“Ci aspettano altri cinquant’anni di sviluppo – ha sottolineato il presidente dell’Osservatorio Domenico Zonin – nei quali grazie all’Osservatorio del vino e ai suoi partner potremo essere più puntuali e tempestivi nell’orientare le nostre aziende con dati certi e letture approfondite, per studiare strategie aziendali e attività istituzionali aderenti alle necessità del nostro mondo con l’obiettivo di affrontare il mercato senza doverlo subire come, purtroppo, ancora in qualche caso avviene. Proprio in questa occasione annunciamo l’entrata di Veronafiere, insieme a Vinitaly, come partner dell’Osservatorio del vino. Da un lato, quindi, avremo l’Osservatorio quale primo e unico punto di riferimento istituzionale per la raccolta, l’analisi, il commento e la diffusione dei dati statistici del settore vitivinicolo, sia sul fronte produttivo che su quello dei mercati. L’Osservatorio ci supporterà nel rafforzamento dell’export e dell’internazionalizzazione delle nostre aziende”.
“Per sviluppare il proprio business servono anche statistiche e dati di mercato sempre aggiornati – ha commentato Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere – l’Osservatorio del vino promosso dall’Unione italiana vini in questo senso costituisce una risposta concreta. Da oggi può contare anche sulla partnership di Vinitaly, aprendo una finestra di monitoraggio permanente sul comparto che ci aiuterà a orientare le attività e le strategie a favore del vino italiano, con una voce univoca, autorevole e internazionale”.
“La nascita dell’Osservatorio è fondamentale per favorire momenti di confronto su come impegnarsi a valorizzare il vino italiano – ha spiegato Raffaele Borriello, direttore generale di Ismea – nel contesto dell’anniversario dei 50 anni di Vinitaly dobbiamo porre l’attenzione all’export di vino e quali strategie mettere in campo per rafforzarlo ancora di più, ponendoci come sfida principale la valorizzazione delle qualità. Sono sicuro che l’Osservatorio ci darà i numeri per accrescere le esportazioni”.
Fabio del Prete di Ismea ha ripercorso gli scenari principali del vino accaduti in questi cinquant’anni. “Si è passati da un problema di sovrapproduzione per ettaro allo scandalo del metanolo, davvero l’anno zero per il vino italiano. Da lì si è ripartiti, puntando sempre di più sulla qualità dei prodotti. La strada è certamente quella, proseguire il percorso sulla qualità”.
Diego Tomasi, del Crea, ha parlato dell’evoluzione della base ampelografica del vitigno italiano. “L'Italia detiene il primato per la biodiversità in questo settore, con 504 uve da vino e oltre 100 uve da tavola. Abbiamo un grande patrimonio, frutto del tanto lavoro fatto in questi anni dal punto di vista della filiera, con il supporto strategico dell'attività di ricerca. Dobbiamo difendere questo patrimonio e la sua qualità, continuando sul percorso intrapreso con la zonazione e la valorizzazione delle fasce più alte di qualità dei nostri vini".
Infine Denis Pantini di Wine Monitor Nomisma ha illustrato come sono i cambiati i consumi e i profili nel campo della distribuzione in Italia, mentre Andrea Rea ha trattato il tema del vino e dei modelli di business ad esso connesso.