In totale, il settore rappresenta 9,6 milioni di ettari, pari al 5,4% dell’area agricola Ue.
Le aziende, 186mila, sono tendenzialmente di maggiori dimensioni e gestite da proprietari più giovani rispetto a quelle tradizionali. Non c’è molta differenza, invece, per quanto riguarda la partecipazione maschile/femminile, anche se le donne che gestiscono aziende bio presentano un più ampio percorso di formazione professionale.
Quasi la metà della superficie (il 45%) è dedicato al pascolo permanente; seguono i cereali per il 15% e le colture permanenti con il 13%. Per quanto riguarda l’allevamento, si privilegia quello di pollame, seguito da ovini (46%) e bovini (30%). Sia le coltivazioni che gli allevamenti registrano un trend positivo.
In generale, negli scorsi anni, il settore è cresciuto non solo quanto a superficie coltivata, ma anche per il numero di aziende e di operatori registrati a livello comunitario.
Buona parte dei produttori bio si trovano nei 15 “vecchi” Paesi membri dell’Ue, ma gli sviluppi anche nei Paesi di più recente ingresso sono incoraggianti, anche grazie ai fondi comunitari dedicati al settore ed elargiti a partire dal loro accesso nell’Ue.
Il rapporto è aggiornato al 2011, ma la Commissione specifica che il quadro, ad oggi, resta incompleto a causa di dati insufficienti o assenti su diversi aspetti della produzione biologica e della catena alimentare, per esempio per quanto riguarda le vendite e il commercio.