La battaglia dello Champagne
Una volta giunto in Russia non potrà chiamarsi "Champagne", ma dovrà accontentarsi del meno nobile appellativo di "spumante".Si apre così una nuova guerra commerciale della quale il 5 luglio si occupano molti quotidiani e fra questi "La Stampa", "QN" o la "Gazzetta del Mezzogiorno", per citarne solo alcuni.
Tutti ripercorrono le tappe di questa nuova disputa che a quanto pare ha origini antiche in quanto il termine champagne, ovviamente scritto in cirillico, è utilizzato da sempre in Russia non per descrivere il nobile vino francese, ma più banalmente per indicare una bevanda tipo spumante prodotta a livello industriale.
Spiegazione che non ha convinto, come intuibile, i produttori di Champagne, che hanno minacciato di interrompere le esportazioni verso la terra degli Zar.
Come finirà questa ennesima contesa commerciale è presto per dirlo, nel frattempo alcuni articoli citano gli ottimi risultati che il nostro Prosecco ha conseguito nell'export verso la Russia, risultati che potrebbero ulteriormente migliorare, anche come conseguenza del "bisticcio" franco-russo.
La disfida delle fiere
E' una disfida tutta nazionale quella che si sta consumando fra due big del mondo fieristico, Milano e Verona. E anche in questo caso il protagonista è sempre il vino.Motivo del contendere è la decisione dell'ente fieristico milanese di lanciare l'edizione 2021 della Milano wine week, che si farà in presenza dal 2 al 10 ottobre.
"Il Sole 24 Ore" del 6 luglio ricorda che proprio quest'anno, causa pandemia, Verona ha dovuto rinunciare al suo Vinitaly, con il quale la sfida milanese è sempre più aperta.
Tanto più che all'interno del salone lombardo è prevista l'organizzazione di una serie di incontri fra aziende, buyer, operatori del settore Horeca e del retail fisico e digitale, come scrive Micaela Cappellini che firma l'articolo.
Federico Gordini, presidente della Milano wine week, spiega che questa quarta edizione della manifestazione sta registrando molte adesioni e si candida a divenire l'hub naturale per il turismo enogastronomico italiano.
il vino "verde"
Si parla di vino anche sul "Corriere della Sera" del 7 luglio, dove si ricorda la recente approvazione del decreto sulla sostenibilità dei vini.Lo ha annunciato il ministro per le Politiche agricole, Stefano Patuanelli, in occasione della assemblea dell'Unione italiana vini.
Entro l'estate sarà pronto il disciplinare con le regole da seguire per le aziende che vorranno certificare come "green" le proprie produzioni.
L'Italia, ricorda ancora il breve articolo, che già è leader mondiale della produzione di vino, sarà anche la prima in Europa a imboccare un futuro verde in vigna garantito dalla certificazione dello Stato.
Ecommerce alimentare
Fra gli effetti secondari della pandemia c'è la crescita tumultuosa degli acquisti on-line, che hanno riguardato in misura massiccia anche il settore alimentare.Così la spesa digitale nel Food&Grocery, come viene definito questo segmento ricorrendo ancora una volta a un termine inglese, ha raggiunto i 2,9 miliardi di euro.
Lo si apprende da "Avvenire" dell'8 luglio, dove Cinzia Arena sintetizza i dati dell'Osservatorio ecommerce B2C Netcomm School of management del Politecnico di Milano, diffusi a un recente incontro dedicato al tema del commercio elettronico.
La pandemia, si è detto in questa occasione, ha accelerato il processo di educazione dei consumatori verso gli acquisti on-line.
Un'evoluzione che sta spingendo ulteriormente questo segmento, tanto da presumere che nel 2021 possa raggiungere quota 4 miliardi di euro.
Uno scenario, aggiungo, che apre opportunità per le aziende agricole che saranno in grado di attrezzarsi per essere presenti su questo promettente canale distributivo.
No alle etichette a semaforo
"Il Nutriscore è un sistema di condizionamento del mercato, non di informazione. È una scelleratezza da fermare. Tutte le iniziative atte a bloccare il Nutriscore sono supportate da parte nostra".Sono le parole che il ministro per le Politiche agricole, Stefano Patuanelli, ha detto riferendosi al Nutriscore in occasione dell'annuale assemblea di Confagricoltura.
Ne riferisce Micaela Cappellini su "Il Sole 24 Ore" del 9 luglio, commentando come il no al Nutriscore rafforza la posizione dei due grandi formaggi "Grana" Dop, che insieme hanno definito questo sistema di etichettatura come "fuorviante e ingannevole per i consumatori".
L'assemblea di Confagricoltura è stata anche occasione per ricordare che il mondo agricolo è pronto a contribuire alla produzione di energia pulita, sia investendo nel fotovoltaico, sia negli impianti a biometano.
Sull'energia pulita gli agricoltori chiedono procedure più snelle e semplificate, come pure un'accelerazione dell'innovazione e della digitalizzazione.
Infine la proposta di avviare un percorso di certificazione della sostenibilità dell'agricoltura italiana.
Un progetto, si legge a conclusione dell'articolo, che il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha definito interessante.
Ortofrutta in crisi
Maltempo, aumento dei costi, concorrenza del prodotto estero, sono alcuni dei fattori che hanno contribuito al crollo delle coltivazioni frutticole, in particolare nelle regioni de Nord.Lo scrive Silvia Marzialetti su "Il Sole 24 Ore" del 10 luglio.
Le maggiori sofferenze si registrano per pesche e nettarine e stando ai dati diffusi dal Cso (Centro servizi ortofrutticoli), la produzione del 2021 registrerà dati produttivi nettamente inferiori rispetto alla media.
E' infatti attesa una produzione di 747mila tonnellate, con un calo in volume del 7% rispetto all'anno precedente.
La crisi, si legge nell'articolo, colpisce tutte le varietà, con le pesche in calo dell'11%, le nettarine del 5%, mentre solo le percoche registrano un aumento del 17%.
Conferma delle difficoltà del settore giungono poi dalle analisi di Ismea, che evidenzia il calo della domanda sia sul mercato interno sia su quelli di esportazione.
Ovvie le conseguenze sui prezzi, mediamente più bassi rispetto a un anno fa.
Per i produttori una situazione difficile, aggravata dall'aumento dei costi di produzione e in particolare dei prodotti energetici.
Un quadro ulteriormente peggiorato dall'aumento delle importazioni, a dispetto della debolezza della domanda.
I flussi in entrata hanno infatti raggiunto il livello record di 122 milioni di chilogrammi.
L'articolo si conclude con le considerazioni espresse da Cristian Moretti, direttore generale di Agrintesa, azienda leader nel comparto ortofrutta.
I danni, secondo Moretti, ammontano a un miliardo di euro mentre gli aiuti per sostenere il settore si fermano a soli 105 milioni. Insomma, solo "pannicelli caldi".
Dito puntato sul Nutriscore
Non si ferma la guerra delle etichette che vede contrapposto il Nutriscore (etichetta a semaforo) all'italiano Nutrinform (etichetta "a batteria"), che a differenza del primo fornisce informazioni nutrizionali senza confondere il consumatore.Torna su questo argomento Attilio Barbieri dalle pagine di "Libero" in edicola l'11 luglio, per commentare le recenti dichiarazioni dello stesso "inventore" del Nutriscore.
Il francese Serge Herberg, questo il suo nome, avrebbe infatti riconosciuto i limiti del suo progetto, incapace di distinguere la "salubrità" di prodotti ultraprocessati, che pur essendo frutto di lavorazioni complesse, ottengono un "semaforo verde".
L'articolo dà poi la parola a Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, che sottolinea le molte distorsioni che il sistema a semaforo si porta dietro.
Se l'obiettivo deve essere quello di consumare cibi più sani, i cibi ultra trasformati dovrebbero essere sul banco degli imputati.
Non certamente i nostri prodotti mono ingredienti, conclude l'articolo, come i "Grana" a denominazione di origine o i prosciutti, alimenti che subiscono minime e naturali trasformazioni.
Su queste basi l'Italia si presenterà all'Onu food summit in programma in settembre negli Usa.
Qui andrà in scena il vero scontro, quello contro l'omologazione alimentare globale che si riconosce nei cibi sintetici, nella carne da laboratorio e negli alimenti ultra trasformati.
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