Il maltempo che ha colpito il Sud Italia - pur senza conseguenze particolarmente catastrofiche - ha comunque duramente danneggiato le campagne, in particolar modo in Sicilia, Puglia e Campania, dove molti raccolti sono decisamente in forse.
Leggi anche Alluvioni e frane piegano Emilia Romagna e Marche, danni anche in Puglia
Sicilia, Confagricoltura chiede lo stato di emergenza
Il ciclone "Nino" che ha colpito duramente la Sicilia Nord Orientale e la Sud Orientale ha creato ingenti danni all'agricoltura, in particolare nel Catanese, Ragusano e Siracusano dove le coltivazioni sono state colpite da forti raffiche di vento e piogge impetuose.
I venti hanno danneggiato i frutticini di agrumi e causato la cascola, compromettendo la qualità per la prossima campagna. Agrumi, ulivi ed altre specie da frutto sono state spezzate dal forte vento o addirittura sradicate. Le forti piogge hanno causato smottamenti e hanno danneggiato le colture cerealicole e foraggere, soprattutto a chi aveva già sfalciato e lasciato sui campi le rotoballe di fieno o ancora causato allettamento sul grano duro.
Infine, a completare l'opera, la cenere vulcanica caduta nella giornata di domenica 21 maggio 2023, ha causato danneggiamenti a moltissime colture quali ortaggi che non potranno essere venduti, danni diretti e indiretti a frutticini di agrumi e alle colture frutticole. Si contano enormi danni anche alle strutture serricole di uva da mensa, ortaggi e vivai, ma anche di pomodori, produzioni di eccellenza che oggi spuntano importanti prezzi sul mercato. Le zone interessate sono soprattutto il Siracusano e il Ragusano dove il vento ha divelto le strutture. Almeno il 20% di raccolto di carrubbe a terra, per il fieno anche l'80%.
"La conta dei danni ancora non è terminata" è il primo commento del presidente di Confagricoltura Sicilia, Rosario Marchese Ragona. "La nostra agricoltura continua a soffrire e il ciclone ne ha solo accentuato le difficoltà. Nei prossimi giorni incontrerò l'assessore all'Agricoltura, chiedendo di attivare immediatamente un tavolo crisi, dove prevedere misure di ristoro o sospensione momentanea dei pagamenti in conto capitale e in conto interessi dei finanziamenti, sgravi fiscali e altre misure compensative per ristorare i danni subìti e le perdite economiche".
"Limitare le conseguenze dei fenomeni meteorologici avversi non basta - continua Marchese Ragona - occorre un piano d'azione strutturato ed integrato a livello regionale, che contempli misure di investimento per la prevenzione. Un piano condiviso anche con il mondo assicurativo per garantire maggiori tutele alle imprese con polizze costruite sulla base delle necessità degli agricoltori".
Confagricoltura Sicilia è vicina alle aziende in difficoltà, fa appello alle Istituzioni affinché si dichiari lo stato di emergenza regionale e quello di calamità nazionale e che sia data piena operatività da parte della Regione Sicilia all'Osservatorio Regionale sui Cambiamenti Climatici.
Leggi anche Alluvione in Romagna, il Governo mette sul tavolo 2 miliardi euro per la ricostruzione
Puglia, perso il 50% del foraggio
A causa del maltempo delle ultime settimane con le bombe d'acqua che hanno allagato le campagne è andato perso il 50% del foraggio per alimentare gli animali nelle stalle, perché è stato allettato dalle violente piogge e snaturato, per cui risulta duro e privo delle sostanze nutritive, con ritardi di oltre 15 giorni nella raccolta. A denunciarlo è Coldiretti Puglia che lancia l'allarme sulla raccolta del foraggio in Puglia, soprattutto nelle aree a forte vocazione zootecnica dove le campagne sono tuttora impraticabili per le violente piogge delle ultime settimane.
Il rischio è l'ulteriore aumento del costo dei mangimi, schizzati già a causa del rialzo delle quotazioni delle principali materie prime quali soia, mais, cereali e foraggio anche a causa dell'attuale crisi Ucraina - spiega Coldiretti Puglia - con gli allevatori che devono garantire scorte di cibo agli animali chiusi nelle stalle.
In tre anni dal 2019 al 2022 in Puglia hanno già chiuso 266 stalle, con l'emergenza economica - insiste Coldiretti Puglia - che mette a rischio la stabilità della rete zootecnica, importante non solo per l'economia ma perché ha una rilevanza sociale e ambientale perché quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate.
Va garantita la stabilità del settore lattiero caseario che ha un'importanza per l'economia regionale ma anche una rilevanza sociale e ambientale - insiste Coldiretti Puglia - perché quando una stalla chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado dei territori soprattutto in zone svantaggiate.
Campania, perso il 60% delle ciliegie
Troppa acqua dopo un inverno mite, che non ha rafforzato i frutti. È la tempesta perfetta che ha colpito in Campania il frutto che annuncia l'estate: la ciliegia. Lo comunica la Coldiretti Campania, alla luce della ricognizione effettuata sul territorio regionale. Le ciliegie sono letteralmente scoppiate per l'eccesso di pioggia fuori stagione, arrivando a perdite che superano il 60% della produzione. Un colpo pesante per i cerasicoltori.
Leggi anche Cracking: è tutta una questione di cuticola
La Campania è la seconda regione italiana per produzione di ciliegie con circa 30mila tonnellate. I frutti sopravvissuti al maltempo non riusciranno a soddisfare la domanda, pur mantenendo le straordinarie qualità nutrizionali. La produzione è talmente compromessa che l'Apc, Associazione Produttori di Ciliegie, ha annullato lo storico appuntamento con la Festa della Ciliegia a Chiaiano sulle colline di Napoli.
Le ciliegie campane sono un patrimonio di biodiversità con cultivar molto apprezzate come Malizia, Del Monte e Della Recca, che si ritrovano adesso a fare i conti con competitor stranieri dalle caratteristiche qualitative inferiori, standardizzate in termini di colore, polpa e forma.