriore rialzo del prezzo dell'olio d'oliva nell'Ue del 50% a inizio 2024, con un'inflazione del 45% solo in Italia. Esportiamo di meno, consumiamo peggio, ma importiamo di più: +44,7% dai Paesi extra Ue. Scorte ai minimi storici e il meteo ballerino non aiuta.
I dati Eurostat
Nel gennaio 2024, l'ente statistico europeo segna un aumento medio del 50% in tutta Europa del prezzo dell'olio di oliva rispetto all'anno precedente, con aumenti del 37% ad agosto, del 44% a settembre e il picco massimo del +51% a novembre. L'inflazione nel nostro Paese è stata del 45%, con Portogallo (+69%), Spagna (+63%) e Grecia (+67%) a registrare i prezzi più alti.
La produzione cala
Il rialzo del prezzo dell'olio di oliva sembra fare il paio con un calo generale della produzione di olio di oliva in Europa, che passa dai 2 milioni e 272mila tonnellate dell'annata 2021-2022 al milione e 392mila tonnellate del 2022-2023, una discesa di quasi la metà.
La previsione per il 2023-2024 dalla Commissione Europea è quella di una stabilizzazione della produzione rispetto ai due anni precedenti, con la Spagna (+15%) e l'Italia (+20) a trainare il mercato.
Esportiamo di meno, consumiamo peggio
Il rialzo del prezzo si riflette anche in un calo generale dei consumi intra Ue: la previsione per l'anno 2023-2024 è di 1 milione e 170mila tonnellate di olio di oliva consumato, rispetto al milione e 232mila tonnellate del biennio 2022-2023. Un ribasso che si traduce anche in un calo dell'export extra Ue del 30% rispetto al biennio 2022-2023.
Import: +44,7% dai Paesi extra Ue
Il ribasso della produzione si trasforma in un aumento generale del 44,7% di importazione dai Paesi terzi, con Cile (+55.241,7%), Siria (+1.029%), Turchia (+320,3%) e Argentina (+274,1%) a registrare aumenti vertiginosi di scambi rispetto al biennio 2022-2023.
Il meteo ballerino non aiuta
Il Rapporto Ismea sulla situazione dell'olio di oliva risalente a luglio 2023 cita il meteo ballerino di inizio anno come problema principale affrontato dagli olivicoltori italiani, con la Puglia in carica a trainare da sola il settore. L'alternanza tra siccità e pioggia ha rovinato la fioritura degli olivi in Nord e Centro Italia, con problemi analoghi nella Calabria tirrenica. Una situazione che si è poi riflessa in un calo generale della produzione italiana del 26,8% rispetto all'annata 2021-2022.
Le scorte ai minimi
Nemmeno il ricorso alle scorte di olio può aiutare ad appianare la situazione. La Commissione ha registrato per ottobre 2023 un minimo storico di disponibilità in tutti i ventisette Stati membri, con circa 400mila tonnellate immagazzinate e una situazione, fortunatamente, in rialzo fino al milione di tonnellate in riserva per gennaio 2024.
In ogni caso l'Ue resta in allerta: se le scorte dovessero rimanere così basse, con un trend dei consumi costante, si potrebbero esaurire prima dell'avvio della prossima annata.