L’assessore regionale all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, ha ricevuto questa mattina nel suo ufficio a Palazzo Lombardia la visita del ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, per un incontro “tecnico molto utile, aperto e cordiale, efficace per dirimere alcune questioni irrisolte in ambito agricolo”.

In particolare, dice l’assessore Fava, “al ministro ho rinnovato la disponibilità a trovare in tempi rapidi un’intesa sul Primo pilastro della Pac, in linea con le sue aspettative. Tanto che non sarà certo la Lombardia a rallentare l’iter verso un accordo e, se necessario, siamo pronti a chiudere anche in aprile, se però saranno date risposte efficaci alle richieste lombarde”.

Vi sono infatti temi irrinunciabili per il sistema della prima regione agricola a livello nazionale. “Innanzitutto – specifica Fava - ho ribadito la necessità di procedere speditamente nell’individuazione dei beneficiari degli aiuti accoppiati, che dovranno essere prevalentemente la filiera zootecnica. Nello specifico, nel comparto bovino, sarà necessario adottare una linea privilegiata verso i vitelli nati, in modo da garantire il ritorno alla genetica italiana non solo per le vacche da latte, ma anche per la filiera della carne. E fra le colture accoppiate, ho sottolineato la necessità che venga data precedenza al riso”.

Due condizioni – zootecnia e riso - per le quali “la Lombardia è pronta a chiudere immediatamente”.

Fra i temi affrontati, anche quello dell’agricoltore attivo. L’assessore Fava ha fatto presente al ministro delle Politiche agricole “il rischio che si correrebbe con un’applicazione troppo rigida del concetto di agricoltore attivo, così come ho evidenziato il nostro favore rispetto all’ipotesi di una cosiddetta ‘soglia minima’ da individuare per i soggetti beneficiari della Pac”.

Una cifra di 350 euro, per l’assessore, “sono logici, dal momento in cui i costi burocratici per evadere una pratica si avvicinano a tale somma. Liquidare premi Pac al di sotto di quanto una pratica costa al sistema è assolutamente sconveniente. Ma sul tema specifico ho specificato al ministro che riterrei in ogni caso utile tenere distinta l’agricoltura di montagna da quella di pianura, laddove in montagna può risultare logico sopportare costi di sistema che in pianura non hanno alcun senso di essere sostenuti”.

Riflettori accesi anche sul tema della meccanizzazione agricola. Fava ha infatti ribadito la posizione della Commissione Agricoltura dell’Ue, per la quale anche l’innovazione nel settore della meccanizzazione agricola può rientrare nei capitoli della Pac, purché siano i singoli Stati Membri a definirne l’attivazione. Finanziamenti adeguati potrebbero consentire il rinnovo di un parco macchine mediamente obsoleto, favorire la sostenibilità e la competitività della filiera – ha detto – purché il beneficio possa essere esteso a tutti i soggetti che compongono la filiera”.

Un’altra materia oggetto di confronto è stata la suinicoltura. “Non potevo non esprimere al ministro le mie preoccupazioni per la forte crisi che si sta abbattendo sulla filiera e l’ho invitato a valutare l’ipotesi di varare un piano straordinario, sulla falsariga di quanto avvenuto in Francia verso gli operatori situati in Bretagna e Normandia – ha riferito Fava -. Non credo che vi sia altro tempo disponibile, siamo ormai arrivati al limite di collasso del sistema ed è un rischio che non possiamo permetterci di correre”.

Naturalmente, “la Regione Lombardia è disponibile a fare la propria parte, qualora ci fosse richiesto”.

Sempre in materia di suinicoltura, Fava ha avanzato la propria preoccupazione sul tema dell’origine e del sistema di protezione delle Dop. “Ho evidenziato la necessità di giungere in tempi rapidi a una precisa e puntuale norma sull’etichettatura, citando l’esempio del culatello, il re dei salumi che, come molti altri prodotti Dop di salumeria, necessita di misure specifiche, in grado di togliere incertezze sul percorso produttivo”.

Per l’assessore all’Agricoltura della Lombardia si è trattato di un incontro “positivo e aperto, con un confronto su posizioni che nella maggior parte coincidono, aspetto che lascia ben sperare proprio sulle future fasi di definizione della Politica agricola comune”.