In particolare, il progetto ha messo a confronto un sistema agricolo intensivo, incentrato sull'aratura come lavorazione principale del terreno e su un elevato impiego di input esterni (Ct, Conventional tillage), con un sistema agricolo conservativo, in cui le lavorazioni del terreno sono ridotte al minimo o addirittura assenti (Nt, No tillage).
Le colture testate sono state il mais e la soia.
Al termine del progetto, negli agrosistemi convenzionali intensivi è stata osservata la diminuzione progressiva della fertilità del suolo, dovuta prevalentemente al basso ricircolo di sostanza organica nell'agrosistema, al deterioramento della struttura e alla scarsa biodiversità. Al contrario, gli agrosistemi conservativi nei quali si sono praticate la non lavorazione, la copertura permanente del suolo e gli opportuni avvicendamenti colturali, si sono contraddistinti per un incremento del tenore di sostanza organica, un consolidamento della stabilità strutturale del terreno e un'aumentata diversità e attività della micro e meso fauna pedologiche, attori fondamentali della trasformazione della materia organica nel terreno.
Queste differenze sono state riscontrate principalmente nello strato di terreno superficiale (0-10 centimetri) grazie all'accumulo di materia organica derivante dai residui colturali (colture da reddito e cover crop) e dalla maggiore attività della fauna edafica in questa porzione di suolo. Ciò ha permesso anche di valutare positivamente la riduzione dell'utilizzo dei concimi minerali di sintesi (soprattutto azotati), che nelle prove Nt sono stati somministrati alle dosi e nei timing di reale fabbisogno delle colture, al fine di ridurre l'inquinamento generato dall'attività agricola e di migliorare la qualità delle acque.
Per quanto riguarda le rese colturali, la cui possibile diminuzione nei primi anni di conversione all'agricoltura conservativa rappresenta spesso un freno per gli agricoltori, non si sono dimostrate statisticamente inferiori per le due colture testate (mais e soia) in nessuna delle aziende considerate. Anzi, per quanto riguarda il mais, la produzione media della tesi conservativa nelle quattro aziende è risultata statisticamente superiore rispetto alla produzione media della tesi convenzionale, dimostrando che il passaggio al regime sodivo, se correttamente eseguito, non comporta perdite produttive nei primi tempi di applicazione, ma si può rilevare altresì vantaggioso.
Maggiori informazioni in questo sito.
Contatto per informazioni: optimagri@crpa.it
© AgroNotizie - riproduzione riservata
Fonte: Agronotizie