Istat, calano le superfici cerealicole
Leggera ripresa nel 2021 della Sau cerealicola italiana. Cresce l'importanza di frumento duro e tenero, in diminuzione il mais. La Sau agricola italiana vale circa l'8% di tutta la Sau europea

Calano nel 2020 le superfici cerealicole in Italia, lieve aumento nel 2021 (Foto di archivio)
Fonte foto: © Budimir Jevtic - Fotolia
Sau aziendale, coltivazioni e cerealicoltura sono i temi trattati nel nuovo report dell'Istat, con dati riferiti all'annata agraria 2019-2020 e alle previsioni 2020-2021. Fra i dati più significativi vi è il calo delle superfici cerealicole nel decennio fra il 2010 e il 2019, con la Sau destinata ai seminativi in diminuzione, rispetto al 2010, sia in Italia (-2,9%) che nell'Unione europea (-2,7%), a vantaggio di colture legnose, prati permanenti e pascoli.
Sembra esserci invece, almeno per il periodo 2020-2021, un incremento di superfici agricole previsto per la semina di cereali rispetto all'annata 2019-2020. Per quanto riguarda le colture, sul totale delle superfici coltivate a cereali, cresce il frumento duro, dal 36,9% al 40,3% e, più lievemente, il frumento tenero, passando dal 15,8% al 16,7% del totale delle superfici cerealicole. In diminuzione il mais, dal 26,7% al 20,1%.
Analizzando la situazione italiana nel contesto europeo, a ottobre 2019 la Sau italiana rappresentava l'8,1% della Sau complessiva dell'Ue a 27 paesi, per un totale di 162,7 milioni di ettari. La superficie agricola italiana si caratterizza in particolare per la forte incidenza sul totale Ue delle colture permanenti (20,1%), componendosi per il 52,8% di terreni e seminativi, il 28,8% di prati permanenti e pascoli e per il 18,4% di colture permanenti. Rispetto alla composizione media Ue, sia i seminativi che i prati e pascoli hanno un peso minore; in Italia, invece, sono le colture permanenti a incidere di più.
La Sau complessiva italiana è cresciuta del 4,1% nel confronto fra le annate agrarie 2009-2010 e 2019-2020. L'intera Unione europea è accomunata dalla flessione delle superfici destinate ai cereali: come riportato precedentemente, è scesa del 2,9% in Italia, contro una media del 2,7% in Ue. Interessanti poi le prospettive per la nuova annata agraria in corso e le opinioni in merito alla pandemia.
Nel 2020 si è intravisto un andamento relativamente positivo per il settore primario: dal campione di aziende agricole intervistate, il 31,4% delle imprese ha dichiarato di non aver subito alcun impatto dalla pandemia, mentre, tra gli altri effetti, il 17,8% ha riscontrato una riduzione dei prezzi di vendita del proprio prodotto (17,8%) e la riduzione della domanda (17,4%). Nel 2020 abbiamo riscontrato un surplus di offerta di beni primari cerealicoli rispetto alla domanda, animato da una forte riduzione dei prezzi di vendita.
Sembra esserci invece, almeno per il periodo 2020-2021, un incremento di superfici agricole previsto per la semina di cereali rispetto all'annata 2019-2020. Per quanto riguarda le colture, sul totale delle superfici coltivate a cereali, cresce il frumento duro, dal 36,9% al 40,3% e, più lievemente, il frumento tenero, passando dal 15,8% al 16,7% del totale delle superfici cerealicole. In diminuzione il mais, dal 26,7% al 20,1%.
Analizzando la situazione italiana nel contesto europeo, a ottobre 2019 la Sau italiana rappresentava l'8,1% della Sau complessiva dell'Ue a 27 paesi, per un totale di 162,7 milioni di ettari. La superficie agricola italiana si caratterizza in particolare per la forte incidenza sul totale Ue delle colture permanenti (20,1%), componendosi per il 52,8% di terreni e seminativi, il 28,8% di prati permanenti e pascoli e per il 18,4% di colture permanenti. Rispetto alla composizione media Ue, sia i seminativi che i prati e pascoli hanno un peso minore; in Italia, invece, sono le colture permanenti a incidere di più.
La Sau complessiva italiana è cresciuta del 4,1% nel confronto fra le annate agrarie 2009-2010 e 2019-2020. L'intera Unione europea è accomunata dalla flessione delle superfici destinate ai cereali: come riportato precedentemente, è scesa del 2,9% in Italia, contro una media del 2,7% in Ue. Interessanti poi le prospettive per la nuova annata agraria in corso e le opinioni in merito alla pandemia.
Nel 2020 si è intravisto un andamento relativamente positivo per il settore primario: dal campione di aziende agricole intervistate, il 31,4% delle imprese ha dichiarato di non aver subito alcun impatto dalla pandemia, mentre, tra gli altri effetti, il 17,8% ha riscontrato una riduzione dei prezzi di vendita del proprio prodotto (17,8%) e la riduzione della domanda (17,4%). Nel 2020 abbiamo riscontrato un surplus di offerta di beni primari cerealicoli rispetto alla domanda, animato da una forte riduzione dei prezzi di vendita.
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