Per l’italiano Matteo Bartolini, presidente del Ceja, l’organizzazione dei Giovani agricoltori europei, “serve un’accelerazione sul negoziato Pac, per trovare in tempi brevi una soluzione e non continuare a dividersi in un balletto fra Commissione, Consiglio e Parlamento". Un messaggio che Bartolini rilascia ad AgroNotizie a margine del Consiglio informale dei ministri agricoli dell’Ue, che ha avuto come tema principale le famiglie agricole.
La raccomandazione del numero uno del Ceja, al primo appuntamento dopo il raggiungimento dell’accordo politico sulla Pac dello scorso 26 giugno, è per gli Stati membri. “Si adoperino concretamente per far entrare i giovani in agricoltura. Non solamente i figli degli agricoltori, ma anche tutti quei giovani che provengono da altri settori e che non hanno un agricoltore in famiglia”.
Bisognerà dunque dare seguito alle disposizioni della riforma della Pac che prevedono nel Primo pilastro, per i giovani, premi superiori del 25% per i primi 5 anni del loro insediamento. In Europa e in Italia, soprattutto, “il problema più complesso riguarda l’accesso al bene terra e la disponibilità del credito. Due difficoltà che l’attuale situazione economica certo non favorisce”.
Quale direzione intraprendere? Nella ricetta del Ceja trovano spazio tutte quelle misure che in qualsiasi modo facilitano anche il ricambio generazionale. “Pensiamo, fra gli altri, a provvedimenti destinati a sostenere la costituzione di società miste fra giovani e meno giovani, oppure a forme contrattuali che evitino cessioni forzose o frammentazioni per mancanza di liquidità, in caso di successione ereditaria”. In campo bisogna schierare, raccomanda con forza Bartolini, “adeguate politiche di sostegno, per sperare di arrivare alla fine di questa Pac che stiamo per approvare, con un numero superiore di giovani impegnati in agricoltura”.
C’è spazio anche per un dibattito tutto italiano, le macroregioni agricole. “Potrebbero essere interessanti per gestire il territorio in maniera omogenea – valuta il presidente del Ceja -. Ma credo che la migliore soluzione sia delineare un unico Piano di sviluppo rurale nazionale, per uniformare le misure rivolte ai giovani, per avere opportunità eque per tutte le aziende agricole e anche per gestire rapidamente e con maggiore fluidità le risorse, dove serve”.