Raggiunto un accordo europeo sulle pratiche commerciali sleali nel settore agroalimentare, adesso si attende l'ok degli Stati membri.
Tutele per le aziende sotto i 350 milioni di fatturato e obbligo di rispetto della normativa europea per le aziende extra Ue che operano all'interno del mercato interno europeo. De Castro (Comagri): "Tutelati il 100% degli agricoltori e il 98-99% delle aziende".


L'obiettivo della nuova direttiva Ue

L'obiettivo dell'accordo raggiunto è quello di istituire un quadro comune europeo che assicuri agli agricoltori e ai fornitori di prodotti agroalimentari una protezione contro le pratiche commerciali sleali. Le pratiche commerciali sleali vietate sono i pagamenti tardivi per i prodotti alimentari deperibili, la cancellazione degli ordini all'ultimo minuto, le modifiche unilaterali o retroattive ai contratti e l'obbligo imposto al fornitore di pagare per gli sprechi.

Un recente sondaggio d'opinione a livello europeo, pubblicato nel febbraio del 2018, mostra che l'88% dei partecipanti ritiene importante rafforzare il ruolo degli agricoltori nella filiera alimentare.


Cosa sono le pratiche sleali nel settore agroalimentare

Le sostanziali differenze nel potere contrattuale fra i diversi operatori della filiera alimentare, determinano situazioni in cui l'anello più debole, molto spesso rappresentato dai produttori agricoli, si trova in una condizione di vulnerabilità e subisce pressioni economiche. La direttiva riguarda le pratiche commerciali sleali che si verificano durante la vendita di prodotti agricoli e alimentari. Gli interessati da tale direttiva sono le piccole-medie imprese e le imprese di medie dimensioni con un fatturato annuo al di sotto dei 350 milioni di euro.

La direttiva verrà infine applicata anche ai compratori che hanno sede al di fuori dei paesi dell'Unione europea.

Gli Stati membri dovranno inoltre indicare un'autorità pubblica che avrà il compito di far applicare e rispettare le norme. Dopo l'entrata in vigore della direttiva, gli Stati membri avranno ventiquattro mesi di tempo per recepirla nel diritto nazionale e altri sei mesi per applicare le disposizioni.


De Castro (Comagri): "Il 100% degli agricoltori e il 98-99% delle aziende europee saranno tutelate"

"Abbiamo spinto al massimo per raggiungere l'obiettivo più ambizioso possibile contro le pratiche commerciali sleali perpetrate dalla grande distribuzione nei confronti di agricoltori e industria", spiega Paolo De Castro, membro della Commissione Agricoltura e capo negoziatore della nuova direttiva per il Parlamento europeo.

"Al termine del negoziato con il Consiglio Ue e la Commissione europea abbiamo portato dai 50 milioni di euro circa proposti dall'esecutivo Ue, a 350 milioni di euro, la soglia di fatturato all'interno della quale le aziende agricole e le imprese agroalimentari verranno tutelate dalle pratiche commerciali sleali, con la possibilità per gli Stati membri di fissare soglie ancora più alte". "Inoltre - aggiunge De Castro - abbiamo moltiplicato per sette il perimetro di applicazione della direttiva che in realtà supererà anche le frontiere europee. Infatti, le nuove regole dovranno essere rispettate anche dagli acquirenti di prodotti agroalimentari che hanno sede legale nei paesi terzi".

Adesso saranno protetti come tutti gli altri prodotti alimentari e agricoli, anche il florovivaismo, la mangimistica, il tabacco e il cotone. I contratti tra i fornitori e gli acquirenti dovranno essere scritti e chi subisce ingiustizie potrà denunciarle personalmente o tramite le associazioni mantenendo l'anonimato. L'acquirente non potrà avviare ritorsioni commerciali mentre l'autorità legale di contrasto avrà l'obbligo di agire in tempi certi.


Prossimi passaggi

Adesso la direttiva sulle pratiche commerciali sleali nella filiera agroalimentare dovrà essere approvata dagli Stati membri in sede di Comitato speciale agricoltura (Csa).
 
In collaborazione con Irene Amenta