Dopo la parentesi obamiana, Vilsack è rimasto nel settore agroalimentare con l'incarico di amministratore delegato del Dairy export council degli Stati Uniti, un'organizzazione sostenuta dall'industria lattiero casearia, impegnata in questi anni - non sempre con i risultati sperati - a implementare il commercio mondiale dei prodotti dairy nel mondo. D'altronde, bisogna riconoscere che le politiche del presidente Trump in questi anni non sempre hanno agevolato rapporti diplomatici distesi, pur avendo assicurato agli agricoltori americani rigogliosi fiumi di denaro in sussidi.
Basti pensare che solo nel 2020 nelle case delle imprese agricole americane sono stati destinati oltre 46 miliardi di dollari, una cifra mai vista precedentemente e in ossequio al credo del segretario agricolo uscente, il veterinario Sonny Perdue: "Gli agricoltori sono i nostri clienti e la missione del dipartimento è fornire ai nostri agricoltori, allevatori, silvicoltori e produttori ciò di cui hanno bisogno, quando ne hanno bisogno".
La decisione di Biden di avvalersi dell'esperienza di Vilsack sarebbe, comunque, un compromesso che non troverebbe piena soddisfazione da parte delle tradizionali lobby agricole, che in questi anni con il segretario all'Agricoltura Sonny Perdue hanno avuto gioco facile per rifocillare i produttori con ingenti somme e che temono che una diversificazione dei sussidi verso altre politiche possa penalizzare gli agricoltori.
Allo stesso tempo, Vilsack - che negli otto anni alla guida dell'Usda ha dimostrato un sostanziale equilibrio e comunque una puntuale attenzione al sistema produttivo a stelle e strisce - non piacerebbe all'ala democratica più orientata a tutelare aspetti come i cambiamenti climatici e il contrasto alla fame, aspetto quest'ultimo sul quale ci si attende un enorme impegno, tenuto conto che la pandemia negli Usa ha colpito molto duramente l'economia. Serviranno risposte urgenti, benché la velocità di reazione degli Stati Uniti sia decisamente più rapida rispetto all'Italia e all'Unione europea.
Qualora venisse nominato alla corte del presidente Usa Joe Biden, Vilsack rappresenterebbe un caso abbastanza raro di "ministro" chiamato a ricoprire lo stesso ruolo già ricoperto con un'amministrazione diversa. Era già capitato oltre un secolo fa e sempre in agricoltura con James Wilson, un immigrato scozzese stabilitosi in Iowa, per sedici anni (1897-1913) segretario del dipartimento Agricoltura sotto le presidenze di William McKinley, Theodore Roosevelt e William Howard Taft.
Se vi è una frangia dell'elettorato che critica il recente incarico al servizio della lobby industriale lattiero casearia, è pur vero che uno degli ultimi atti da segretario Usda prima del passaggio di consegne a Washington da Obama a Trump fu dedicato alla crescita dell'agricoltura biologica, accudita peraltro con particolari attenzioni sotto la presidenza obamiana e fin da subito, tanto che nel 2009 la First lady Michelle Obama presentò il progetto di realizzare un orto "bio" alla Casa Bianca, che Vilsack ribattezzò "i giardini del popolo".
La conoscenza dell'agricoltura da parte di Tom Vilsack - che ha studi legali alle spalle - risale ai tempi in cui era governatore dell'Iowa, fra il 1999 e il 2007, periodo durante il quale si ritrovò a decidere se inserire nel conio del quarto di dollaro John Wayne, l'effige dei fratelli Sullivan, eroi della Seconda guerra mondiale, o la spiga di grano, essendo lo Stato federato il principale granaio degli Usa, con una spiccata vocazione zootecnica.
Le sfide che si presenteranno, qualora dovesse ricevere l'incarico, riguarderanno diversi aspetti, dall'emergenza climatica, nei confronti della quale è richiesto all'amministrazione Biden un impegno rilevante in più direzioni (aria pulita, sequestro di carbonio, energie rinnovabili, tanto per fare un esempio), alla crescita del settore agricolo (negli ultimi anni scosso da alcune crisi di redditività), fino alla gestione dei programmi di aiuto alimentare, tra cui il Programma di assistenza nutrizionale supplementare e i pasti scolastici.
Quale sarà il suo approccio lo possiamo intuire scorrendo all'indietro il nastro dei ricordi. Il 4 luglio 2015 Tom Vilsack festeggiava il giorno dell'Indipendenza americana all'Expo di Milano tra musica, balli e cheerleader. Nell'occasione, il segretario del dipartimento Agricoltura degli Stati Uniti ribadiva al collega ministro Maurizio Martina (a proposito, buon lavoro anche a lui per l'incarico di vicedirettore alla Fao) che "la chiave della libertà sta anche nella garanzia che le persone abbiano cibo sufficienza".