Ottocento milioni di persone che soffrono la fame nel mondo, altrettante (o forse di più) che hanno problemi opposti, di obesità. Ma è più sulla prima situazione, la difficoltà di accesso al cibo, sulla quale si sofferma Expo, nel secondo e ultimo giorno del Forum internazionale dell’Agricoltura.
Un evento che è un trionfo innanzitutto per il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, che ha rilanciato la Carta di Milano, vero e proprio proclama che mette al centro l’agricoltura come punto fermo dal quale ripartire per un pianeta più verde, più sostenibile, in grado di affrontare la sfida di un aumento della popolazione che dovrebbe arrivare a 9 miliardi (c’è chi dice anche 9,5) di abitanti nel 2050. Cioè fra 35 anni.

Generazione “Fame zero”
L’Italia ha raggiunto il suo obiettivo – dice il ministro Martina nel corso del suo intervento – Abbiamo contribuito a rendere più consapevole l’opinione pubblica, i visitatori che attraversano i viali di questa Expo, e a porre in evidenza che la lotta alla fame, la lotta alla povertà sono grandi questioni di cittadinanza e di civiltà, che hanno a che vedere innanzitutto con la responsabilità di ciascuno di noi. In queste battaglie c’è sempre una quota di responsabilità fondamentale che riguarda innanzitutto gli individui. Vogliamo essere la generazione Fame zero. E la realizzazione di questa aspirazione passa necessariamente per il ruolo cruciale che deve giocare l’agricoltura”.

Il presidente Mattarella
Nella tarda mattinata, nel corso della sua prima visita ufficiale, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, contribuisce a diffondere il messaggio. “La Carta di Milano – dichiara Mattarella - delinea un impegno per i governi e i popoli ma anche per i singoli cittadini. Speriamo che la firmino in tanti”.
E sono la coesione, la collaborazione, le sinergie sul fronte internazionale, le leve per raggiungere l’obiettivo “fame zero nel 2030”, un traguardo alla portata, ma solo se si trova un equilibrio a livello mondiale.

La Fao
Perché, come dice nel suo intervento José Graziano da Silva, segretario generale della Fao, “non c’è una soluzione unica per riuscire, ciascun Paese dovrà combattere a modo suo, ma anche collaborando, cerchiamo sforzi congiunti, nessuno può essere lasciato indietro. Bisogna fare sforzi a livello nazionale, ma anche internazionale”.
Conflitti e violenza sono tra i responsabili della fame nel mondo. “I conflitti si ripercuotono negativamente sulla sicurezza alimentare. C’è un rapporto stretto – aggiunge da Silva – tra sicurezza alimentare e pace. I conflitti e la belligeranza non fanno che esacerbare il problema fame e raccogliere la sfida della sicurezza alimentare non vuol dire solo sconfiggere la fame, ma anche tutte le forme di malnutrizione o sottonutrizione”.

L’Ue
Anche l’Unione europea è pronta a fornire il proprio contributo nella lotta globale alla fame nel mondo. Parola di Phil Hogan, commissario Ue all’Agricoltura, che condivide l’impostazione della Carta di Milano.
Quel documento – dice – ci invita tutti ad assumerci le nostre responsabilità e la Commissione ha intenzione di lavorare in modo molto serio”.
I piani di intervento di Bruxelles vanno nella direzione di “creare derrate alimentari di ottimi qualità, nel rispetto della tracciabilità, produrre in modo sostenibile, avere strategie smart per la gestione delle risorse energetiche e idriche, e contrastando lo spreco alimentare”.

World Food Prize Foundation
L’ambasciatore Kenneth M. Quinn, presidente della World Food Prize Foundation, ringrazia per la Carta di Milano e sottolinea il ruolo dell’agricoltura come elemento di pace. “Il cibo unisce tutti quanti noi, gli agricoltori e i piccoli e le piccolissime agricoltrici, che svolgono un ruolo determinante nel pianeta. Ricordo che nel 1959, anno in cui lo scontro fra Usa e Urss era a un passo da una guerra, è stato grazie agli agricoltori dell’Iowa, negli Stati Uniti, che si è evitato il conflitto bellico”.

Action Aid
Guerre che sono alla base anche della corsa alla terra, attraverso il fenomeno del land grabbing, una delle molteplici spine nel fianco per gli agricoltori del sud del mondo. “Bisogna spingere le aziende e gli agricoltori a sentirsi parte di un mondo sempre più inclusivo – sprona Irene Ovonji-Onida, dell’Ufficio di presidenza di Action Aid – e chiediamo di interrompere il land grabbing, con i terreni che vengono tolti ai piccoli agricoltori. I governi dovranno, insieme, vigilare per tutelare gli agricoltori e introdurre nuove tecnologie”.

Oggi è la Giornata mondiale dell’Ambiente
E la scelta dell’Unep, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’ambiente, di celebrarla qui, per il ministro alla partita del governo italiano, Gian Luca Galletti, “è un onore. Oggi tutelare l’ambiente è un imperativo per tutti i governi, se vogliamo consentire all’umanità di avere un futuro”.

World Farmers Organization
Sui cambiamenti climatici pone l’accento Evelyn Nguleka, presidente della World Farmers Organization.
Il prossimo 26 giugno, qui a Expo, la Wfo adotterà una dichiarazione redatta dagli agricoltori – anticipa – perché gli agricoltori contribuiscono alla sopravvivenza dell’agricoltura e della nostra specie, al miglioramento ambientale, al clima, alla sicurezza alimentare, alla riduzione della povertà. Sono elementi interconnessi e legati all’agricoltura”.
Riflettori accesi soprattutto sul mutamento del clima, che “porta a calamità naturali e aumenta la debolezza dell’infrastruttura agricola”.
Bene, dunque, la Carta di Milano, perché “è certo che non avremo abbastanza cibo e abbastanza energia se non faremo qualcosa, non avremo abbastanza energia”.

Il messaggio del ministro Maurizio Martina, in conclusione, è chiarissimo: “Lavoriamo per garantire un futuro all’agricoltura e per garantire un futuro a tutti”.

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