L’Olanda potrebbe essere costretta a tagliare tra i 150mila e i 200mila capi bovini da latte, per aver sforato per tre anni consecutivi i livelli di fosfati.
Il rischio che l’Europa possa intervenire per richiamare all’ordine i Paesi Bassi, il quarto paese per volumi lattieri europei, con 10.853.000 tonnellate prodotte nel 2016 nel periodo gennaio-settembre 2016 (+9,87% rispetto allo stesso periodo del 2015, fonte: Clal.it), appare quanto mai concreto.

La soluzione ipotizzata dal governo olandese legata al rilascio dei permessi di fosfato, che avrebbero acquisito naturalmente un valore di mercato, non può essere applicata. Lo ha annunciato nelle scorse settimane il ministro dell’Agricoltura Martijn van Dam, perché configurerebbe la violazione delle norme comunitarie sugli aiuti di Stato. Se L’Aja non riuscisse a presentare a Bruxelles una proposta convincente per ridurre i livelli di fosfato nel terreno – di cui anche l’agricoltura avrebbe una quota di responsabilità, attraverso le deiezioni zootecniche – l’Unione europea potrebbe decidere di ritirare la deroga proprio in materia di quantità di azoto nel terreno, riportando a 170 chili per ettaro/anno il carico di nitrati per le zone vulnerabili (di fatto su tutta la superficie dell’Olanda), contro gli attuali 250 chilogrammi.

Se la Commissione europea dovesse ritirare la deroga sui nitrati, si imporrebbe inevitabilmente il taglio del carico di bestiame e la produzione lattiera olandese subirebbe un duro colpo. La produzione di latte per ettaro, infatti, vede l’Olanda posizionata su volumi record (13 tonnellate per ettaro), mentre la Germania, che è il primo produttore europeo (24.507.000 fra gennaio e settembre 2016, +1,87% su base tendenziale) ha un rapporto di 7 tonnellate di latte prodotte per ettaro di superficie.

Secondo Rabobank, l’obbligo di contenere le produzioni potrebbe portare a una riduzione di circa 500.000 capi, pari al 30% del patrimonio bovino nazionale, con un taglio in termini di latte intorno a 3,5 milioni di tonnellate. Altre fonti si limitano a stimare un taglio di circa 150-160.000 capi. Le conseguenze avrebbero ripercussioni sugli allevatori, sulle produzioni lattiere e sul sistema della trasformazione.

Questione nitrati riaperta?
La Commissione europea sembra aver riacceso i fari sulla tematica ambientale, una questione che sembra essere stata riportata al centro dell’agenda comunitaria.
Alla Germania è stata notificata all’inizio di novembre la procedura d’infrazione in tema di direttiva nitrati. Berlino, come ha ricordato il ministro dell’Agricoltura, Christian Schmidt, “avrà due mesi di tempo per rispondere alla Corte europea di Giustizia”.

Che cosa accadrà non è dato sapere. Nemmeno quali riflessi avrà il rilievo della causa promossa dalla Corte Ue su un altro elemento di largo impatto sull’agricoltura: il regolamento sui fertilizzanti, che la Germania ha inoltrato alla fine di dicembre 2015, ha ricevuto dalla Commissione numerose osservazioni. Il ministro Schmidt punta a portare a casa la legislazione sui fertilizzanti entro la fine dell’anno e ha in corso, sul tema, un dibattito piuttosto vivace con i Lander federati.

Lavorerò per trovare soluzioni amichevoli e costruttive. Il mio obiettivo – ha aggiunto Schmidt, il cui intervento è stato riportato dal magazine tedesco Top Agrar - è quello di creare, attraverso il regolamento sui fertilizzanti, un equilibrio tra interessi ambientali, da un lato, e soluzioni praticabili per gli agricoltori dall’altro”. La riforma della legislazione sui fertilizzanti, secondo il ministro Schmidt, dovrà “creare certezza del diritto e sicurezza di pianificazione”.

Gli ultimi dati forniti dalla Germania all’Ue, risalenti al 2012, avrebbero mostrato una crescente contaminazione da nitrati delle acque sotterranee e superficiali, incluse quelle del Mar Baltico.
Secondo il ministero dell’Ambiente, lo scorso anno il 18,1% delle stazioni di misurazione avrebbe rilevato un contenuto di nitrati superiore al limite consentito, pari a 50 milligrammi per litro. Tale percentuale è risultata addirittura superiore negli stati federati della Renania Settentrionale-Vestfalia (40%), Schleswig-Holstein (50%) e Bassa Sassonia (60 per cento).

Le acque sotterranee, i laghi, i fiumi sono la nostra linfa vitale. La loro tutela deve avere la massima priorità”, ha insistito Barbara Hendricks, ministro dell’Ambiente.

Inasprimento in tutta Europa?
L’atteggiamento dell’Unione europea nei confronti della Germania e le conseguenze possibili verso la zootecnia olandese si fermeranno entro i confini dei due Paesi oppure si estenderanno anche ad altre aree ad alto tasso di bestiame? E qualora Bruxelles volesse approfondire temi così delicati, si penalizzerà come sempre il comparto agricolo o si cercheranno le cause dell’inquinamento anche in altre attività produttive?