Se è vero che l'abito non fa il monaco, il nocciolo fa sicuramente l'olivo. È questo il principio che ha spinto un gruppo di ricercatori dell'Università La Sapienza di Roma a lavorare, nell'ambito del progetto Gen4Olive, ad una app per il riconoscimento automatico della varietà di olivo a partire dalla morfologia del nocciolo.


Capita spesso, anzi spessissimo, che gli agricoltori, magari hobbisti, abbiano in campo degli alberi di olivo di cui non conoscono esattamente la varietà. Fino ad oggi per risalire al nome, a meno di costose analisi, si ricorreva al consiglio di esperti, che però non sempre sono in grado di dare una risposta precisa. A salvare gli agricoltori dall'impaccio potrebbe presto arrivare una app.

 

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Riconoscere una varietà di olivo partendo dal nocciolo

"Ogni cultivar di olivo è caratterizzata da un endocarpo (il nocciolo) che possiede alcuni tratti distintivi unici. Analizzandoli è dunque possibile risalire alla varietà", spiega Enzo Perri, direttore del Centro di Ricerca Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura del Crea, sede di Rende (Cs).

 

E così un gruppo di ricercatori de La Sapienza di Roma sta raccogliendo migliaia di foto di drupe appartenenti a circa trecento varietà di olivo presenti nelle collezioni di germoplasma di olivo fornite dai partner del progetto, tra cui il Crea di Rende. I frutti vengono denocciolati e il nocciolo ripulito per poi essere fotografato. Le foto a loro volta vengono date in pasto ad un algoritmo che le analizza per identificare i tratti distintivi. "È un lavoro enorme poiché il sistema per funzionare bene ha bisogno di analizzare moltissime fotografie", spiega Perri.

 

Un oliveto

Un oliveto

(Fonte foto: © Enrico Rovelli - Fotolia)


Quando i dati raccolti saranno sufficienti a rendere il sistema preciso, la piattaforma sarà resa disponibile gratuitamente a tutti gli agricoltori. A quel punto basterà raccogliere un centinaio di olive dall'albero, ripulirle dalla polpa, e scattando una foto al nocciolo sarà possibile conoscere la varietà a cui appartiene.

 

La variabilità genetica dell'olivo, una risorsa ancora inesplorata

L'app per il riconoscimento della varietà è solo una piccola parte di un progetto ben più ampio, denominato Gen4Olive, che vede coinvolti il Crea oltre a sedici centri di ricerca e università tra Europa, Marocco e Turchia. Il progetto, iniziato nel 2021 e che terminerà nel 2024, ha come obiettivo quello di studiare la variabilità genetica e i caratteri di resistenza/tolleranza ai principali stress abiotici e biotici delle diverse cultivar di olivo sparse per il bacino del Mediterraneo, al fine di individuare tratti di interesse per l'agricoltura o per programmi futuri di miglioramento genetico.


"Oggi coltiviamo circa trecento cultivar di olivo, che però rappresentano solo il 5% delle varietà appartenenti a questa specie, che conta moltissimi genotipi", spiega Perri. "In questa variabilità genetica possono essere nascosti tratti di estremo interesse sia per quanto riguarda la resistenza a patogeni, sia per quanto riguarda l'adattabilità ai cambiamenti climatici in corso".

 

Un esemplare di mosca dell'olivo

Un esemplare di mosca dell'olivo

(Fonte foto: Fondazione Edmund Mach)


Sì, perché oggi gli olivicoltori devono far fronte a numerose sfide per quanto riguarda la difesa. Lo sanno bene gli agricoltori pugliesi, alle prese con la Xylella fastidiosa. Ma anche insetti come la mosca dell'olivo (Bactrocera oleae), oppure il fungo Verticillium dahliae causano non pochi grattacapi. Sarebbe dunque interessante sapere quali sono le varietà che sono in grado di resistere meglio a queste minacce.

 

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Già oggi, ad esempio, sappiamo che esistono almeno due varietà di olivo (Favolosa e Leccino) che sono resistenti al batterio della Xylella fastidiosa. Ma è probabile che ci siano altre cultivar in grado di non ammalarsi quando entrano in contatto con questo patogeno. "Per valutare questo genere di resistenze faremo dei test sia in pieno campo che in strutture protette, al fine di valutare il grado di resistenza", spiega Perri.


L'altro grande filone di studio riguarda l'adattabilità ai cambiamenti climatici. Negli ultimi anni abbiamo assistito a frequenti gelate primaverili, ma anche ad estati particolarmente calde e avare di pioggia, come quella del 2022. Anche in questo caso le differenti varietà saranno sottoposte a stress indotti per valutare la risposta dell'organismo.


"Tutti i dati raccolti durante questi anni di sperimentazione verranno elaborati per identificare quelle varietà che meglio rispondono alle sfide che oggi deve affrontare l'agricoltura. Non escludiamo poi che in futuro si possano prevedere dei programmi di miglioramento genetico che sulla base delle informazioni raccolte portino alla selezione di nuove varietà in grado di adattarsi meglio alle condizioni ambientali e di difesa che caratterizzeranno l'Italia nei prossimi anni", conclude Enzo Perri.