Negli ultimi 40 anni il 30% dei terreni coltivabili è diventato improduttivo a causa dell'eccessivo sfruttamento o dei cambiamenti climatici.
Il dato arriva dalla Fao ed è uno dei campanelli dall'allarme suonati dal Barilla Center for Food and Nutrition con la seconda edizione del libro 'Eating Planet – cibo e sostenibilità: costruire il nostro futuro'. D'altra parte che l'agricoltura sostenibile sia una delle leve per dare un futuro al pianeta è concetto sottolineato più volte durante l'Expo di Milano e del quale anche i decisori mondiali riuniti a Parigi lo scorso dicembre, durante la Cop21, si sono dimostrati consapevoli.

Secondo le previsioni nel 2050 gli abitanti della Terra saranno più di 9 miliardi e proprio entro quella data, se non si fa nulla per invertire la rotta, i terreni coltivabili possono diminuire fino al 20%. Il volume 'Eating Planet' analizza e sviscera il concetto di agricoltura sostenibile definendola come “la produzione di alimenti che fa il minor uso dei beni e dei servizi offerti dalla natura, senza danneggiarli' e introduce un concetto, illustrandolo in un grafico, per dimostrare quanto abitudini di vita sana e alimentazione corretta vadano di pari passo con la conduzione di uno stile di vita sostenibile. Con la doppia piramide, quella alimentare e quella ambientale, si illustra come il consumo di alimenti sani coincida anche con quello di alimenti sostenibili, che quindi per essere prodotti utilizzano la minor quantità di risorse possibile e producono poca anidride carbonica.
 

Riflettendo sulle emissioni di CO2 il pensiero corre verso il riscaldamento, i trasporti, e invece, secondo un calcolo fatto dal Journal of Industrial Ecology, è la produzione di alimenti a concorrere in maniera decisiva alle emissioni di anidride carbonica, per il 31%, contro il 18 dei trasporti e il 24 del riscaldamento. Praticare un'agricoltura sostenibile significa proteggere il suolo dell'erosione e dal depauperamento, ottimizzare il consumo di acqua, promuovere la biodiversità e minimizzare il consumo di prodotti agro-chimici, fertilizzanti sintetici ed energia di origine fossile

Penso che le imprese che lavorano nel food abbiano un ruolo fondamentale in questa situazione. Solo le imprese infatti – ha detto Guido Barilla - hanno la comprensione a 360 gradi della filiera alimentare. La filiera va gestita dall'inizio alla fine. Le persone vogliono e chiedono ai marchi qualità che sia anche qualità del processo, fin alla provenienza degli alimenti. Credo che l'industria abbia un ruolo di grande responsabilità. Vanno veicolate le vere informazioni per cominciare ad avere abitudini sane”.