Un approccio sistemico e globale è quello che chiede il commissario all’Agricoltura dell’Unione europea, Phil Hogan, intervenendo il primo giorno del summit dei ministri agricoli del G7 a Niigata, in Giappone.
Erano presenti al vertice il ministro dell’Agricoltura giapponese, Hiroshi Moriyama, presidente di turno del G7 agricolo, il segretario del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, Tom Vilsack, il ministro delle Politiche agricole italiane, Maurizio Martina, il ministro federale della Germania, Christian Schmidt, il ministro canadese dell’Agricoltura, Lawrence MacAulay, il ministro dell’Agricoltura della Gran Bretagna, George Eustice, l’ambasciatore della Repubblica francese in Giappone, Thierry Dana, il vicedirettore generale della Fao, Daniel J. Gustafson e il direttore della Direzione commercio e agricoltura dell’Ocse, Ken Ash.
Nel suo intervento iniziale il commissario Hogan sollecita la condivisione di "una politica agricola globale, intelligente e sistemica per eventuali soluzioni durature".
“Per raggiungere l’obiettivo fame zero, dobbiamo evitare restrizioni commerciali e distorsioni nei mercati agricoli mondiali; eliminare tutti i sussidi alle esportazioni agricole e affrontare tutte le misure di effetto equivalente. Garantire il buon funzionamento dei mercati delle materie prime alimentari”.
Attenzione anche alla sostenibilità. E questo è ora ben visibile nella politica agricola comune adottata dai 28 Stati membri, garantendo “una vita dignitosa per gli agricoltori senza distorcere i mercati e il commercio. Miriamo a realizzare - annuncia Hogan - una produzione alimentare efficiente contribuire alla sicurezza alimentare; l’uso sostenibile delle risorse; lo sviluppo territoriale equilibrato delle nostre aree rurali. Il nostro obiettivo è di sostenere le comunità rurali sostenibili, fornendo loro le opportunità economiche e la coesione sociale e culturale di cui hanno bisogno”.
Allo stesso tempo, aggiunge il commissario Ue, “abbiamo bisogno di rendere l’agricoltura più attraente per i giovani e le donne, mettendo in evidenza le sue possibilità come una carriera moderna, appagante e gratificante”.
Un ruolo strategico l’avranno “l’uso avanzato della tecnologia e la gestione dei dati, i macchinari di precisione, razze e varietà migliorate, direttive migliori, cosicché gli agricoltori potranno innovare e aggiungere valore come mai prima”.
Quello che per Hogan è importante è condividere soluzioni e avviare una sinergia a livello globale. “Parlando recentemente a un evento sul futuro dell’agricoltura, a Bruxelles - ricorda - il direttore esecutivo dell’Unep (l’Agenzia delle Nazioni unite per la protezione dell’ambiente, ndr), Achim Steiner, ha sottolineato che i 17 obiettivi delineati da Agenda 2030 sono effettivamente una dichiarazione di interdipendenza”.
“Oggi abbiamo il compito di fornire qualche dettaglio in più per la Dichiarazione di Niigata”, raccomanda il commissario Ue nel secondo e ultimo giorno del vertice del G7 agricolo.
“I quattro principali accordi internazionali del 2015 - Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile; Agenda di azione di Addis Abeba sul finanziamento dello sviluppo; accordo sul clima Cop21 di Parigi; e accordo Omc Nairobi - definiscono il quadro per lo sviluppo sostenibile per gli anni a venire e l’Ue ha svolto un ruolo di primo piano in tutti questi accordi”.
Quale direzione prendere, dunque? Innanzitutto, secondo Hogan, “i componenti del G7 devono rafforzare il ruolo dei Paesi in via di sviluppo e coinvolgerli come parte della soluzione della road map sullo sviluppo sostenibile. I Paesi in via di sviluppo devono essere i primi responsabili del proprio sviluppo. Aiuti allo sviluppo possono aiutare, sono importanti, ma non sufficienti”.
La povertà rurale è “una causa principale di migrazione irregolare e spesso l’origine del conflitto. In alcuni casi è a causa di errori di politica agricola che sono necessari interventi umanitari e di emergenza. Quindi, ciò che è richiesto è una trasformazione agricola”.
Il commissario Ue porta anche dei numeri a sostegno. “La popolazione dell’Africa sub-sahariana crescerà da 1 miliardo a 1,4 miliardi entro il 2030. Di questi, il 60-70% vivrà nelle campagne e dipenderà dall’agricoltura il loro sostentamento. Circa 330 milioni di giovani sub-sahariani raggiungerà l’età del lavoro nei prossimi 15 anni. Numeri equivalenti alla popolazione attuale degli Stati Uniti. Quindi, non parliamo di un problema per il futuro: siamo chiamati ad agire ora”.
Inoltre, non può essere trascurato l’onere di tutti nel “far funzionare i mercati”. Questo significa “incentivare gli investimenti privati responsabili nei Paesi in via di sviluppo e promuovere l’adozione di pratiche agricole intelligenti, sostenibili e redditizie, evitando il land grabbing e le pratiche commerciali sleali”.
“Poco prima della Giornata mondiale dell’alimentazione dello scorso anno, l’Unione europea, in collaborazione con il commissario dei Paesi dell’Unione africana, Rhoda Pace Tumusiime, ha avviato un processo per convincere le imprese europee a investire nella crescita agricola africana. Siamo fiduciosi che questo avrà un ruolo nel raggiungimento della trasformazione economica rurale richiesta in Africa”.
Altro tema citato da Hogan è quello della ricerca e innovazione. "Nell’Unione europea abbiamo già attuato una serie di passi importanti verso la ricerca agricola e l’innovazione, che rappresentano una priorità" ricorda il commissario.
"Nel 2013 l’Ue ha deciso di raddoppiare i suoi investimenti in Horizon 2020, il programma di punta per la ricerca e l’innovazione, che sono aspetti centrali anche della nostra politica di sviluppo rurale. E nel 2012 è stato lanciato il partenariato europeo per l’innovazione, finalizzato alla produttività agricola e alla sostenibilità”.
Fondamentale è integrare i processi tecnologici e l’innovazione sociale, andando verso una “innovazione interattiva aperta, che deve includere e responsabilizzare gli agricoltori e le altre parti interessate. Lo sviluppo di nuove conoscenze e know-how nel settore deve rispondere alle esigenze degli agricoltori”.
"Solo adottando un approccio condiviso e interattivo - è convinto Hogan - il G7 può assumere un ruolo di leadership più forte e rendere Agenda 2030 una realtà".