Firenze si prepara a ospitare, il prossimo settembre, il G20 Agriculture che anticiperà il grande Food system summit indetto dall'Onu - tutto questo mentre il prezzo delle materie prime sui mercati mondiali sta letteralmente esplodendo.

Se è vero che il mondo si avvia verso la fine dell'epoca della globalizzazione (corsi e ricorsi della storia), le commodity agricole si impongono sempre di più alla attenzione come elemento geostrategico. Ai grandi poli di consumo e di importazione si contrappongono le vecchie e nuove potenze agricole che intendono far valere il loro ruolo. In un mondo in cui tutto sommato la disponibilità alimentare totale rimane assai abbondante, tanto da permettere che un terzo del totale del cibo prodotto vada sprecato, bisogna continuamente lavorare per fugare le crisi alimentari. Le carestie hanno sempre tristemente caratterizzato la storia dell'umanità.

Sui tavoli dei grandi decisori mondiali si propongono quindi i temi geopolitici legati al cibo assieme a quelli legati alla sostenibilità e al cambiamento climatico che caratterizzano la cosiddetta Agenda 2030. A questi si aggiunge poi il problema del diritto alla buona alimentazione in un mondo in cui aumenta la differenza fra ricchi e poveri; quindi fra chi si può permettere di mangiare bene e chi no.
E qui basta ricordare che le infezioni alimentari colpiscono (non solo nei paesi in via di sviluppo) oltre 600 milioni di persone ogni anno nel mondo.

Il nodo delle politiche agricole è paradossalmente rappresentato dalle aree urbane dove oggi, in un formidabile crescendo, risiede quasi il 60% della popolazione mondiale. E nelle città si sta iniziando a giocare una nuova partita: quella della distribuzione. Se gli ultimi trent'anni avevano visto l'affermarsi della Grande distribuzione (il modello degli ipermercati), oggi si profila una nuova rivoluzione: quella dell'ultimo miglio. Nelle città sempre più grandi e congestionate, chi possiederà la logistica avrà il potere: anche quello di fare i prezzi dei prodotti alimentari. Chi non ci credesse si studi la crescita prodigiosa di Amazon, che in pochissimi anni è passata da zero a secondo player mondiale della distribuzione al dettaglio, con un fatturato che viaggia verso i 200 miliardi di euro all'anno.

Oggi chi amministra nazioni e città deve decidere: o lasciare in mano la logistica ai grandi operatori oppure, magari solo in parte, gestirla. Sempre nel capoluogo toscano, la scorsa settimana abbiamo assistito al Convegno mondiale dei mercati all'ingrosso (World union wholesale markets conference 2021): i mercati, strutture che quasi sempre in tutto il mondo sono di proprietà pubblica, si ripropongono come hub logistici strategici a servizio delle aree metropolitane.

Esiste oggi la necessità di fare un passo verso modelli alimentari sostenibili e socialmente più giusti, nuovi paradigmi distributivi dove i produttori possano trovare una giusta collocazione e remunerazione.
Chi amministra la cosa pubblica non si deve dimenticare dei mercati all'ingrosso.