Attenti al prezzo
Sarà un autunno complicato per il settore agroalimentare, quando i rincari dei costi di produzione finiranno per riverberarsi sui prezzi al consumo.
Con il risultato che o si spenderà molto o si mangerà male.
E' questo in sintesi lo scenario che Luigi Scordamaglia, di Filiera Italia, tratteggia nell'intervista raccolta da Carlo Cambi per le pagine de La Verità in edicola il 4 luglio.
Ai problemi di mercato si aggiunge poi la minaccia delle multinazionali che vogliono appropriarsi dell'alimentazione globale, omologandola.
Ci sono già le fabbriche di latte e carne artificiale, come pure i beveroni proteici.
Prodotti che promettono forti profitti e per conseguirli si usano tutte le "armi", anche quella della denigrazione dei prodotti naturali, sino ad arrivare ad accusare l'agricoltura di essere nemica dell'ambiente.
Poi le politiche europee e la battaglia sull'etichettatura, con la proposta di introdurre il Nutriscore, l'etichetta a semaforo.
C'è uno scontro di visione, afferma Scordamaglia, sulla qualità del cibo fra Nord e Sud.
Ma il vero problema è la mancanza di una strategia europea comune sulle varie emergenze, anche quella energetica.
L'articolo si conclude con una nota positiva, confermando che oggi c'è molta più attenzione quando si parla di alimentazione e agricoltura e della loro importanza.
Agevolazioni per i giovani
Chi non ha ancora compiuto 40 anni e si iscrive per la prima volta alla gestione agricola dell'Inps non paga contributi per due anni, pur maturando i requisiti per la pensione.
Lo scrive Daniele Cirioli su Italia Oggi del 5 luglio, avvertendo che la domanda di esonero va inoltrata entro 120 giorni dalla data di avvio dell'attività.
Per chi non può accedere a questi benefici, l'articolo ricorda che i parametri sui quali fare i calcoli è il reddito medio giornaliero, pari a 60,26 euro, mentre l'aliquota contributiva è del 24%.
A questo va aggiunto il contributo addizionale di 0,69 euro per giornata (sino ad un massimo di 156 giornate).
Occorre poi tenere conto del contributo per gli infortuni sul lavoro (Inail) di 768,50 euro (532,18 per aree svantaggiate).
Sui tempi per la presentazione della domanda di esonero va precisato che ai 120 giorni dalla data di inizio attività si aggiungono i 90 giorni entro i quali denunciare la stessa.
In pratica per l'esonero contributivo i termini per la domanda si allungano sino a 210 giorni.
Per fare un esempio, si legge in conclusione, per chi ha iniziato l'attività il primo gennaio il termine ultimo è il 30 luglio.
Siccità, i soldi dell'emergenza
All'Emilia Romagna andranno 10,9 milioni di euro, al Friuli Venezia Giulia 4,2 milioni, alla Lombardia 9 milioni, al Piemonte 7,6 milioni e infine 4,8 milioni al Veneto.
Sono i fondi destinati alle regioni per le quali è stato decretato lo stato di emergenza in conseguenza del perdurare della siccità.
Ne parla Il Giornale del 6 luglio anticipando che il prossimo passo sarà la nomina di un "Commissario" al quale affidare il compito di gestire questa emergenza.
Il ministro alle Infrastrutture, Enrico Giovannini, ha sottolineato nel frattempo la criticità del sistema idrico nazionale per la frammentazione degli operatori del comparto e per la scarsa capacità organizzativa.
Alle regioni per le quali già è stato dichiarato lo stato di emergenza potrebbero presto aggiungersene altre.
Liguria, Toscana, Umbria e Marche sono infatti in procinto di chiedere di essere annoverate in questo gruppo.
Intanto l'emergenza idrica, conclude l'articolo, sta creando gravi danni al settore agroalimentare e in particolare agli allevamenti.
Latte artificiale, tanti dubbi
C'è chi promette (una multinazionale israeliana) di produrre latte senza ricorrere alle vacche.
SI tratta ovviamente di un latte artificiale "fabbricato" in laboratorio ricorrendo a metodi particolarmente complessi, come spiegano Caterina e Giorgio Calabrese sulle pagine del settimanale Famiglia Cristiana in edicola il 7 luglio.
Per produrlo è necessario copiare il gene responsabile della produzione del latte nelle vacche e inserirlo in un lievito.
Collocato in appositi fermentatori, questo lievito dovrà produrre le proteine del latte, alle quali andranno aggiunte in laboratorio vitamine e sali minerali, grassi e zuccheri.
Siamo molto oltre gli Ogm, vorrei aggiungere a quanto scrivono gli autori dell'articolo e non capisco perché se da una parte Bruxelles ne vieta la coltivazione, dall'altra plaude a questi prodotti iperprocessati come il latte o la carne artificiale. Misteri europei...
Continuando nella lettura dell'articolo, si legge che questa politica rischia di aprire la strada a false filiere del latte che non proteggeranno la salute dei consumatori.
Dietro a queste iniziative sono presenti nomi di multinazionali e di grandi investitori.
Già nella carne artificiale sono stati immessi capitali enormi.
Questi prodotti, conclude l'articolo con toni forse eccessivamente apocalittici, rischiano di essere l'equivalente del meteorite che sterminò i dinosauri.
In ogni caso, aggiungo, mi pare più consigliabile scegliere il latte "vero".
Prelazione, cosa cambia
Le norme in tema di prelazione fanno ancora riferimento a contratti da tempo inesistenti, come la mezzadria, la colonia o la compartecipazione.
Motivo che richiederebbe un aggiornamento di tutta questa complessa materia, come scrive Francesco Giuseppe Carucci su Il Sole 24 Ore dell'8 luglio.
Nel frattempo sono intervenuti tuttavia vari provvedimenti tesi a risolvere i problemi più evidenti.
L'ultimo in ordine di tempo è quello contenuto nel Dl "Aiuti", che all'articolo 20 bis integra le disposizioni già esistenti.
Il diritto di prelazione, si ricorda nell'articolo, è riconosciuto all'affittuario del fondo in vendita e al confinante dello stesso.
Ora con questo aggiornamento si pongono alcuni limiti che riguardano i terreni acquistati o messi in vendita da Ismea.
I limiti si riferiscono anche alle situazioni nelle quali siano presenti finanziamenti bancari destinati all'acquisto dei terreni per favorire l'ingresso dei giovani in agricoltura ove sia stata rilasciata garanzia da parte di Ismea.
In pratica il diritto di prelazione si limita al confinante ed esclude l'affittuario.
La contesa del riso
La siccità fa sentire i suoi effetti su tutte le colture, ma le maggiori difficoltà si incontrano per il riso, notoriamente una coltura che richiede grandi disponibilità di acqua.
Piemonte e Lombardia, regioni dove si concentra una parte importante della risicoltura italiana, si stanno contendendo la scarsa acqua a disposizione e non mancano frizioni per la mancata programmazione quando già era evidente che la scarsità di acqua avrebbe costituito un problema.
Di come si sta sviluppando questa contesa ne scrive su Repubblica del 9 luglio Diego Longhin, dando la parola ai protagonisti del settore.
Fra questi, Alberto Lasagna, direttore di Confagricoltura Pavia che invoca una equa ripartizione delle risorse disponibili e ha chiesto al Consorzio Est Sesia di chiudere per qualche giorno le bocche nel novarese per dare acqua alla Lomellina.
C'è chi non è d'accordo e punta il dito sulle maggiori risorse di acqua richieste dalle risaie lombarde rispetto a quelle piemontesi.
Colpa della diversa struttura dei terreni, più sabbiosi e avidi di acqua quelli lombardi, più argillosi quelli piemontesi, che rivendicano così la loro maggiore predisposizione alla coltivazione del riso.
Ma dalla Lombardia replicano che i risicoltori hanno da tempo imparato a risparmiare acqua.
In passato la soluzione ai problemi della siccità arrivava dalle acque del Lago Maggiore, che ora è a sua volta in emergenza.
Finora, si legge in conclusione, l'Est Sesia non ha chiuso le bocche, ma il braccio di ferro fra Lombardia e Piemonte non è ancora risolto.
Risale il prezzo del grano
Nuova fiammata del prezzo del grano e del mais.
A spingere verso l'alto i prezzi, si legge su Verità & Affari del 10 luglio, che cita alcune analisi della Coldiretti, sarebbero le intese fra Usa e Cina per gli approvvigionamenti di cereali.
Così al Chicago Board of Trade, punto di riferimento per il mercato dei cereali, il prezzo del grano è salito a 8,91 dollari e il mais a 6,23 dollari per bushel (35,239 litri)
Si spengono così le speranze per un riequilibrio dei mercati che la possibile riapertura dei porti dell'Ucraina aveva riacceso.
L'Ucraina, ricorda l'articolo, esporta il 10% della propria produzione di grano tenero e il 15% del mais, ma ora bisogna fare i conti con la produzione che si stima si fermerà a 19,4 milioni di tonnellate, con una flessione del 40% rispetto ai 33 milioni di tonnellate degli anni precedenti.
Si contrae anche la produzione europea di grano, che secondo le stime della Commissione si fermerebbe a 286,4 milioni di tonnellate, il 2,5% in meno rispetto alla precedente stagione produttiva.
Calo anche in Italia per il grano, che mediamente sarà del 15% inferiore rispetto al raccolto del 2022 con punte anche del 30% in meno.
Colpa delle minori rese dovute al cambiamento climatico.
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