Dall'Università Sorbona di Parigi il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, propone idee, soluzioni e proposte di riforma per il rilancio dell'Europa, attraverso una roadmap pianificata nell'arco dei prossimi dieci anni.
Macron parte naturalmente dallo scenario politico, contemplando - pur senza nominarli - i risultati delle ultime elezioni politiche in Germania. Il primo avvertimento lanciato gli studenti è questo: "Non dobbiamo cadere nella trappola dei populisti, ponendo domande semplici, bianco o nero. La sovranità, l'unità e la democrazia sono inseparabili per l'Europa. Abbiamo girato pagina nella costruzione dell'Unione europea".

E così, secondo Macron, "la sola via che ci rimane è la rifondazione dell'Europa". Quello che servirebbe è un nuovo "gruppo di revisione dell'Europa", formato dagli Stati membri dell'Ue (anche se non tutti sono d'accordo), che si consulti con i propri cittadini e che presenti una relazione nell'estate dell'anno prossimo, in modo da avviare una discussione seria su diverse questioni aperte, come la politica di difesa, di contrasto, asilo e migrazione, una politica estera incentrata sull'Africa e sul Mediterraneo, un'agenda per lo sviluppo sostenibile (incluse idee per una transizione ecologica e una Pac più flessibile), una politica per lo sviluppo dell'economia digitale, le riforme dell'Eurozona e la riforma istituzionale.

"Un'Europa che garantisce la nostra esigente visione dello sviluppo sostenibile - ha dichiarato Macron - è anche un'Europa della sicurezza alimentare e della sovranità. Senza temere di rompere tabù, dobbiamo porci le domande giuste: la nostra Politica agricola comune protegge davvero i nostri agricoltori e i nostri consumatori? Se guardo agli ultimi anni, non ho questa sensazione. Siamo arrivati nella situazione paradossale in cui la Pac è diventata un tabù francese, mentre i nostri agricoltori denunciano costantemente carenze relative al suo funzionamento".

"La politica agricola non deve essere una politica di sovradimensionamento di tutti i territori dell'Unione europea, di tutti i settori e, in molti casi, una politica dei redditi, che sostiene liberamente le transizioni, talvolta avvitata in schemi complessi che abbiamo difficoltà a spiegare ai nostri popoli - ha proseguito -. La Politica agricola europea deve permettere agli agricoltori di vivere decentemente sui loro redditi e proteggerli dalle oscillazioni del mercato e dalle grandi crisi; deve aiutarli a evolversi per costruire un'agricoltura più responsabile. Ci saranno sempre diversi modelli agricoli in Europa e spero che ogni paese possa perseguire questa trasformazione in base alle sue ambizioni e preferenze".
La nuova Pac "non burocratica e ingiusta, deve essere lo strumento della transizione agricola, della nostra sovranità di fronte alle grandi sfide della globalizzazione. Deve restituire vitalità e ambizione ai nostri territori rurali".

"Le priorità della Pac, insomma, dovrebbero essere due: proteggerci dai rischi della volatilità del mercato e promuovere la grande transizione agricola europea, consentendo una maggiore flessibilità a livello nazionale, per organizzare la vita delle regioni e dei settori, ridurre la burocrazia e lasciarla al livello regionale, sostenere in modo più flessibile tutti i settori in cui le scelte che rimangono sono necessariamente scelte collettive".

C'è una questione di sicurezza alimentare da garantire, secondo l'inquilino dell'Eliseo. "La necessità degli europei è avere fiducia nei prodotti alimentari e nei prodotti che utilizzano quotidianamente e questo fa parte della sicurezza alimentare - ha affermato -. La scala europea è inevitabile. Abbiamo sperimentato questa scorsa estate con quello che ora dovremmo chiamare la crisi dell'uovo. Abbiamo visto che disfunzioni in una parte dell'Europa, perché siamo un mercato integrato, hanno conseguenze in tutta Europa che possono mettere in dubbio la nostra sicurezza alimentare, con una domanda perfettamente legittima dei nostri concittadini, per ottenere la verità in tempo reale su tutti questi soggetti".

Quali soluzioni, dunque? Per Macron "dobbiamo istituire una forza europea di indagine e di controllo per combattere le frodi, garantire la sicurezza alimentare e garantire che gli standard di qualità siano rispettati in tutta Europa. Dobbiamo anche guidare questa trasformazione. A questo proposito, appoggio la scelta del presidente Juncker di porre fine al doppio standard alimentare in Europa e garantire che questa forza possa essere il garante di questa legittima convergenza".

Non mancano i riferimenti alle recenti questioni sul glifosate e l'appello alla scienza. "La domanda degli europei è anche di avere fiducia negli esperti che ci illuminano - ha sostenuto Macron -. I nostri recenti dibattiti su glifosate e disgregatori endocrini mostrano la necessità di una valutazione scientifica europea più trasparente e indipendente di una ricerca più finanziata, che individua i rischi e propone alternative. Questo è essenziale. Oggi abbiamo dibattiti politici che a volte cercano di sostituire il dibattito scientifico. E' la scienza che deve far luce sui pericoli, ma poi, in modo indipendente e trasparente, indica le alternative scientificamente dimostrate. In nessun caso questo passo scientifico deve essere abbandonato a favore degli impegni politici che in quel momento diventano parole di conoscenza o parole di autorità. Né, ancor più enfasi, la scienza dovrebbe accettare di lasciare il posto a un discorso pubblico che è quello di lobby e di interessi industriali e che costruiscono l'opacità attorno alle decisioni collettive che i nostri concittadini si aspettano".
 

Le proteste della Fnsea

Intanto, sul fronte interno, la Fnsea, il sindacato agricolo più importante della Francia, storceva il naso sulla proposta di assegnazione di bilancio del ministro dell'Agricoltura, Stéphane Travert, per il 2018.
"Apparentemente il bilancio 2018 è allineato a quello 2017 - scrive il sindacato - ma apprendiamo invece che una misura, conquistata e decisa nel 2016 per ridurre gli oneri sociali per gli agricoltori (meno sette punti per i contributi in materia di assicurazione sanitaria), è sostituita da un sistema complesso che sarà alla fine molto costoso per l'agricoltura. E' difficile valutare con precisione il suo impatto, ma abbiamo stime di oltre 100 milioni di euro di spese per gli agricoltori".

Con la crisi l'abbassamento degli oneri fiscali ha contribuito alla competitività, dice la Fnsea, "ma questo cambiamento di rotta senza consultazione è incomprensibile e inammissibile". L'istituzione infatti di un modello che consentisse di accantonare i fondi per fronteggiare i momenti di crisi era considerato un passaggio avanti per assicurare stabilità. Ora, invece, secondo la Fnsea si torna indietro.


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