Dopo quattro giorni di sciopero dell'autotrasporto in Sardegna la situazione degenera con il blocco delle derrate agricole. I camion e i Tir erano rimasti davanti a porti di Cagliari e Olbia e zone industriali con forti rallentamenti sullo sbarco delle merci e - fino al 16 marzo mattina - senza blocchi delle derrate alimentari. Intanto, ieri pomeriggio 17 marzo 2022, arriva la notizia che al Ministero delle Infrastrutture, nelle mani della viceministra Teresa Bellanova, è stato firmato dalle organizzazioni nazionali dell'autotrasporto un protocollo d'intesa con il quale, in cambio di alcune concessioni del Governo le associazioni di categoria nazionali dell'autotrasporto si impegnano a revocare lo stato di agitazione.
Ma mentre c'è attesa per il Consiglio dei Ministri che oggi - 18 marzo 2022 - dovrebbe finalmente decidere le misure sul caro energia, finalizzate, tra l'altro, anche a sterilizzare gli aumenti dei carburanti per circa 0,18/0,20 euro al litro, utilizzando un nuovo modello di accisa mobile, si leva dall'Isola la protesta del mondo agricolo, a causa di un deciso peggioramento della situazione. E gli autotrasportatori minacciano di proseguire le azioni di lotta fino al 31 marzo prossimo "In attesa di conoscere nel dettaglio - è scritto in una nota del raggruppamento Protesta Autotrasportatori Sardi di ieri sera - i termini dell'accordo firmato oggi a Roma". Nello stesso comunicato il raggruppamento afferma: "Allo stesso tempo prendiamo le distanze dai pochi colleghi che, come ci è stato segnalato, sbagliando spesso in preda alla esasperazione, stanno bloccando l'attività di allevatori e agricoltori".
"A Sassari, Olbia, Cagliari e Oristano continuiamo il nostro presidio con senso di responsabilità in un momento per noi drammatico: il taglio delle accise per noi è vitale se vogliamo poter continuare a viaggiare e a fare il nostro lavoro" si afferma ancora nella nota del Raggruppamento.
Inoltre si afferma: "Ai pochi colleghi che stanno impedendo ad agricoltori e allevatori di scaricare mangimi per animali e merci chiediamo di fermarsi e di evitare una contrapposizione che fa male a tutti. La nostra è una lotta per la sopravvivenza delle nostre aziende, non una battaglia contro altri lavoratori che come noi stanno pagando un prezzo altissimo per il caro energia".
Questo l'epilogo della giornata di ieri, cui si giunge dopo un lungo prologo e una lunga serie di comunicati stampa volti a chiedere la fine del blocco dei porti.
Verrascina (Copagri): "Intervenga il Viminale"
"L'agitazione degli autotrasportatori sardi si sta aggravando di ora in ora, tanto da degenerare in un vero e proprio blocco dei porti e della movimentazione delle merci, con ripercussioni a catena sull'ordine pubblico, sull'approvvigionamento degli scaffali della grande distribuzione e sulla tenuta economica di migliaia di imprese agricole sarde e del resto della Penisola". Lo ha dichiarato ieri mattina il presidente della Copagri Franco Verrascina, che ha scritto una lettera in merito al presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Draghi e ai ministri dell'Interno Luciana Lamorgese e delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli.
"In gioco c'è l'interscambio commerciale isolano di numerosi beni, fra i quali i prodotti agricoli, che vengono bloccati prima dell'imbarco e rispediti alle aziende, con incalcolabili danni economici per le imprese agricole, legati all'alta deperibilità delle produzioni", ha detto ancora Verrascina, esprimendo grande preoccupazione e facendo appello al senso di responsabilità di tutte le parti in causa.
Verrascina, infine, ha invitato il Governo, e in particolare il Viminale, a "intervenire per stemperare le tensioni e assicurare il regolare flusso dei prodotti agroalimentari, in particolar modo di quelli deperibili, anche e soprattutto in ragione del fatto che si tratta di un problema di ordine pubblico che si aggrava di ora in ora".
Murgia: "Appello al Governo"
"La Regione è vicina agli autotrasportatori e porterà le loro legittime rivendicazioni davanti al Governo. Bisogna però tutelare i nostri agricoltori che rischiano di essere pesantemente danneggiati dal blocco della movimentazione del prodotto fresco". È l'appello che l'assessore dell'Agricoltura della Regione Sardegna, Gabriella Murgia, ha rivolto ieri agli autotrasportatori che in questi giorni stanno protestando per il caro carburante.
"Capiamo le loro aspettative - ha aggiunto l'esponente della Giunta Solinas - ed è giusto chiedere iniziative per trovare soluzioni di fronte a una situazione che si fa sempre più grave, ma non si possono penalizzare le nostre aziende agricole ai quali viene impedito di mettere in commercio i loro prodotti. È un problema nazionale, che però in Sardegna diventa ancora più drammatico a causa delle condizioni di insularità e pertanto ancora più urgente da risolvere".
"È necessario quindi un intervento immediato del Governo per la vertenza degli autotrasportatori e per il settore agricolo e agroalimentare", ha concluso l'assessora Murgia. "Ed è per questo con tutti gli altri assessori della Commissione Politiche Agricole della Conferenza delle Regioni nel corso dell'ultima riunione straordinaria abbiamo sollecitato misure tempestive con un documento che contiene le proposte per compensare gli effetti della crisi per il comparto".
Organizzazioni agricole della Sardegna scrivono a Solinas
Le dichiarazioni dell'assessora all'Agricoltura della Regione Sardegna sono giunte ieri all'indomani dell'allarme lanciato dai presidenti regionali di Confagricoltura, Paolo Mele, di Cia, Francesco Erbì, e di Copagri, Ignazio Cirronis. "L'agitazione degli autotrasportatori sardi, che da alcuni giorni presidiano i porti dell'Isola con una protesta dovuta ai forti aumenti dei carburanti e condivisibile nel merito, sta iniziando a creare pesanti problemi al comparto agricolo regionale sia sulle merci in arrivo e sia su quelle in uscita. Gli annunciati rallentamenti dei camion stanno portando invece a dei blocchi veri e propri con i prodotti agricoli locali fermati prima dell'imbarco e rimandati indietro nelle aziende" rimarcavano già nella serata del 16 marzo i tre presidenti delle organizzazioni agricole sarde.
"Una situazione del genere rischia di mettere definitivamente a terra migliaia di imprese che da mesi stanno pagando una delle peggiori stagioni climatiche degli ultimi decenni. Carciofi, pomodori, asparagi e tanti altri frutti della terra stanno facendo marcia indietro verso le campagne dove saranno buttati perché andati a male" avevano avvisato i presidenti di Confagricoltura, Mele, di Cia, Erbì e di Copagri, Cirronis.
Per Mele, Erbì e Cirronis - che avevano scritto una missiva urgente, indirizzata al presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas - "Centinaia di migliaia di euro di merci finiranno al macero dopo che gli imprenditori agricoli hanno speso fior di quattrini per la raccolta, gli incassettamenti e l'imballaggio. Ci sono necessità urgenti sul deperimento del prodotto che anche gli autotrasportatori devono capire. O le merci arrivano nel giro di pochi giorni nei banchi di vendita oppure si perde tutto. Inoltre, la mancata consegna nei centri di distribuzione della Penisola porterà al pagamento di gravi sanzioni per il non rispetto degli accordi commerciali".
A rischio c'è inoltre il settore zootecnico - con il comparto ovino assediato dalla siccità e impossibilitato ad utilizzare i pascoli bruciati da oltre novanta giorni di mancanza di piogge - e che necessita pertanto della consegna dei mangimi che giungono sull'Isola. "In numerose aziende le scorte sono ormai agli sgoccioli e se si impediscono gli sbarchi dei tir di granaglie migliaia di animali rischiano di morire di fame" sostengono i tre presidenti.
Consorzio Tutela Pecorino Romano: "Sbloccare i prodotti freschi"
Allarme fatto proprio ieri anche dal Consorzio di Tutela del Pecorino Romano. Il presidente dell'Ente di tutela Giovanni Maoddi - che pur solidarizzando con i camionisti - è stato categorico: "Se continua così, c'è il forte rischio che si debba bloccare la produzione dei prodotti freschi e che dunque il latte non possa più essere ritirato, con danno enorme anche per i pastori che a quel punto potrebbero essere addirittura costretti a buttarlo. Serve una soluzione urgente per evitare che l'intero comparto subisca conseguenze pesantissime, ma intanto chiediamo agli autotrasportatori di garantire immediatamente almeno il trasporto delle merci deperibili in uscita dalla Sardegna e di tutti gli approvvigionamenti necessari alla vita del comparto, dai mangimi al carburante".
Il presidente del Consorzio di Tutela del Pecorino Romano Dop Maoddi, al quarto giorno di blocco, lancia così un allarme-appello sulla difficile situazione che la Sardegna sta vivendo a causa dello sciopero degli autotrasportatori che hanno deciso di bloccare le merci in uscita per protestare contro l'aumento del carburante.
La Sardegna è l'unica regione italiana dove lo sciopero è andato avanti, e ora rischia di creare danni enormi a un sistema già provato dalla pandemia e dai rincari delle materie prime dovute alla guerra in Ucraina. Il blocco riguarda infatti soprattutto le merci in uscita, e dunque colpisce prevalentemente i produttori sardi. "Questo significa che i prodotti sardi rischiano di sparire dagli scaffali dei rivenditori di tutt'Italia", ha sottolineato Maoddi.
"È assolutamente necessario e urgente che Governo e Regione trovino una soluzione immediata. Tonnellate di nostri prodotti freschi sono stati bloccati e sono già da buttare, e presto a subire la conseguenza di tutto questo saranno i pastori, perché per non produrre saremo costretti a non ritirare il latte. Dopo la pandemia e con la guerra in corso, non possiamo rischiare che accada e che si infligga così un altro duro colpo al comparto e all'intera economia dell'Isola", ha concluso Maoddi.
Coldiretti: "Solidarietà, ma fateci imbarcare i freschi"
In serata di ieri ed a notizia ormai diffusa della firma del protocollo d'intesa a Roma tra la Bellanova e i sindacati dell'autotrasporto, giunge anche l'appello di Coldiretti Sardegna: "Tutti i soci di Coldiretti Sardegna, dal Nord al Sud dell'Isola, chiedono agli autotrasportatori di consentire l'imbarco almeno dei prodotti deperibili, perché è giusta e sacrosanta la protesta, ma allo stesso tempo non si deve contribuire ad affossare l'economia sarda come stanno facendo gli speculatori. Non per questo la protesta giusta deve essere sminuita, ma anzi rafforzata e sostenuta trovando alleati in tutta l'opinione pubblica".