Facciamo il punto sui cereali in Europa, un mercato perennemente in tensione. Quest'anno la stagione cerealicola nell'Unione Europea è stata caratterizzata da raccolti quasi ovunque buoni e vi è stato un aumento generale dell'offerta, viste anche le maggiori superfici investite (da 48,9 a 49,2 milioni di ettari).
In totale, la produzione cerealicola dell'Ue è stimata in 279,235 milioni di tonnellate (fonte: Usda - United States Agricultural Service), con un +8,37% rispetto allo scorso anno. In Paesi quali la Spagna si è arrivati quest'anno a un vero e proprio record produttivo.
Se prendiamo in considerazione il grano, la produzione Ue ha toccato quest'anno i 138,630 milioni di tonnellate, con un incremento del 14,69% rispetto all'anno scorso. Per effetto dell'eccellente produzione, l'import di grano dovrebbe essere più basso rispetto al 2024. Paesi che lo scorso anno avevano ricevuto forti importazioni (la suddetta Spagna) dovrebbero avere minori esigenze. L'export di grano dell'Ue è invece visto in aumento, anche se vi potrebbero essere delle difficoltà sui mercati esteri dovute alla maggiore competizione con i grani ucraini.
Qui bisogna aprire una parentesi: il regolamento Ue 1132/2025 (5 giugno 2025) ha infatti reintrodotto le quote daziarie sui prodotti agricoli ucraini, dopo che queste erano state annullate nel 2022. Vi sarà quindi meno grano ucraino in Europa, ma una maggiore concorrenza sui mercati esteri, dove lo stesso grano sarà riversato.
Per il mais, la produzione Ue è prevista in 58,1 milioni di tonnellate (-2,26% rispetto al 2024). La decrescita produttiva è dovuta sia alla riduzione delle superfici investite, sia alle ondate di calore (in particolare nel Sud-Est continentale). Da notare che le ondate di caldo impensieriscono i produttori, che tendono poi a limitare le semine nell'anno successivo agli eventi estremi. Le importazioni di mais dovrebbero essere superiori in Olanda, Italia, Portogallo e Irlanda.






























